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Disc-History: Elio e le Storie Tese, “Italyan, Rum Casusu Çikti” (1992)

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Eclettici e generosi, divertenti e un po’ volgari. Con infinita eleganza. Certo, perché alcune volgarità sono concesse quando colorano un quadro in bianco e nero. Italyan, Rum Casusu Çikti è un album del 1992 di Elio e le Storie Tese. Il titolo significa “Si è scoperto che l’italiano era una spia greca” e si riferisce a una vicenda internazionale risalente all’anno precedente, quando un fotografo italiano, Massimo Rana, fu scambiato per una spia dalla polizia turca. E’ un disco originalissimo e, insieme, citazionistico da far paura, a cominciare dal biglietto da visita, la copertina: l’immagine richiama quella di “Atom Heart Mother” dei Pink Floyd!

Da “Servi della gleba” a “Uomini col borsello”, da “Pippero” a “La vendetta del fantasma formaggino“. E potremmo continuare, citando tutto l’album. Sembra la classica greatest hits, operazione clamorosa che riusciva in passato solo ai grandi del rock e a pochissimi italiani (dentro i primissimi dischi di Battisti). Ma Elio e le Storie Tese è una band lontana dalla classica musica melodica e non fa un rock adatto alle masse, colpisce di spada e fioretto, incuriosendo per eccelse potenzialità armoniche e per testi che intrattengono sino all’ultima frase. Italyan, Rum Casusu Çikti è un disco che, sviluppato, avrebbe potuto essere la base di un’intera carriera, invece ha rappresentato solo un momento della stessa, quando la formazione meneghina aveva ancora immensi margini di miglioramento (in 20 anni la crescita di Elio è stata sbalorditiva, sotto tutti i punti di vista).

Il clou di tutto l’album è sicuramente “Servi della gleba“, manifesto di tutta una generazione, fotografia delle minoranze sentimentali, degli esseri zerbino sempre in voga nelle coppie: una genialata, mica una canzone, ritratto perfetto di un ragazzo prima schiavizzato e in seguito scaricato dalla sua fidanzata. “Servi della gleba a testa alta, verso il triangolino che ci esalta, niente marijuana né pasticche, noi si assume solo il due di picche, (…) in una stanza, anestetizzati da una stronza, come dei simbolici Big Jim, schiacci il tasto ed esce lo sfaccimm…“. Non dimentichiamo Diego Abatantuono che torna terrunciello in “Supergiovane“, oltre a Riccardo Fogli, i Chieftains e Skardy dei Pitura Freska che partecipano a “Uomini col borsello“. Non male.

Nulla da dire, tutto il disco è un esempio vivo e luccicante dei capofila del rock demenziale italiano. Altro pezzo di bravura è “Il vitello dai piedi di balsa“, dove molte e colte sono le citazioni: da “Golden Slumbers” dei Beatles al fischiettio iniziale di “Thick as a Brick” dei Jethro Tull. Oltre a “The Great Gig in the Sky” dei Pink Floyd, “A whiter shade of pale” dei Procol Harum e la “Rapsodia in blu” di George Gershwin. Si vola altissimi, insomma. Rum Casusu è legata al film Rocky V, la frase “Se la mucca fa mu, allora il merlo deve fare per forza me“, presente nel film, era stata ispirata dal gruppo stesso, in particolare dalla canzone “Nubi di ieri sul nostro domani odierno“. A tal proposito, esiste un bellissimo duetto con l’indimenticato Alex Baroni: sul palco di Night Express, esibizione tra il comico e l’emozionante…

Titoli di coda per la mia canzone preferita, anche perché se bisogna fare una recensione, allora tocca schierarsi! “Pippero” (“peperone”, in bulgaro), è una miscela dance impreziosita da un testo spiazzante: all’interno ecco riferimenti all’attentato al Papa con “Ramaya” di Afric Simone, visto dalla popolazione bulgara post-1989 come status symbol occidentale. Per dare l’aggettivo ‘perfetto’ a questo pezzo, basta guardare il videoclip. Idiozia supersonica, 10 & Lode e tutti a casa. “Dio bono come pompa il Pippero!

(foto by facebook)

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