“Dedico la vittoria a tutte le persone che mi hanno sostenuto e continuano a farlo, la dedico a Luigi Tenco e ringrazio la famiglia per aver mandato degli auguri sentiti“. La musica è finita, gli amici (e i nemici) se ne vanno. Ci restano le parole di Marco Mengoni, vincitore della 63ema edizione del Festival di Sanremo. “L’essenziale” (scritta dall’ottimo Roberto Casalino) ha avuto la meglio su “La canzone mononota” di Elio e le Storie tese e “Se si potesse non morire” dei Modà.
Il primo commento va alla Giuria di Qualità, mai come questa volta giuria popolare, che ha sostanzialmente confermato gli umori del televoto e del pubblico presente al Teatro Ariston. Lontani i tempi degli Avion Travel che sovvertirono una graduatoria costruita “a furor di popolo”. E’ stata la serata della bellezza mischiata all’elogio della non-bellezza (da Bianca Balti e Daniel Harding al monologo di Lucianina), il passo d’addio di uno show che ha sapientemente mischiato l’alto e il basso. Siamo passati dal genio di Lutz Foster alle battute da villaggio vacanze di Claudio Bisio (sempre più capocomico e meno comico), dall’eleganza di Malika alla demenza stratosferica degli Elii. Un applauso a Fabio Fazio che è riuscito a riportare – progressivamente – il clima del suo “Quelli che il calcio” alla platea dell’Ariston. Chapeau per Andrea Bocelli: lanciato da Sanremo, torna qui per dimostrare che questo Festival può ancora creare nuovi talenti, Mengoni e Maggio permettendo. Si, quelli di X-Factor… 🙂
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Ancora una volta dunque è un cantante proveniente da un talent show a battere “gli altri Big”. Una serata nazional-popolare a tutti gli effetti quella che ha decretato Marco Mengoni vincitore di questa edizione. A Sanremo è festa per tutti, grande affermazione per Fabio Fazio, successo di ascolti per la rete e alcuni canzoni che sono già entrate nella testa del pubblico. Un Festival che ha certamente restituito a sè stesso una consistente sovranità popolare: la Giuria di Qualità è stata una prestigiosa schiera di ospiti in platea. Nessuna offesa, per carità, ma qualche sorpresa ce l’aspettavamo. Il balletto, casuale, legato al povero Carlo Verdone la dice tutta: sostituito da Neri Marcorè, prima, e Beppe Fiorello, poi. Dario Salvatori qualche giorno fa si era pronunciato così…
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Daniel Harding ha dato un tocco classico alla serata finale: il direttore d’orchestra britannico si è esibito davanti alla platea e ai telespettatori con un omaggio ai compositori Giuseppe Verdi e a Richard Wagner. Momento monumentale. Oltre al giovane direttore, le luci della kermesse hanno illuminato altri ospiti importanti e amati dal pubblico, come Claudio Bisio e Andrea Bocelli, come la talentuosa Birdy e il massiccio pilone Martin Castrogiovanni. Insomma, tutto all’insegna dello spettacolo e della bellezza. E della non-bellezza: l’ultima parola va a un monologo che regala parecchi spunti di riflessione…
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