Domani sera sarà sul palco del Teatro Ariston. Un gradito ritorno, dopo l’Egocentrica esibizione del 2009. A un passo dal suo trentesimo compleanno, Simona Molinari si racconta e lo fa con estrema semplicità qualche spicciolo di timidezza. Ti dà l’idea di una ragazza con la mente (e il cuore) verso l’arte: dal teatro alla musica, accarezzando quel sogno chiamato ‘cinema’. Così giovane e ha già girato il mondo, incantando l’Asia con una sua versione in cinese della Carmen di Bizet!
Sensibile all’eccesso, con grandissimo rispetto nei confronti dell’amore Sensuale nei suoi silenzi assenti, ma colmi di vitalità: questa è Simona, che ricorda Mariangela (Melato) e ringrazia Ornella (Vanoni), che confida una vera adorazione per quello che sembra essere il suo cantante preferito (il titolo non mente…). Una vera favola in jazz, a giudicare dal suo amore per Cenerentola…
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Sanremo, mancano poche ore: com’è la vigilia?
Quattro anni fa mi sentivo “più sicura”, ero piena di frenesia. Adesso qualcosa è cambiato, ho tutto da perdere: sono molto carica, più consapevole delle cose importanti della vita. Sono cresciuta e affronto l’esperienza con un po’ di paura, forse perché porterò su quel palcoscenico una maggiore dose di maturità. Per fortuna non mi toccherà scendere le scale!
Ornella Vanoni e Mariangela Melato: due donne che, in maniera diversa, hanno avuto un peso nella tua vita…
Senza dubbio. Della Vanoni ammiro (e invidio) il suo essere così vera, la sua autenticità. Nel bene e nel male. E’ stato bellissimo averla al mio fianco qui a Sanremo nel 2009, è stata in grado di trasmettermi sicurezza e, soprattutto, un carisma infinito. Mariangela Melato è una grande donna, fortissima stima per una gran donna come lei: ha sempre saputo ciò che voleva e lo ha portato avanti con coerenza e onestà intellettuale. La sua versione di “In cerca di te” è fantastica, sorprendente…
Sei stata (e sarai) per il mondo, grazie alla tua tournee asiatica: cosa hai trovato da quelle parti?
Un altro mondo, senza giri di parole. A me affascina tantissimo la cultura orientale: da quelle parti sono molto attenti, curiosi. Molto orgogliosi della propria cultura, forse dovremmo prendere esempio da questo punto di vista… Un’occasione di crescita per me, esperienza viva che sarò felice di ripetere molto presto: lì ho anche imparato a cantare in cinese: la “Carmen” di Bizet, un azzardo! Mi diverte tantissimo, ci provo sempre. Certo, con l’augurio che sia comprensibile… Mi stupisce guardare nei loro occhi e scrutare un senso di stupore, di meraviglia: loro si accendono quando ascoltano uno “straniero”, appaiono davvero felici nel vedere un artista venuto dall’occidente, proprio perché così lontano dalla loro cultura.
Sei stata al Blue Note, sold out: in futuro vorresti esibirti in uno spazio più importante o prediligi l’ambiente dei music club?
L’esperienza di “Amiche per l’Abruzzo” è stata molto forte, sotto tanti e distanti punti di vista. Un domani potrei anche pensare a grandi impianti, magari cavalcando il genere elettro-swing, si presta più di un po’ a folle considerevoli. Per adesso no: ho qualcosa da raccontare e credo sia preferibile farlo davanti a un gruppo ristretto di persone: nel silenzio e nella loro intimità recepiscono al meglio tutto quello che stai dicendo…
Il rapporto con Peter Cincotti: immagino siate complementari…
Di certo io ho molto da imparare da uno come Peter! Un musicista incredibile, pregevolissimo per come sia capace di arrangiare e mescolare i suoni. Lo apprezzo e lo invidio davvero tanto. Ti posso dire che quando ci siamo conosciuti, lui non era un fine conoscitore dell’electro swing, perché stiamo parlando di una corrente che viene dal Nord Europa. Già all’epoca ero molto “legata” a lui: pensa, avevo tutti i suoi dischi, conoscevo la sua produzione a menadito, una fan a tutti gli effetti, insomma!
Hai origini campane: t’incuriosisce la canzone napoletana?
Assolutamente si! Prima o poi proverò ad andare in quella direzione, a modo mio. Sono parecchio filo-americana nel modo di fare musica, soprattutto nelle performance dal vivo. Nel complesso sono fortemente legata alle mie origini, forse perché – come dice Peter – noi italiani siamo unici nel modo di comporre melodie.
Oltre alla musica, hai dimostrato un grande attaccamento per il mondo del teatro: andando oltre, ti stuzzica l’idea della macchina da presa…?
Nel complesso c’hai preso, eccome! Tendo sempre a dare molto peso a tutto ciò che è “ricreare la realtà”. Lo si può fare in diversi modi, musica, teatro, cinema. Quando sono meno impegnata con tour o sala di registrazione, la testa sbatte spesso contro il mondo della recitazione, è molto affascinante. Tra l’altro, io vado moltissimo a teatro, più che al cinema: vado lì da spettatrice, con la consapevolezza che ho davvero tanto, praticamente tutto, da imparare…
Tocca anche a te: cosa cantavi da piccolina?
Beh… Sono “Walt Disney dipendente”, quindi penso a qualcosa che sia legato a quel mondo lì: so che qualcuno ha già detto Pinocchio, per cui io mi butto su Cenerentola, dai!
Domanda finale: hai detto che “amore è quando l’altra persona diventa più importante di te“. Quale canzone dedicheresti all’uomo che ami?
Da parte ho certamente un paio di brani “sentimentali”, uno scritto per un amore perduto, l’altro per un amore vissuto con estrema difficoltà. Come dicevamo prima, tante belle melodie in Italia, molte sul mondo dei sentimenti, della passione: la prima che mi viene in mente è “Come saprei” di Giorgia, da innamorata non potrei che fare questa dedica…
(foto by kikapress.com)