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Amarcord: “La terra dei cachi”, Elio e le Storie Tese [VIDEOCLIP]

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Quando Elio aveva tutti i capelli. Non potevamo resistere al richiamo di Sanremo per lo Spillo di questa domenica: era il 1996, Le Storie Tese e il loro leader sfioravano la vittoria del Festival e quel brano metteva d’accordo tutti, pubblico e critica, giovani e meno giovani. Anche Antonella Lo Coco ci ha raccontato di quanto usuale fosse per lei e i suoi amici canticchiare quei versi in età scolare.

Il video è una genialata, senza mezzi termini: un incrocio tra Renzo Arbore e Adriano Celentano, dove Elio risulta un “puparo”, più che un vero front-man, perché capace di dare spazio a personaggi inattesi come tutti i componenti dell’Orchestra di Raoul Casadei. Da godere…

GUARDA LE FOTO DI ELIO

L’Italia non ci sta…!

Pare che non fosse “amatissimo” da Baudo, almeno a quel tempo, almeno su quel palco. Si mormora che il Pippo nazionale caldeggiasse la vittoria di Ron, cantautore più aderente all’anima del Festival. Addirittura qualcuno parlò di schede truccate: brogli canori! Andiamo oltre e ricordiamo quel 1996 come anno di grazia per una band che, forse proprio sul palco dell’Ariston ha costruito e consacrato insieme la propria carriera.

Da “Mai dire gol” a X-Factor il passo, per Elio e compagni, è stato breve. “La terra dei cachi” fu arrangiata in versione liscio ed eseguita con l’Orchestra Casadei. Nel videoclip (delizioso) a cantare è in prevalenza Moreno Conficconi, una delle voci principali dell’Orchestra:

Citazioni curiosissime e intelligenti, da Nilla Pizzi a Oscar Luigi Scalfaro, spassosa la lunga scena di Elio in sala operatoria: richiama, a modo suo, il cinema anni ’80 di Adriano Celentano, citazione anche questa? Geniale nello scambio dei ruoli col vigile di turno, impegnato a suonare per strada il proprio violino.

La spremuta finale

Elio è una forza della natura, riesce già in questa occasione a coniugare l’alto e il basso, la buona musica e quella – fintamente – di periferia. Invece, proprio questa versione “liscio” accresce la simpatia del videoclip. La finale spremuta di cachi col solo uso delle mani è la faccia più elegante del trash, strappa un sorriso e – incredibile – dona al pezzo una fine gloriosa. L’unica cosa che non fa ridere è il carattere terribilmente attuale de “La terra dei cachi”, sembra scritta un mese fa. L’Italia risorgerà…?

(foto by kikapress.com)

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