Martina Liscaio: “Grande Pelù, ma vorrei duettare con Noemi!”

Dolce, determinata, a tratti quasi acerba. Ma con ampi margini di miglioramento. Lei è questa. La scorsa settimana eravamo tutti (o quasi) davanti la tv, incuriositi dal debutto di “The Voice of Italy“. Alcune cose davvero interessanti, tra queste anche una ragazza toscana che avevo segnato qualche settimana prima sul taccuino bianco (lo chiamo così per distinguerlo dal libro nero). Per la serie “questa mi piace, dovrò contattarla!”. Martina Liscaio, 25 anni, era già in Tv. La Raffa mi aveva battuto sul tempo. Con lei tutta Mamma Rai. Piano e voce per una versione nuda e intensa di “One day” di Asaf Avidan: la performance non convince i quattro coach. Poco male, Martina torna a casa e adesso chiacchiera con me: sono felice di essere il primo, sono stra-felice del regalo che ha fatto a tutti i seguaci di Velvet Music, con questo video esclusivo. Lo stesso pezzo che tutta Italia (o quasi…) ha visto e ascoltato lo scorso giovedì viene ora riproposto in chiave acustica. Martina ammette di essere rimasta colpita dalla grande umanità della squadra di The Voice, di aver apprezzato – sopra tutti – Giulia, Daniele e Savio. Io, invece, resto colpito dalla sua umiltà, quando riconosce di non aver cantato benissimo e di aver quasi meritato l’esclusione. 25 anni e un futuro da costruire: forte matrice cantautorale (Premio Lunezia, Musicultura) per lei che adesso ci apre le porte del “The Voice Begins“. Confida la sua immensa stima per Piero Pelù, anche se sogna un duetto con “la rossa” di X-Factor…

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Chi guarda la Tv non sa come si arriva a The Voice: tuo percorso?

E’ nato tutto per caso, mi chiamò la redazione: stavano facendo delle telefonate ai vari locali delle città per sapere se ci fossero delle voci da proporre per questo nuovo Talent. Non sapevo nemmeno dell’esistenza, solo che fosse importante in altri paesi. Il proprietario del locale mi segnalò, poi arrivarono diverse selezioni, molto approfondite. Dopo meno di due mesi ecco le “Blind Audition” e tutto quel che sai già… All’ultimo provino romano portammo 5 pezzi in italiano e 5 in inglese: pensa che “One day” non era neppure in questi 10, sono stati gli autori a decidere di farmelo fare. Erano incuriositi da come la mia voce potesse accostarsi a quella di Avidan. Hanno cercato di andare incontro alle nostre scelte, ma anche ai gusti del pubblico…

Alle prove com’era?

Abbiamo mandato una registrazione del brano scelto tra quei 10, sono stata io a decidere di fare “One day” in quella maniera, una versione effettivamente scarna, nuda, piano e voce. Tre giorni sono stati dedicati alle prove del look, abiti e interviste, poi sono arrivare le prove vere: quella con la band, un giorno prima della registrazione ufficiale. Ero andata meglio lì, rispetto a come mi sono comportata in studio, per la serata ufficiale…!

Tra i quattro chi avresti preferito come coach? Con chi vorresti duettare in futuro?

Inizialmente pensavo a Noemi, perché l’avevo seguita a X-Factor, soprattutto per i gusti musicali comuni e la sua rabbia interpretativa. Poi mi sono dovuta quasi “ricredere” su Pelù che, di base distante dal mio modo di essere e dai miei comportamenti, poteva forse essere più adatto a farmi crescere, è probabilmente ripeto per un carattere quasi opposto al mio. Per un duetto sognato e impossibili non ho dubbi, invece, punto su Noemi. Tutti e 4 sono mostri sacri, Raffaella è la regina della televisione, Cocciante il maestro in assoluto, Pelù l’anima rock, ma alla rossa mi sento molto più vicina…

So che c’hai provato anche a X-Factor: quali differenze al primo impatto?

A The Voice emerge una grande umanità, questo da parte di tutta la squadra, autori e redazione. Ti mettono a proprio a tuo agio, ma bisogna considerare anche il numero: noi qui eravamo solo in 100, mentra a X-factor i numeri sono ben diversi. Quella fu per me la prima vera prova. Ventenne o poco più mi sono scontrai con una dimensione completamente diversa dai live classici, palcoscenico, locali.

Hai un’anima cantautorale, in passato partecipazioni al Premio Lunezia e Musicultura: ora cambi rotta?

Non è cambiato molto, stiamo lavorando a un progetto di inediti, voglio essere coerente, nei Talent è necessario proporsi con cover, sembra un compromesso, ma attualmente la discografia vive situazioni piuttosto complicate, questi nuovi programmi sono il mezzo più forte per quelli sconosciuti come me, permettono di accorciare le distane tra noi e i discografici. Per un po’ di tempo vanno bene anche le cover, si può fare: poi vedremo di riprendere nella pratica la parte cantautorale.

E tra i tuoi colleghi chi hai apprezzato di più…?

Difficile! sembra strano ma in 3 giorni tutto è accelerato, si formano pure delle belle amicizie. Penso a Daniele Vit, Giulia Saguatti. Nuovi amici, talentuosi artisti. Mi viene facile citare Savio Turchio, davvero umilissimo, una voce da sballo. Uno lontano da questo mondo, eppure vero animale da palcoscenico, da brividi. Va apprezzato, perché ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, nonostante la sua carta d’identità…

Chi preferisci tra gli artisti di ultima generazione?

E’ dura parlare solo degli ultimi anni, ma per non andare troppo indietro i primi nomi che mi vengono in mente sono certamente Arisa e Niccolò Fabi. Questo per l’Italia, perché se andiamo fuori dai nostri confini allora dico Emeli Sande e Florence & The Machine!

Hai 25 anni, giovanissima: in futuro più interprete o cantautrice?

Se qualcuno dovesse accorgersi di me prima di altri tentativi televisivi, bene. Altrimenti non potrò disdegnare queste partecipazioni. La gente ti segue, ti apprezza e ti “riconosce” anche con le cover. Per me la scrittura è importante, non posso prescindere da questa componente. Prendi “One day” e Asaf Avidan: difficile riproporre un brano dove l’autore ha una soggettività così spiccata. In lui, però, ho ritrovato quella malinconia e quel volere esorcizzare il dolore che sono alla base dei miei testi e delle mie melodie. L’ho cantata a modo mio, senza pensare alla versione originale.

L’esperienza pop-turca, ne parliamo?

Sono stata scelta come rappresentante italiana per il Festival Internazionale di Cesme, esperienza che ha lasciato un segno: una realtà diversa, lì sono folkloristici per quanto riguarda lo spettacolo. Mi divertiva molto il fatto di essere trattata come un’artista di grido, come fossi una piccola star: telecamere, gente che mi fermava per strada. Qui non sono nessuno…! Ero una bambina 20 anni. Adesso c’è molta strada da fare, ma sono pronta…

Chi ti è piaciuto a Sanremo?

Pensa che in quei giorni ero chiusa in camera a preparare un esame universitario: ho una laurea da prendere! Ho seguito il Festival con attenzione relativa, quindi, ma sono rimasta colpita dall’esibizione di Elio e le Storie tese, dalla forza e della maturità di Marco Mengoni, sempre più bravo, ma chi mi ha veramente stupito è stata Ilaria Porceddu. Erano un po’ di anni che meritava di uscire in questo modo, con questo “clamore”. Sensibile, brava, preparata, un modello per i giovanissimi come me. Ha un’identità e riesce benissimo a trasmettere il suo essere.

Social network: vedo una pagina fan fresca fresca…

Allora mi segui! (ride) Nonostante l’esito negativo di The Voice, sono stata 4 giorni a rispondere a mail, messaggi, commenti. Quasi rincuorata da tutto ciò! bisogna dedicarsi anche a questo e farlo personalmente, senza filtri. Inizialmente volevo anche cancellarmi da Facebook, ma purtroppo non si può prescindere da certi meccanismi della vita: fa parte del “gioco musica”, è lavoro, basta saperlo gestire e sapersi gestire.

In chiusura posso dirtelo: sembravi quasi incavolata dopo l’esibizione…

Me lo dicono spesso, è un po’ la mia caratteristica. Quando so di essere in difetto reagisco irrigidendomi. Hai ragione, sembrava che disapprovassi il pensiero dei 4 coach. Tuttavia, in un minuto e mezzo non possono non esserci ansia ed emotività: ho praticamente buttato via 20 secondi della mia interpretazione… In seguito mi sono rivista e mi son detta: “Io non canto così!“. Ho fatto degli errori e sulla base di quelli migliorerò il mio modo di cantare e di esibirmi. Riparto dai miei piccoli sbagli, insomma.