Muse, il “drone rock” atterrato a Roma con l’unica tappa italiana [VIDEO]

Sono state circa 35.000 le persone che ieri, 18 luglio, hanno assistito al concerto portato in scena dai Muse al Rock in Roma, atteso ritorno della band in Italia. Tanti i fan che hanno sopportato le file in una delle giornate più calde dell’anno pur di garantirsi un posto il più vicino possibile al palco, ma lo show ha soddisfatto anche chi ha trovato uno spazio più distante dai propri idoli (“Nonostante li vedessi da lontano…che spettacolo!, ha commentato qualcuno poco dopo la fine del live).

Pochi accorgimenti scenografici, semplici proiezioni video, qualche gioco di luce ma nessun grande effetto speciale: la band ha palesemente voluto tornare alle origini, all’essenza della propria musica e far gustare al pubblico ogni nota, senza troppe distrazioni. Alla fine il loro drone (dal titolo dell’ultimo album del gruppo, Drones) è “atterrato” sulla Capitale con stile e tanta carica rock.

Se qualche timore c’è stato, tra i fan, circa la scaletta che avrebbe usato il gruppo, la scelta dei brani si è rivelata invece ben studiata, anche secondo il parere della maggior parte dei presenti. Psycho, Dead Inside, Reapers, The Handler: non sono mancati i singoli finora estratti da Drones (a Psycho è stata affidata l’apertura del live), brani che in poche settimane hanno già ottenuto un grande successo internazionale, come c’era da aspettarsi, ma ovviamente sono stati accompagnati dai pezzi storici della band, come Time Is Running Out, Supermassive Black Hole, Plug In Baby, Supremacy e Hysteria.

Il pubblico ha avuto quello che voleva, a quanto sembra, nonostante lo scetticismo iniziale di chi pensava che il concerto avrebbe potuto deludere le aspettative: ci sono stati i cori da stadio (“Ho praticamente sacrificato le mie corde vocali ai Muse”, ha commentato qualcuno in Rete), c’è stato l’entusiasmo e tanto sano rock. “Come state romani?”, ha urlato Matt Bellamy dal palco, sfoggiando un italiano niente male. Citizen erased, Starlight, Munich Jam, Madness, Mercy e Knights of Cydonia (questi ultimi tre brani scelti per il bis): il gruppo ha confermato di essere lo stesso che, negli anni di carriera artistica ha saputo vendere qualcosa come 20 milioni di dischi in tutto il mondo. Un pensiero va anche ai Nothing but thieves, gruppo spalla della band, che ha dato prova di essere all’altezza del proprio ruolo.

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