Roberto Angelini: “Tra Fabi e la Lo Coco coltivo i miei Fiori Rari” [INTERVISTA]

C’è un grande equivoco alla base del videoclip Gatto Matto, io volevo farne uno con la plastilina, sul modello degli Aristogatti, poi la casa discografica non ha approvato…“. E’ solo una piccola confessione quella di Roberto Angelini, virtuoso della lapsteel guitar, produttore discografico e compagno di avventure di Niccolò Fabi (GUARDA L’INTERVISTA). Quest’ultimo, appena 4 mesi fa, lo prese in giro sul palco dell’Auditorium Parco della Musica, per via di una camicia pittoresca. Il mio personale ricordo live non si ferma qui, perché quella fu una gran serata di musica, così come piacevoli e ricche di sfumature sono tutte le performance di Bob: domani sera sarà tra i protagonisti della festa che colorerà l’Angelo Mai (h 21.30), storico locale della Capitale, in compagnia dei suoi Fiori Rari, collettivo di musicisti che ha pensato di produrre, da Margherita Vicario a Luca Carocci. La nostra chiacchierata è trasversale, dal cinema alla tv, da Emma ad Antonella Lo Coco. E finisce in gloria, con Tom & Jerry…

Domani tutti all’Angelo Mai, che dici Bob? Cosa farete?

Che faremo non lo so! (ride), sarà un incontro naturale, spontaneo, una bella festa in musica. Avevo voglia di chiudere bene quest’anno: ottobre 2012-ottobre 2013, 12 mesi da incorniciare, tra la tournée con Niccolò Fabi, le mie serate, nuovi progetti. Sono tra i soci fondatori dell’Angelo,per me è come una seconda casa: ripeto, sarà una festa, sul palco ci alterneremo, suonando tre o quattro pezzi ciascuno…

Parliamo di Fiori Rari: perché è nato questo ‘collettivo’?

Hai detto bene, non è un’etichetta discografica, ma un vero collettivo. E’ una piccola trincea, per permettere agli artisti di fare musica in libertà, al riparo da certi ‘meccanismi’ delle major. Volevo accanto a me persone che meritassero uno spazio, una platea di ascoltatori attenti, appassionati. Volevo gente che sapesse fare un live, perché ritengo che la performance dal vivo sia importante quanto il disco.

Sono passati dieci anni dalla tua “Gatto matto”, quel videoclip era in perfetto stile rap, sei d’accordo?

Oggi mi affascinano i rapper, rispetto quella cultura, ma a quei tempi non mi sentivo uno di loro. Mi spiego, la modalità di scrittura sembra simile, quella di usare tante parole insieme: lo stesso capita con alcuni cantautori come Daniele Silvestri, solo per citarne uno. Nel video era anche ‘ingannevole’ la presenza di tutte quelle belle ragazze, pensa che io volevo fare un clip completamente diverso, con la plastilina, sul modello degli Aristogatti.

Zoro e Gazebo: come si sta su Raitre?

Siamo un’armata Brancaleone, ci divertiamo da morire e pensare che è un’esperienza nata quasi per gioco. Ora siamo in onda tre volte la settimana: inizialmente non ero convinto di buttarmi in questa avventura, venivo (vengo) da tre anni di completo nomadismo, poi mi sono detto: “Come rinunciare a un programma pieno di amici, libertà e improvvisazione…?”

Le tue chitarre sono nell’ultimo EP di Antonella Lo Coco, tempo fa hai collaborato anche con Emma: sei un tipo da talent show!

(ride) E’ un caso, lo giuro! Due situazioni differenti, così come loro sono due personalità quasi opposte. Per Emma ho scritto alcune cose, ma l’ho incontrata solo in seguito, inizialmente abbiamo vissuto un ‘rapporto a distanza’. Per lei scrissi “Calore”, mentre con Antonella galeotto è stato un live di “Discoverland” in radio: in quell’occasione s’innamorò del mio modo di suonare e così mi fece la proposta di lavorare insieme ad un progetto…

Omaggio agli anni ’80, infatti. Ti piace come epoca?

Mmmm.. Io sono cresciuto nei primi anni ’90 e ammetto di essere artisticamente legato agli anni ’70, come musica, costumi, modo di ragionare. Ultimamente ho riscoperto gli 80’s, un periodo colmo di cose belle, a parte il modo di vestire…!

Luglio 2013, Niccolò Fabi ti prende in giro alla Cavea dell’Auditorium per via di una camicia pittoresca: ora puoi vendicarti, prego…

Trovai quella ‘cosa’ in un mercatino anni ’70, grande mossa indossarla proprio a Roma, in casa… Per il resto, mi spiace, ma Nicc è praticamente inattaccabile, difficile trovargli dei punti deboli. Ricordo che durante l’ultimo tour estivo venimmo accusati di ‘salutismo’, per l’alimentazione e lo stile di vita. La mattina andavamo anche a correre, non ci posso pensare. Che scene…

L’esperienza sulle Dolomiti, che atmosfera si respirava lì?

Credimi, tra le più ‘forti’ della mia carriera, per varie ragioni. Ogni cosa può diventare ordinaria, soprattutto i concerti: dopo tanti anni è naturale, perché alcune cose diventano, gioco forza, ripetitive. Quella delle Dolomiti è stata esperienza stra-ordinaria: stavamo a 2000 metri di altezza, si passeggiava con gli strumenti portati a spalla, per poi suonare con la scenografia delle montagne…

C’è un pezzo dell’album “Discoverland” al quale sei maggiormente legato?

Grande merito va a Pier Cortese, sua l’idea di questi ‘mash up acustici’. E’ stato appassionante mischiare Ben Harper e Fabrizio De Andrè: “Power of the gospel” e “La guerra di Piero”. E’ stato emozionante, forse anche perché quello di Faber era un pezzo che mi cantava sempre mia madre, tanti anni fa…

A cosa stai lavorando? Se ti dico Sanremo, cosa rispondi?

Sanremo crea sempre grande entusiasmo, come sai ho uno studio di registrazione, dalla fine di settembre sono in molti che vengono a ‘bussare’ da me, tanti giovani. Certo, ci sono un po’ di idee, di cose in ballo, ma per adesso lasciamole per aria. Penso a Gazebo e Zoro, starò con loro sino a maggio 2014.

..e a Fiori Rari

Il mio primo pensiero. Adesso abbiamo finito di registrare il nuovo disco di Andrea Rivera, manca poco per chiudere quello di Margherita Vicario, che conosci bene, anche quello di Luca Carocci è ‘in cottura’. Sono soddisfatto, sì.

Cinema: so di un cameo nel film “Sleepless”, che vuoi fare da grande?

Quella è stata una simpatica occasione, nulla di più. Il film parlava di un cantautore, ho fatto una piccolissima parte, soprattutto ho curato la colonna sonora. Lo ammetto, non mi sento preparato per fare l’attore, è un mestiere complicato, preferisco il mondo dell’animazione, la plastilina, il pongo: per me rappresenta una bella forma di illustrazione.

Abbiamo quasi finito: quante sigarette fumi durante un concerto?

(ride) In media 4 o 5, credo… Forse dovrei evitare, ci sto pensando. Sai, l’altro giorno in tv ho visto un concerto dei Blur, erano a Londra davanti a un milione di persone e il loro bassista è stato per un’ora con la sigaretta in bocca. A questo punto…

La tua ‘canzone chiusa nell’armadio’, quella che amavi da ragazzino e che ancora oggi ti ritrovi, per caso, a fischiettare…

Mmm… Due: la colonna sonora de “Il colore dei soldi”, quello con Tom Cruise. Comprai anche la cassetta, c’era un brano che mi piaceva da matti, anni dopo è stato riportato in auge da Kid Rock. L’ultima domanda te la faccio io: il secondo pezzo è la sigla di Tom & Jerry, secondo te nei cartoni animati nascono prima le musiche o i disegni? Hai presente le corse che facevano?

Rispondo nel modo più comodo: non lo so… Grazie, Bob!

Grazie a te, ci vediamo domani all’Angelo!

(foto by Simone Cecchetti)