Il leader degli Afterhours Manuel Agnelli è il giudice rivelazione di X Factor: “Vinco io quest’anno. Qui, però, non vince chi arriva primo, ma chi dopo riesce a fare il mestiere del cantante. Non credevo di trovarmi così bene, do finalmente voce a un me stesso che prima non conoscevo tanto, più ludico”.
È la rivelazione di X Factor 10 per i suoi giudizi tranchant, l’ironia a tratti feroce ed il ricercato gusto musicale (LEGGI ANCHE: X FACTOR 10, ROBBIE WILLIAMS RE DELLA TERZA PUNTATA. PERDITA INASPETTATA PER MANUEL AGNELLI [FOTO]). Manuel Agnelli, leader degli Afterhours e giudice della categoria ‘Over’ dell’edizione in corso del talent show di Sky, racconta la sua esperienza ai microfoni di ‘Corriere.it’: “Il fatto di essere qui, per me, è una liberazione interiore e mi sorprendo io per primo perché non credevo che mi sarei trovato così bene. Pensavo di essere un disadattato e invece mi sto divertendo tantissimo, sto stupendo me e chi mi guarda. Do finalmente voce a un me stesso che prima non conoscevo tanto, più ludico. Ora ho l’età e la consapevolezza per sapere che le cose bisogna godersele. Chi vince X Factor? Io! (ride, n.d.r.) È il mio primo talent, ma non è la prima volta che faccio il coach: ho avuto esperienze nel mondo del marketing e della scrittura creativa, ho fatto stage all’università Bocconi. Qui non vince chi arriva primo, ma chi dopo riesce a fare il mestiere del cantante”. E sui suoi commenti, duri ma mai cattivi: “E vorrei vedere! Quei ragazzi neanche li conosco. Bisogna saper scindere la persona dalla sua rappresentazione. E comunque sono qui per farli crescere”.
Manuel Agnelli rivela, poi, un retroscena sul suo rapporto con la televisione: “Per cinque anni in casa siamo stati senza televisione, per non inebetirci davanti allo schermo. Ora, naturalmente, ho anche Sky. Mi piacciono gli approfondimenti sociali, come Report: sono un fan della Gabanelli, ma spero di non incontrarla mai; significherebbe che sono finito in una delle sue inchieste. Non sopporto i programmi politici in cui ci si urla addosso. Mi piacciono i documentari e le serie tv, su tutte Dexter e The Young Pope“.
Tra la collaborazione con Mina ed il suo ultimo album con gli Afterhours Folfiri o Folfox, Agnelli non dimentica la sua attività di cantante: “Avevo il blocco dello scrittore nei confronti di Mina; temevo che rifiutasse la canzone, ero insicuro. Sono dovuti passare dodici anni. Poi, un giorno, ai primi accordi ho pensato subito a lei: ho scritto musica e testi in due ore, e in genere sono uno lento. Quando sono andato a portarle la versione per chitarra e voce, mi ha spiazzato chiedendomi di fare un duetto con l’arrangiamento degli Afterhours. Ero emozionato, non volevo rovinare la canzone, ma lei mi ha galvanizzato e alla fine ho ceduto. È una donna affascinante, molto in forma, sia fisicamente che per attitudine e curiosità, come se non si fosse ancora sfamata. Si capisce che la scelta di vita in Svizzera non è estetica. Gliela invidio molto, ma non me la potrei permettere: l’assenza può creare magia, immaginare ciò che non conosciamo è un atto di grande poesia”. E sull’album: “Ho fatto un disco per rendermi indipendente dal dolore (Folfiri o Folfox sono i trattamenti antitumorali seguiti dal padre, scomparso due anni fa. n.d.r.) Noi musicisti riusciamo a sublimare i nostri stati d’animo. Credo però che si debba cominciare a chiamare le cose con il loro nome: cancro, per esempio; è idiota avere questi pudori, e non fa bene neppure ai malati”.
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