Velvet Music ha incontrato Francesco Sarcina in occasione delle tappe iniziali del suo tour. Il cantante si è concesso alle nostre domande e ci ha raccontato i suoi progetti per il futuro, l’attuale rapporto con il suo gruppo storico Le Vibrazioni, l’emozione di esibirsi sul palco del Teatro Ariston di Sanremo e ci ha spiegato le sue sensazioni nell’intraprendere un percorso artistico da solista.
Il suo tour è iniziato da pochissimo e abbiamo voluto sapere qualcosa di più sulle prossime date e sulle impressioni che ha avuto rispetto al pubblico presente nei suoi concerti.
Lo scorso 24 marzo è iniziato il tuo Femmina Tour 2016 con la data zero al Campus Industry Music di Parma: ci fai un bilancio di questi primi concerti? Quali sono le tue sensazioni?
La data di Parma la considero più come una prova generale per il tour. A partire da Napoli e da Roma si potrà fare un bilancio. A Napoli (Pozzuoli) il concerto e l’atmosfera è stata esplosiva: stiamo organizzando i concerti in club non molto grandi per cercare di capire l’esatta reazione del pubblico. Quando arrivi come solista stai ricominciando da zero e quindi è importante suonare nei club: da li si possono capire molte cose e vedere cosa fare in futuro. Lo show è bellissimo, la gente è nuova e giovane. Vedo i nuovi 20enni che vengono a vedere un mio concerto e sono davvero soddisfatto. Vedere un pubblico così è molto bello: a Napoli nel complesso ho avuto delle ottima sensazioni. Si cantano tutti i brani del mio ultimo lavoro da solista e con me c’è anche il batterista de Le Vibrazioni, Alessandro Deidda: lui è sempre con me, c’è un legame davvero speciale con lui. A livello energetico ci completiamo.
Il 19 Aprile sarai a Roma, dove ti esibirai al Monk Club: ci sveli qualche altro dettaglio sulle tue date?
Al Monk arriviamo carichi: ho viglia di suonare a Roma, questa città è una seconda casa per me. Sono molto felice ed emozionato. Sorprese? Durante lo show ci saranno delle chicche musicali che non voglio svelare. Magari qualcosa del repertorio de Le Vibrazioni. Poi saremo a Milano, il 27 aprile all’Alcatraz e chiudiamo con i concerti nei club. Già il 28 si parte in giro per l’Italia.
Ad un anno di distanza dall’uscita del tuo album Femmina, da pochi giorni è arrivato in rotazione radiofonica il tuo quarto singolo Ossigeno: ci parli un po’ di questo brano e facci un bilancio generale dell’impatto che hanno avuto i singoli precedenti sul pubblico.
Arrivare ad un quarto singolo è una grande cosa, in pochi hanno sempre voglia di investire. La scelta di Ossigeno è stata fatta. il primo singolo è stato Femmina, un pezzo molto estivo, poi sono uscito con due ballad. Vai pensiero vai (POTREBBE INTERESSARTI ANCHE QUESTO) è per antonomasia la ‘sarcinata‘: le radio hanno apprezzato molto questi singoli, il pubblico è impazzito, non ho ricevuto un commento negativo. Ossigeno è un brano di rottura verso i brani che vengono trasmessi in radio oggi: c’è un suono diverso, in radio è tutto piatto a livello sonoro. Ossigeno è una canzone che non ho scritto io, per la prima volta: l’ho fatto perché un brano americano con un sound totalmente diverso dal solito. E’ un brano che si avvicina molto al sound attuale del rap americano che spopola in Italia, però è cantato. I miei amici rapper, infatti, hanno appressato molto questo brano: ha un suono molto bello, un assolo di chitarra che non si sente tanto facilmente. L’ho fatto con la chitarra di mio padre del 1968, una chicca incredibile.
Nel 2014 ti sei esibito sul palco del Festival di Sanremo con il brano Nel tuo sorriso: fu un grandissimo successo di pubblico. Che cosa è cambiato da qual periodo? Ti ritieni artisticamente più maturo?
Quella è stata la mia prima esibizione solista: ero un po’ un pesce fuor d’acqua, ero abituato a stare con la band, con i fratelli, era un’altra storia stare li da solo. In fine dei conti però mi ha fatto bene stare un po’ da solo perché a volte si ha bisogno di chiudere tutto per capire quali sono i veri valori. Infatti il batterista de Le Vibrazioni è tornato con me: io amo il concetto di band, nonostante stia percorrendo un percorso solista. Anche con le vibrazioni era così: il mio viaggio è sempre stato solitario perché sono un individualista e credo nella crescita individuale. Credo che un gruppo deve essere composto da individui forti: un gruppo composto da individui deboli non va bene, ci vogliono singoli individui che ragionano con la propria testa. Sono passati due anni e mezzo da quell’esibizione a Sanremo, non molto, ma la vita va veloce e bisogna capire alcune dinamiche. Ho capito dove sbagliavo. Io voglio fare ancora Le Vibrazioni, più in la ma non so quando. Sono uscite un sacco di band attualmente: penso che soprattutto adesso ci sia bisogno di chi ha dato il via a tutto questo, cioè Le Vibrazioni. c’è stato un marasma di artisti che hanno scopiazzato qua e la. C’è bisogno del ritorno de Le Vibrazioni per far capire a tutti quali sono le origini, quali sono le radici. Qualche tempo fa ho fatto una jam session con Le Vibrazioni, nessuno lo sapeva: abbiamo iniziato a suonare a abbiamo capito che c’è ancora molto da dare alla musica.
Lo scorso anno hai affrontato una nuova sfida: sei stato impegnato nel ruolo di professore di canto nella trasmissione di Maria de Filippi, Amici: che impressioni hai dell’edizione di quest’anno? Secondo il tuo punto di vista, c’è qualche talento in trasmissione che ti ha colpito particolarmente?
Non l’ho guardato, come non lo guardavo prima di lavorare li lo scorso anno. Sono solo andato a lavorare li, ho fatto quello che dovevo fare, ma solitamente non guardo la tv. Quella dello scorso anno è stata una bella esperienza televisiva, era un mondo che non conoscevo, con molte dinamiche affascinanti. E poi è bello stare li con i giovani. Ho portato i Kolors e ne sono fiero. Maria De FIlippi è un genio, è una macchina da guerra: ho lavorato con tante persone, ma come lei non ce ne sono. Puoi giudicarla male, ma la trovo geniale. Ha una testa con la quale riesce a tenere tutto a bada, vorrei essere come lei. Quando ero li io non guardavo il programma, era molto bordeline: per me era molto divertente.
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