Made in the A.M., quinto album degli One Direction, è arrivato dopo la notizia della lunga pausa che la band intende concedersi a partire dal 2016, quasi fosse il loro modo di salutare i fan e dire loro “arrivederci”. Non “addio”, quello no: più volte i membri del gruppo hanno tranquillizzato i Directioners sul fatto che torneranno a suonare insieme. In attesa di scoprire se manterranno fede alla promessa, ascoltare il disco in questione senza tener conto di questa storia non è semplice.
Il brano forse più significativo, in questo senso, è ad esempioHistory. Un pezzo che apparentemente può parlare d’amore (“Non lasciarmi andare – recita una parte della canzone – possiamo vivere per sempre, tesoro non lo sai?”) ma che sembra più credibilmente riferirsi ai loro anni insieme come band, tra “minibar, macchine costose, camere d’hotel e nuovi tatuaggi, ottimo champagne e jet privati, ma non abbiamo bisogno di nulla“. Per molti ascoltatori, inoltre, il il pezzo nasconde anche un riferimento a Zayn Malik, ex componente del gruppo che quest’anno ha deciso di intraprendere una carriera da solista, capitolo della loro carriera da lasciare alle spalle, senza per questo dimenticare.
“Mi sono reso conto che senza di te è tutta una bugia“, questa un’altra parte del testo. Ancora: “Saremmo potuti essere la migliore squadra che il mondo avrebbe conosciuto”. In effetti difficile non pensare a Zayn e all’imminente pausa del gruppo. In generale, questo disco è già stato definito come il lavoro più maturo della band, quello che contiene influenze più rock, rispetto al loro ultimo album, Four, e a Midnight Memories, del 2013.
ONE DIRECTION, “MADE IN THE A.M”: L’ALBUM DI CUI LA BAND VA PIU’ ORGOGLIOSA ESCE IN TRE VERSIONI
Tuttavia non si può definire un lavoro rivoluzionario: tra le molte ballad presenti nell’album, pezzi più pop-rock, cori e motivetti accattivanti adatti alle radio, il gruppo conserva comunque quello stile che lo ha reso così popolare tra i teenager. Hey Angel, a cui è stata affidata l’apertura del disco, è un pezzo fresco, che si apre con una tastiera che ricorda quasi il suono di un organo in chiesa, per poi avvolgersi in una spirale di percussioni, mentre Infinity, che nel disco arriva dopo Drag Me Down e Perfect, primi singoli estratti, è una classica canzone che celebra una storia d’amore ormai conclusa e che ha già commosso le Directioners di tutto il mondo.
Il brano, infatti, era già stato reso disponibile a chi effettuasse il pre-order dell’album nei giorni precedenti alla sua uscita. “Quante notti sono necessarie per contare le stelle? – recita il pezzo – questo è il tempo necessario per aggiustare il mio cuore. Oh, baby, io ero lì per te. Tutto quello che volevo era la verità”. Anche nel brano successivo, End Of The Day, ritroviamo il tema dell’amore (“Alla fine del giorno sei tu l’unica che voglio“, “La notte era finita, ho detto ‘è per sempre’ 20 minuti dopo, ferito in ospedale, il prete pensa che io sia il diavolo, mia madre crede sia l’influenza ma ragazza, è solo colpa tua“), abbracciando ancora una volta il pop e abbondando con i cori, che intonano un motivetto destinato a martellare in testa anche dopo il primo l’ascolto.
Oltre a Zayn Malik, c’è anche un altro “fantasma” che si nasconde dietro questo album: quello di Taylor Swift. Se in molti hanno pensato fosse evidente che Perfect facesse riferimento alla sua tormentata storia con Harry Styles, questo sospetto arriva anche ascoltando I could fly, sesta traccia del disco, arricchita dall’elegante accompagnamento del pianoforte e dalla magia degli archi.
“Per i tuoi occhi solo, io ti mostrerò il mio cuore – questo il ritornello della romantica canzone – per quando sei sola e dimentichi chi sei, mi manca la metà di me quando siamo lontani. Ora tu mi conosci, per i tuoi occhi soltanto, solo per i tuoi occhi“. Attenzione, però, il gossip è dietro l’angolo e c’è anche chi pensa che la canzone sia in realtà il racconto della storia d’amore tra Harry Styles e Louis Tomlinson, su cui i fan hanno spesso fantasticato.
Insomma nell’album, che è un po’ a metà strada tra la classica produzione di boy band stile Take That e il lavoro più maturo di gruppi come i Coldplay, l’amore regna indiscusso e viene coniugato nelle sue forme più svariate. Per esempio si trasforma in un pezzo leggero e divertente con Olivia, canzone che dimostra quanto i ragazzi siano forse un po’ stanchi e bisognosi di dedicarsi a progetti solisti, ma ancora capaci di prendersi “poco sul serio” e cantare con spensieratezza.
Il loro “congedo” imminente si avverte, invece, anche nel brano Long Way Down, ballad country-pop che comincia con i seguenti veri: “Siamo andati a fuoco, siamo scesi tra le fiamme, abbiamo navigato nell’oceano e siamo annegati sotto la pioggia, costruito una cattedrale, ma non abbiamo mai pregato. Abbiamo avuto tutto sì, e siamo corsi via“. Tra l’altro il pezzo finora sembra essere una delle tracce preferite dai fan, insieme a If I Could Fly.
Never Enough, che può vantare il nome di Niall Horan tra gli autori, insieme all’ormai inseparabile Julian Bunetta e a John Ryan, si differenzia dal resto delle canzoni presenti nel disco e si apre con un coro a cappella dei ragazzi, accompagnati dal suono di schiocco di dita che rende il brano orecchiabile, seppure non indimenticabile. Lo stesso Niall ha definito la canzone come la sua preferita del disco, “differente da tutto quello che abbiamo mai fatto”.
What A Feeling, decima traccia dell’album, strizza l’occhio agli anni ’90 prima di “passare la palla” ad altre due ballad, Love You, Goodbye e I Want to Write You a Song, una delle canzoni preferite di Liam Payne. Non senza ragione, aggiungeremmo: in effetti ci troviamo di fronte a uno dei pezzi più interessanti dell’album, un brano acustico con un testo che forse più di altri mette in luce la maturità dei quattro cantanti.
“Voglio scriverti una canzone – recita il brano – una che è bella quanto tu sei dolce. Solo un accenno di dolore, per la sensazione che provo quando sei lontana. Voglio scriverti una canzone, voglio prestarti il mio cappotto, uno che è morbido come le tue guance. Così, quando il mondo è freddo avrete un nascondiglio dove poter andare“. Considerando che sono passati solo 4 anni dalla pubblicazione del loro primo album, Up All Night, c’è da dire che i ragazzi effettivamente sono cresciuti in così breve tempo.
Forse sono stati costretti a farlo: da quell’edizione di X Factor UK che nel 2010 li consacrò davanti agli occhi del pubblico di tutto il mondo, i giovani artisti sono stati sempre con i riflettori puntati addosso e non solo per gossip o faccende riguardanti la loro vita privata. Ogni album doveva dimostrare che fossero davvero all’altezza di quel posto d’onore a loro riservato dalla scena discografica internazionale. Il fatto di essere una boy band ed essere emersi grazie a un talent non li ha aiutati, in un certo senso, e molti “puristi” della musica arricciano il naso solo a sentirli nominare, magari senza aver mai sentito una loro canzone ed etichettandoli semplicemente come “roba da ragazzini”.
Ma parliamo pur sempre di quattro artisti che hanno tra i 21 e i 24 anni, da cui forse non dovremmo aspettarci altro che la musica leggera, a tratti più matura, a tratti adolescenziale, che faccia comunque bene al cuore di chi li ascolta. Considerata la loro giovane età hanno raggiunto traguardi ragguardevoli finora, in termini di classifiche, vendite e record battuti. Anzi, forse gli One Direction hanno fatto anche troppo, in un così breve lasso di tempo. Una pausa potrebbe effettivamente giovare alla loro creatività, dopo essere stati un po’ troppo “spremuti” dalle logiche di marketing. Made in The A.M. sembra il modo migliore per salutare i fan, in attesa di tornare da loro, come sperano tutti. Di seguito la tracklist del disco:
- Hey Angel
- Drag Me Down
- Perfect
- Infinity
- End of the Day
- If I Could Fly
- Long Way Down
- Never Enough
- Olivia
- What a Feeling
- Love You, Goodbye
- I Want to Write You a Song
- History
- Temporary Fix (edizione deluxe)
- Walking in the Wind (edizione deluxe)
- Wolves (edizione deluxe)
- A.M. (edizione deluxe)