Da domani, 12 febbraio, arriva in tutte le radio la title track dell’ultimo (e ormai famoso) disco di J-Ax, Il bello d’esser brutti. Tutti potranno ascoltare, dunque, la traccia che da nome all’album, anticipato da singoli come Mi hai rotto il catso (QUI IL VIDEO), il commovente Intro (QUI IL VIDEO) e Uno di quei giorni, realizzato con la collega Nina Zilli (QUI IL VIDEO).
Il nuovo singolo è un vero e proprio inno alla bruttezza in quanto modo per distinguersi dalla massa, la dedica a chi nasce brutto e cresce con il sogno di una bellezza che, però, spesso si accompagna a un vuoto in termini di “contenuti”. “Se c’è una cosa che ho capito in questi anni – ha spiegato lo stesso Ax – è che non sono bello. Per noi brutti di base è tutto difficile: per concludere qualcosa e farti notare devi sbatterti il doppio. Perché, per il sesso opposto, sei come un nero in Alabama negli anni ’60“.
Eppure c’è qualcosa che i brutti hanno dalla loro parte, un asso nella manica particolare, che il rapper ha spiegato così: “C’è una cosa che non si ottiene sfregandosi cremine la mattina: il nostro fascino, la nostra creatività, la nostra passione“. In effetti Ax può vantare una schiera di fan degna dei migliori fotomodelli, un motivo ci sarà e non deriva dalla fama. Quella, semmai, nasce proprio grazie alla forza dei “brutti” di mettere il doppio dell’impegno per emergere in un mondo che, anche quando riguarda la musica e quindi non dovrebbe avere a che fare con l’estetica, spesso premia i bei visetti puliti e fotogenici partoriti dai talent.
“Tu ti fai i muscoli in palestra, il petto con la ceretta, le sopracciglia con la pinzetta, non lamentarti se poi la donna non ti rispetta“: ecco solo un estratto dal testo del nuovo pezzo. In questo album che sembra aver fatto rinascere il J-Ax “di una volta”, quello degli esordi, con quella grinta che, in alcuni album più recenti, sembrava sopita, Il bello d’esser brutti non manda solo un messaggio di solidarietà e speranza per chi si sente “fuori posto”, ma sembra quasi strizzare l’occhio a Funkytarro e Voglio una lurida, direttamente dagli anni ’90. Evitato, nonostante questo, il rischio di “copiare se stesso”, più che altro una dimostrazione di semplice coerenza con quel lato del cantante che i fan amano da anni.
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