“Anna con il suo nome che in tanti hanno cantato già…“. Recentemente Cesare Cremonini, storicamente Dalla e Battisti. Parte da qui e così il racconto di quello che si candida ad essere l’album del 2014, “Il padrone della festa”, quello di Fabi Silvestri Gazzè. Una sigla di garanzia, una triade capace di improvvisare a tema anche all’interno di uno spazio chiuso e cristallizzato come quello di un cd. Non abbiamo scelto un verso a caso, Anna è un po’ la summa di un lavoro faticoso quanto affascinante, in lei sembra quasi di rivedere tutte le donne che sistematicamente sedevano, siedono e siederanno ai concerti dei tre cantautori romani. Ritmo sincopato, archi che avvolgono e trascinano e grand’armonia vocale per un pezzo che potrebbe essere scomposto e dar vita a due o tre tracce differenti.
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ROMA, FABI SILVESTRI GAZZE’ PRESENTANO IL DISCO: FOTO E VIDEO ESCLUSIVI
“Il padrone della festa” e la non-recensione
Fidatevi, nessuno di noi saprà mai come sono nate le canzoni de “Il padrone della festa”. C’è tanto di quel materiale (di qualità eccelsa) da far pensare ad un lavoro di selezione certosino. Un orecchio attento si accorgerà della presenza di brani ‘alla Gazzè’, ‘alla Fabi’ o ‘alla Silvestri’, risulterà parimenti incredibile la capacità dei tre di conservare la propria identità, pur cantando, suonando e arrangiando in compagnia. Azzardiamo: dice che Facebook acuisce i difetti di tutti noi, portandoli all’estremo. Bene, questo album altera (in positivo) il DNA dei tre musicisti, mette in vetrina e davanti a un megafono ideale le loro già corpose potenzialità.
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In genere, ogni canzone ha dietro una storia. Siamo grati a FSG, perché – in un colpo solo – sono riusciti a rottamare un certo modo di fare musica, troppo anglosassone (qui l’accezione è negativa), troppo ‘moderna’. Il terzetto di musici dona peso e significato ad ogni suono, ad ogni parola, sa dall’inizio che tutte e 12 le tracce del disco diventeranno pietre dure: ognuno sarà libero di farle sue, di interpretarle a modo suo, ascoltandole e ri-ascoltandole. Facendone la colonna sonora del proprio vissuto quotidiano.
Obiezione respinta
Dopo tutte queste righe qualcuno obietterà: “..ma perché non ci raccontate le canzoni, una dopo l’altra?“. Perché stavolta non siamo nessuno per farlo, perché l’esempio di Fabi Silvestri Gazzè fa giurisprudenza, è una meraviglioso precedente. Fa scuola, stimola alla condivisione di un progetto artistico al chiuso di una studio di registrazione e non solo sopra un palcoscenico. Il concetto di squadra è qui ancor più alterato e magnificato dalla presenza contemporanea di Paolo Fresu, Roberto Angelini, Clemente Ferrari, Adriano Viterbini, Fabio Rondanini, Piero Monterisi, Jose Ramon Caraballo Armas. Ognuno mette del suo, è un trionfo di musica vera.
#VelvetQuote
Prima di chiudere, ammettendo infinito amore verso “Canzone di Anna”, “Come mi pare”, “Il Dio delle piccole cose” (testo co-firmato da Gae Capitano), “L’amore non esiste” e “Giovanni sulla terra” (marcia folk da pelle d’oca), giochiamo con un #VelvetQuote e, senza un ordine, copincolliamo alcuni versi estrapolati qua e là dalle 12 canzoni: “Vuoi tu prendere per sposo questa libera creatura, finché Dio l’avrà deciso o solamente finché dura?“; “Perché l’ultimo che passa vale come il primo…“; “La visione conica di una piramide rende lo spigolo tondo“; “Chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare“; “Anna ha bisogno di essere amata per quello che ancora non è…“; “Voglio che le cariche importanti vengano assegnate solo a donne madre di figli“.
Tra poco i tre fantastici supermen (‘super gruppo’ è ormai definizione logora e abusata) affronteranno un tour europeo in undici tappe: si parte il 26 settembre da Colonia, in seguito una lunga serie di date italiane, con mete in un primo momento neppure previste. E invece, eccoli là, Fabi Silvestri (e) Gazzè, per un nuovo spettacolo italiano.
(foto by facebook)