“Selfie” è l’autoscatto più bello che potessimo immaginare. Non sarà l’album dell’anno, ma sorprende e cattura sin dalle prime note. Testi accattivanti, arrangiamenti di livello, interpretazione impeccabile. Mina conquista al primo ascolto, riesce dove altri ancora falliscono, risultando insieme semplice ed elegante, raffinata e ‘per la massa’. Si badi, sarebbe ingiusto fermarsi (e soffermarsi) sull’indiscussa personalità vocale della Nostra: in “Selfie” si trovano tracce dell’epoca che stiamo vivendo, elementi di purezza e nostalgia che nel 2014 sembravano quasi essere pura chimera per l’industria discografica dello stivale. La Tigre di Cremona non si adagia sugli allori di una carriera impareggiabile, ma trova una chiave diversa, senza stravolgere la sua identità. Mantiene saldo il legame con quel pubblico che premia la fedeltà di chi non ti vede da una vita. Ma che di te avrà bisogno per tutta la vita.
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“Selfie”
Gli archi e il piano fanno l’amore, invitano ad un valzer onirico, fosse anche solitario. Accade nelle struggenti e malinconiche “Questa donna insopportabile” (elegante e fuori dal tempo) e “La sola ballerina che tu avrai” (“fai finta di fingere.. sai, sai che fingere non sai…“). La Tigre affila gli artigli, si alza in piedi e aggredisce con il pop moderno di “Io non sono lei” (“io con te sarò quella che non cede mai, l’ombra di un trofeo che non avrai…“). Una spruzzata di funky ne “Il pelo nell’uovo”, perché la musica è una cosa sola, perché lei può ancora cantare di tutto…
“Selfie” si presenta come un’antologia del bel canto. Dovrebbe essere usato come manuale sonoro in ogni scuola di canto, anziché scimmiottare presunte popstar anglosassoni. E’ un album che ascolto in cuffia, ad alto volume, come fossi in sala d’incisione. Perché per comprendere un disco non puoi contemplarlo con distacco, lo devi assorbire. Mina stupisce, è ispirata come ai tempi d’oro. Nasconde il corpo e lancia la voce in fondo al tunnel: questa, come una saetta, illumina il cammino dell’ascoltatore più romantico.
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Adriano? Chissà…
Arpeggi che si inseguono, che consegnano a “Selfie” un carattere evocativo: capita, ad esempio, in “Mai visti due”, lucido affresco di una storia d’amore vista da fuori, amara e tormentata, ma coinvolgente dal principio all’epilogo: “Non lo so che dirà, ma tu scrivilo con me e sarà diverso e uguale a me…“. “Troppa luce” si apre con la partecipazione di una bambina che canticchia a squarciagola le prime note: sarà l’andamento, sarà il testo, ma l’atmosfera è quasi celentanesca: suggeriamo a Mina e a suo figlio Massimiliano di ipotizzare un duetto con Adriano.
Chiudiamo in musica anche noi e, come fosse una settima risolvente, torniamo al principio e a quella bellissima dedica ai sogni che solo Mina poteva fare: “Io vorrei tanto dire a tutti i sogni vi ringrazio per aver vissuto in me, siete stati come figli per un Re…“. No, Mina non sarai mai una donna insopportabile.
Distribuzione Digitale Believe Digital Italia
(foto by facebook)
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