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Brando: “Emma è molto rock, i Modà hanno anticipato Baglioni…” [INTERVISTA]

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Tanta musica, poca fuffa. E’ forse questo il motivo principale per cui continuiamo a fare questo mestiere. Per il piacere di scambiare due chiacchiere e qualche idea con chi la musica “la sa”. Il claim di Velvet è “Suona alla gente che suona” e Brando (all’anagrafe Orazio Grillo) oltre a suonare è da qualche anno pregevole produttore discografico, avendo contribuito al successo di album come “Viva i romantici” (Modà) e, soprattutto, “Schiena” di Emma Marrone. Proprio dalla cantante salentina si avvia la nostra conversazione ed è un piacere passare in scioltezza dai B-52’s ai No Doubt, da Baglioni a Pink, dai Rem a Pinocchio. Brando svela il suo prossimo futuro professionale e anticipa alcune coordinate del nuovo singolo di Emma, “La mia città”…

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“Dimentico tutto” in salentino: come è nata quest’idea? Il salentino è più musicale del napoletano?

Partiamo da un presupposto, il napoletano è quello più riconosciuto nel mondo, ma è meno anglosassone rispetto al leccese o al catanese: quelli sono più musicali, un po’ come il reggae, mentre il napoletano, per via di alcune parole tronche è più brasiliano. “Dimentico tutto” è in puro Rocksteady: l’idea è venuta a Emma, è arrivata in studio che era mezzogiorno, ha scritto il testo sul cellulare e a registrare ha impiegato meno di 20 minuti…

Avrà influito la sua partecipazione alla “Notte della Taranta”, sei d’accordo?

Assolutamente! Quell’evento ha avuto un gran significato per Emma, sotto tutti i punti di vista: quando l’ho rivista, l’ho trovata molto carica e parecchio “salentina”. Quella versione non poteva nascere in un momento migliore.

L’altro giorno mi hai confidato di essere preso da mille impegni, parliamone…

Sarebbe discorso lunghissimo. Da un po’ di anni faccio il produttore a tempo pieno: non dimentico bellissime esperienze con l’etichetta Ultrasuoni, i lavori con Lorenzo Suraci, per me un vero maestro. Poi sono diventato direttore artistico di Universal, lì con Massara abbiamo iniziato a occuparci di management legato all’universo del musicista a 360°.

E…

Di base sono sempre un musicista, quindi il mio è un lavoro sull’uomo e sull’artista, prima ancora che sul prodotto. Tocca scegliere i brani giusti, il vestito adatto per quella canzone e per quel cantante in particolare: fondamentale immaginare già in partenza quale percorso da seguire. Si va dall’artista al prodotto, non viceversa.

Prima di parlare di Emma, tu hai progetti nuovi in cantiere?

Sei il primo che lo scriverà: tra poco la mia società, Brando Music srl, stringerà un importante accordo con una grossa multinazionale: l’idea è quella di creare un polo gestito direttamente da me, in modo da lavorare direttamente e in maniera innovativa sul percorso del singolo artista. Dopotutto, sono un ex pugile che insegna a boxare: per insegnare questo mestiere, devi esserci passato, devi essere stato sul campo. O sul ring, fai tu…

Recentemente hai accostato Emma a Gwen Stefani: approfondiamo…

Sono da sempre molto affascinato dal rock ‘n roll all’americana, ci sono artisti che storicamente sono impressi nella mia mente, penso a Pink, ai No Doubt, ai B52’s. Ogni epoca ha avuto i suoi, la lista sarebbe lunga. Mi piaceva dare a emma un’impronta di questo tipo, ma quel paragone è stato solo un esempio, ogni artista ha le sue peculiarità e il suo personale talento.

Molti dicono che il 51% del successo di “Schiena” sia tuo: come rispondi?

Potrei dire che è falso! (ride) Emma merita tutto quello che sta raccogliendo. Credimi, io ho firmato il mio primo contratto a 15 anni, oggi ne ho 45 e di artisti ne ho visti e seguiti tanti: lei ha un talento unico, è una persona molto speciale. Tra di noi esiste un’incredibile alchimia musicale e lavoriamo sempre insieme anche sulla strategia comunicativa.

Diamo un aggettivo ad Emma?

E’ infinitamente rock. Con “Schiena” ho cercato di mettere del mio, con una batteria un po’ più forte, una ritmica un po’ più americana. Quando lei canta batte sempre il piede, è una che ha il ritmo nel sangue: ho capito subito che era su questo che dovevo lavorare. Inoltre, ci tengo a dirlo, l’ho coinvolta dal primo all’ultimo secondo nel lavoro sporco, quello in sala: lei è musicista pura, non artista “patinata”.

Forse paga ancora lo scotto di essere uscita da un talent come Amici. Almeno, nei confronti di una certa critica…

Rispetto la critica, anche lei, ma faccio l’esempio di “Schiena”: il grande successo di questo album è partito dalle radio, le prime tre uscite sono state in alta rotazione per un lunghissimo periodo, “Amami” tre mesi, “Dimentico tutto” idem. Incredibile! I tempi sono cambiati, vent’anni fa avremmo venduto un milione di copie.

Credi in quelli che oggi artisticamente si auto-producono? Faccio un nome, Malika: per “Ricreazione” ha lavorato con il “doppio ruolo”

Malika mi piace moltissimo, una delle più belle voci che abbiamo in Italia. Ti rigiro la domanda: tutti a un certo punto sono diventati cantautori, come mai? Io credo molto nel concetto di squadra: alla base serve un regista e la produzione stessa di un disco va decisa “con i guanti”, non si deve sbagliare nulla.

iTunes: Baglioni e Bieber hanno optato per brani pubblicati prima su quella piattaforma, prima di dar vita all’album. Che ne pensi?

Penso subito a quella mente geniale di Lorenzo Suraci: lui lanciò per primo in Italia questa strategia, lo fece per i Modà con l’album “Viva i romantici”. I primi due singoli andarono fortissimo, “Sono già solo” e “La notte”, poi arrivò il terzo e poi l’album: operazione perfetta.

Sei un produttore: spendiamo due parole su emergenti e Talent Show…?

Non ci crederai, ma sono favorevole ai Talent: se penso al momento attuale, un momento che viene da lontano, vedo un mercato discografico in ripresa, questo anche perché i ragazzi incontrano la democrazia della musica. C’è possibilità per tutti, anche per coloro che arrivano da un paesino di provincia. Il rovescio della medaglia dice che in classifica sono sempre “i vecchietti” ad andare forte, tocca lavorare bene sui nuovi in modo da colmare questo gap.

Perché hai scelto “Brando”? Come Mogol, Cheope, Kaballà…?

Non ci crederai, ma in SIAE sono registrato con nome e cognome, Orazio Grillo: all’anagrafe Brando è uno dei miei quattro nomi, alla fine ho optato per questo. Del resto, Orazio Grillo suonava come commercialista, dovevo cambiare per forza! (ride)

Torniamo su Emma: come siete arrivati a Daniele Magro, autore de “L’amore non mi basta”?

Daniele era già in buoni rapporti con Emma e Francesca Savini, una mia collaboratrice: io lavoravo in Universal, avevo ascoltato delle cose di Daniele, ho pensato di valutare bene il ragazzo, forse perché non appartengo a corporazioni. Nella mia carriera ho messo da parte autori più blasonati: così abbiamo fatto un briefing molto professionale, alla presenza di Emma, ed è uscita fuori quella canzone.

Anticipami qualcosa sull’inedito “La mia città”…

Sono certo che piacerà moltissimo: in un certo senso prende spunto dai B-52’s: è un rock ‘n roll, d’ispirazione rock anni ’80. Emma l’ha scritto di getto. Mi sono molto divertito a inserire dentro tante chitarre, io stesso ho suonato basso e chitarra, c’è un beat di batteria sulla falsariga dei Muse e quell’organino che ricorda proprio i B-52’s e la loro “Private Idaho”…

Chiudiamo: qual è la tua “canzone chiusa nell’armadio”? Quella che ascoltavi in gioventù e che ancora oggi torni volentieri a fischiettare…

Te ne dico due: una, quella che mi mette un po’ tristezza, è il famoso tema musicale de “Le avventure di Pinocchio”, lo sceneggiato di Comencini: credo che le musiche fossero di Fiorenzo Carpi. Invece, la canzone che ancora oggi mi mette tanta allegria è “Hallelujah I Love Her So” di Ray Charles: me la faceva ascoltare mio padre, bellissimi ricordi.

(screenshot by YouTube)

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