“Il valore del momento” è un album bellissimo, forse il suo album più bello. Lui è un uomo d’altri tempi. Elegante, colto, generoso. Fa piacere trascorrere un’ora in compagnia di Tony Bungaro, uno dei pochi veri cant-autori della musica italiana. Ha scritto per tutti, oltre che per sè stesso: da Marco Mengoni a Giusy Ferreri, da Gianni Morandi a Cixi, da Pilar a Fiorella Mannoia. Proprio “Io non ho paura“, canzone manifesto del 2012, è uno dei pezzi più intensi che la “roscia” abbia mai interpretato. Una gavetta lunga per lui, svariate partecipazioni a Sanremo (spicca la “Guardastelle” del 2004) e la voglia di raccontarsi: ci dimostra quanto la sensibilità per l’ascolto della musica faccia il pari con la capacità di sentire l’interlocutore di turno. Tony dà valore al momento, perché quel momento particolare ha sempre un valore immenso: troppo spesso lo dimentichiamo. E poi, il sogno di scrivere qualcosa per quattro giganti della nostra musica (li definisce “I quattro moschettieri“) e il dolce ricordo di Lucio Dalla: a tal proposito fa una curiosa rivelazione…
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Tre nomi, tre profili diversi. Eppure tutti e 3 hanno avuto a che fare con te: Fiorella Mannoia, Paola Cortellesi e Marco Mengoni…
Ho scritto quasi tutto il disco di Fiorella, una grande amica, donna “normalissima”, di alto spessore e di immensa personalità. Tra noi c’è una bella sintonia, stiamo infatti continuando a lavorare insieme. Dopo Sanremo 2004, Paola mi cercò per il suo programma in Rai: straordinaria, un talento fuori dagli schemi, lontana dal nostro ambiente… Leggera e ironica, si è subito innamorata di “Dimentichiamoci“, è stato divertente lavorare con lei, in studio è nato subito un ottimo feeling. E canta benissimo, tra l’altro! Mengoni mi è immediatamente sembrato uno bravo, in grado di distinguersi con forza e personalità da quelli della sua generazione. “Dove si vola” era perfetta per lui. Insieme con Giusy e Noemi sarà protagonista assoluto del futuro della musica italiana. Non ho dubbi a proposito.
Giusy Ferreri: “Il mare immenso” l’hai scritta pensando a lei, oppure è una di quelle che hai tirato fuori dal tuo personale”forziere”…?
Fui chiamato dalla Sony, lei aveva già un pezzo di Ruggeri, uno di Casalino. Se non ricordo male. Mi chiesero di scrivere qualcosa su misura. Fu così che “Il mare immenso” andò fortissimo nelle radio, grande soddisfazione per entrambi: Giusy, poi, è sanguigna, carnale, ed è stata “libera” sul palco, è stato il pubblico a determinare la nostra vittoria
Oggi solo tu, Pacifico e pochi altri eccellenti autori: c’è chi dice che ci sono troppi cantautori di livello medio basso. Chi parla di una carenza di autori…
Ad esempio, Kaballà è un altro straordinario autore di testi. Io e Pacifico scriviamo per altri e facciamo i nostri dischi, quasi divertendoci. Sicuramente nella totale libertà. Anche Agliardi è uno bravo: qualcosa c’è, è innegabile. Certo, attualmente c’è un proliferare di interpreti, è sotto gli occhi di tutti… Bisogna costruire: oggi il vero successo è la stima che riesci a creare attorno a quello che fai.
Le donne di Bungaro: da Chiara Civello a Miucha Buarque De Hollanda, da Nicky Nicolai alla Vanoni. Da dove si parte?
Sorella di Chico, moglie di Joao Gilberto, mamma di Bebel Gilberto: Miucha è la leggenda della musica brasiliana. Un sogno che volevo realizzare da tempo, con lei mi piaceva condividere (non duettare) un’emozione nuova, speciale. Ho scritto un pezzo, gliel’ho mandato e poi… Impari tanto da personaggi del genere, lei ha fatto dischi con Vinicius De Moraes, Tom Jobim…
Sanremo, due domande in una: com’è nato il trio del 1991 con Conidi e Di Bella? Nel 2004 “Guardastelle” fu la vincitrice morale: come sei arrivato a questo pezzo?
“E noi qui” ebbe un successo straordinario, avevo 24 anni, erano gli anni dell’incoscienza: in questi 20 anni ho fatto tante cose, un’evoluzione di tutto ciò che mi passava accanto, poi scelte ben precise: cambiare lavoro o andare in una certa direzione. Dal ’96 in poi mi è accaduto di tutto, per fortuna… Portai a Sanremo Eramo e Passavanti, era il ’98, fui autore e produttore di un disco che andò molto bene. Nel 2002 ecco Patrizia Laquidara, che poi vinse il Festival di Recanati (adesso Musicultura, ndr.). “Guardastelle” ha girato il mondo, interpretata anche da Youssou N’Dour. Ti faccio un regalo: io e Lucio Dalla ci siamo incontrati alla Reggia di Caserta… “Guardastelle” nasce per lui, l’ho pensata e scritta per lui! Mi chiamò dicendomi che era una canzone straordinaria, ma purtroppo il suo stava per uscire. Fu colpito tanto da quella versione nuda, piano e voce…
“Quando torni” è un videoclip vintage, sembra quasi una commedia all’italiana degli anni ’60. Il tuo rapporto col cinema? Inoltre, ti andrebbe di scrivere una colonna sonora per un piccolo film, da vero compositore?
I primi anni romani musicavo i quadri, musicavo documentari nelle chiese, più avanti ho anche fatto la colonna sonora di un film documentario su Domenico Modugno, realizzato dalla Puglia Film Commission. Mescolare musica e cinema rappresenta una grande avventura: la musica si guarda, molti sottovalutano questo aspetto…
Ultime due cose: collaborazioni internazionali, mi tornano tutte, dal Brasile alla Spagna, sino a Youssou N’Dour. Invece, cosa è successo con un gigante della musica rock anglosassone come Ian Anderson?
Tanti anni fa ho lavorato al fianco di una bravissima artista Slovena, pregevole flautista, Tinkara. Una sorta di Alanis Morissette dell’Est. Brava davvero, collaborava pure con Robert Plant. Lei incontrò Ian Anderson, ospite del disco: io scrissi un pezzo che si chiamava “She”, lui scelse proprio questa. Una cosa buffa, collaborazione “a incrocio”, per così dire…
C’è un grande artista della musica italiana che non hai mai “servito” e che a volte hai sperato di avvicinare…?
Ho più di un nome: Gino Paoli, Paolo Conte, Ivano Fossati, Franco Battiato. Sceglierei questi quattro, “i quattro moschettieri”.
(Ph. Paolo Soriani)
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