L’album omonimo di Fabio Curto, vincitore dell’ultima edizione di The Voice of Italy, è uscito ieri, 16 ottobre, per Universal Music. Un disco atteso dai tempi della finale del talent, un lavoro a cui Fabio è riuscito a dedicarsi con attenzione e cura nei dettagli, nonostante i ritmi serrati di lavoro derivati dalla sua popolarità. Erano in tanti, infatti, i sostenitori che spesso sui social network richiedevano a gran voce nuovi inediti, dopo il successo de L’ultimo esame, presentato durante il programma.
Grazie anche alla collaborazione e supervisione di Roby Facchinetti, che gli ha fatto da coach a The Voice insieme al figlio Francesco, il disco è finalmente arrivato. Al suo interno non solo tre inediti, tra cui Non mi assolvo e Tu mi fai impazzire, ma anche 4 tra le cover che gli abbiamo sentito cantare sul piccolo schermo: Take Me To Church di Hozier, Emozioni di Lucio Battisti, The Scientist dei Coldplay e Hallelujah di Leonard Cohen.
Ha mantenuto la sua semplicità, Fabio, sembra consapevole delle opportunità che questo particolare momento della sua vita gli sta offrendo, ma anche del fatto che la sua carriera non può basarsi sulla mera esposizione televisiva. Non c’è da temere: il suo percorso artistico è solo stato illuminato dai riflettori dopo la sua partecipazione al programma, ma è una strada che parte da lontano, addirittura dall’infanzia, ed è stata costruita negli anni con cura, metro dopo metro.
La sua passione per la musica, infatti, è iniziata quando aveva 5 anni e ha raccontato di aver iniziato a comporre a 12: “Passavano gli elicotteri e io riconoscevo il suono che emettevano, toccavo i bicchieri e capivo quale nota ne usciva. Sono cresciuto nella bottega di stoffe e tessuti di mio padre, c’era una radiolina che mandava musica gitana francese e io stavo lì ad ascoltarla per ore, affascinato. In più mio padre suonava musica etnica calabrese…ho avuto una full immersion pazzesca”
E’ lì, circondato dal suono di quei tessuti che si fondeva con le note dalla radio, con l’esempio di suo padre nelle orecchie, che Fabio ha iniziato a capire che quella sarebbe stata la sua strada, anche se poi ha deciso di laurearsi in Scienze Politiche a Bologna. Ma nella vita niente sembra capitare per caso e se quel percorso accademico sembrava portarlo lontano dalla musica, in realtà è proprio a Bologna che Fabio ha dato un’altra significativa svolta al suo cammino, diventando quell’artista di strada che ha affascinato in primo luogo i passanti, poi i telespettatori italiani. Forza e delicatezza si fondono nei suoi modi e nella sua voce, “semplicità, onestà e determinazione” sono da lui state definite le colonne portanti del suo successo. Ecco cosa ci ha spiegato circa l’album e i progetti futuri.
Parliamo subito del “cuore” del disco, ovvero i tre inediti. Com’è andata?
E’ stato un lavoro meraviglioso, mi ha dato tanto a livello professionale: ho assistito a tecniche di registrazione e metodologie che mi hanno arricchito. Il modo in cui abbiamo interagito è stato stupendo: tutto è stato fatto nel rispetto dei gusti artistici nostri e del pubblico. Avremmo potuto far uscire anche altro, ma abbiamo usato questi brani come “esperimenti”. L’ultimo esame parla del mio percorso degli ultimi anni, Tu mi fai impazzire è un pezzo più fresco e poi c’è Non mi assolvo, il pezzo che Roby ha scritto pensando alla mia voce. Lui scrive su tre ottave…ti fa saltare le corde vocali fuori dagli occhi! – ride – Certo, io credo che ci voglia tanto tempo per creare un album. Sono del parere si debba lavorare rinchiusi in un posto isolato, dove si suona e basta, invece questi sono stati mesi frettolosi. Io sono partito a giugno con i live, è stato tutto molto frenetico. Però abbiamo utilizzato questa fretta a nostro favore, per farla diventare una spinta a dare il massimo nel minor tempo possibile.
In Non mi assolvo si sente molto “l’impronta Pooh”, si avverte la presenza di Facchinetti tra quelle note, ma tu hai fatto “tua” la canzone, in una fusione sapiente e particolare.
E’ un po’ un modo di cantare italiano, ma con dei suoni inglesi e io amo cantare in inglese, come ho fatto in trasmissione. Come per chiunque altro, la mia vocalità è diversa rispetto a quando canto in italiano. Quando ho interpretato questa canzone anche Roby mi ha detto che il pezzo ha cambiato totalmente faccia.
Abbiamo presentato il video ufficiale di questo singolo, ora però ci devi togliere una curiosità: cosa vuol dire quel “special guest Q.Tarantino” che compare sui titoli di coda?
C’ho pensato per giorni, prima di scegliere se scriverlo o meno…è il nome d’arte di una delle comparse! – ride – Ma diciamo che se davvero Tarantino avesse voluto partecipare al progetto non ci sarebbe dispiaciuto!
Stanno per ripartire i casting di The Voice: cosa consigli a chi si presenterà?
Andate solo se siete convinti di voler fare questo nella vita. Se la prendete come un gioco rischiate di togliere il posto a qualcuno che ci crede veramente. La tv ci mostra un mondo dove tutti vogliono fare i cantanti, ma non funziona così. La storia è fatta di muratori, discografici, cantanti, panettieri…e sono tutte figure ugualmente importanti.
Ultimamente i talent sono stati attaccati da più fronti e presi di mira da molti Big: J-Ax, Red Ronnie, Valerio Scanu…cosa ne pensi?
Non è scontato vincere un talent e andare avanti, è vero. E’ una sfida per noi e per i discografici. Concordo sul fatto che i vincitori di The Voice non sempre abbiano avuto successo, ma io cerco di esser fiducioso. Non sento la necessità di criticare ma quella di spronarmi a fare di più. Preferisco vivere senza criticare. Il popolo ha votato, ha espresso il suo parere, bisognerebbe ascoltare di più quello.
La tua storia, il fatto di essere stato un artista di strada, in qualche modo ha affascinato il pubblico. Questo passato lo porterai con te anche dopo la notorietà ricevuta?
Semmai dovessi portarmi dietro tutto questo vuol dire che mi sto portando dietro una storia vera e va bene…
La tua voce e la musica hanno conquistato il pubblico a casa, ma è stato anche il tuo atteggiamento semplice e onesto, probabilmente, ad aver contribuito a renderti così amato dai telespettatori
Credo di sì. Questo è evidente: le persone mi scrivono continuamente della sincerità che avvertono nella mia voce, lo nota soprattutto chi mi segue anche a livello personale. Sarà che ho scelto di fare questo lavoro senza troppe pretese, chiedendo a me stesso solo di farlo seriamente.
Nuovi progetti?
Adesso sto affinando alcuni aspetti dei live: finora mi sono esibito da solo, one man band…in autunno-inverno cercheremo di capire se mettere in piedi un trio o viaggiare ancora per un po’ da solo. Comunque ho messo in allerta alcuni musicisti. Certo, da solo mi viene più facile, se inizierò a lavorare con altre persone dovrò farlo “di fino”.
Sei a lavoro su nuovi pezzi?
Scrivo tanto e ho anche altre canzoni che non ho mai fatto uscire. Al momento sto aggiustando pezzi che avevo già…e sono tanti! Di lavoro da fare ce n’è molto. Inoltre ci sono i live a cui pensare e sono concerti di 1 ora e mezza, in cui faccio cover, ma anche pezzi inediti in inglese.
Il prossimo Festival di Sanremo si avvicina: vorresti partecipare?
Vorrei andarci, così come all’epoca volevo andare a The Voice. Sì, sto puntando Sanremo, ci proverò con tutto me stesso. E’ una scommessa, un “6 vinto al SuperEnalotto”. E’ un palco dov’è salita la migliore musica italiana, sarebbe una mossa quasi doverosa anche verso tanta gente che se lo aspetta da me.
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