Il 2015 è un “anno sabbatico” per i Pooh, ma i singoli membri stanno portando avanti i loro progetti personali in attesa dell’organizzazione del cinquantesimo anniversario del gruppo (leggi tutte le indiscrezioni su Velvet Music). Roby Facchinetti è giudice di The Voice insieme al figlio Francesco, Red Canzian ha dovuto affrontare un intervento al cuore, mentre Dodi Battaglia ha pubblicato un disco in collaborazione con Tommy Emmanuel (riconosciuto a livello mondiale come uno dei migliori chitarristi fingerstyle) dal titolo Dov’è andata la musica (guarda il videoclip ufficiale del primo singolo Grazie). L’unione fra questi due artisti ha dato vita ad un progetto innovativo e dal sound internazionale (non a caso il lavoro è stato realizzato tra l’Italia e l’America). Per Dodi si tratta del terzo album da solista dopo Più in alto che c’è del 1985 (con l’aiuto di Vasco Rossi) e D’assolo del 2003 (composto di soli brani strumentali). Stavolta abbiamo otto pezzi cantanti e quattro strumentali in bilico fra generi musicali completamente diversi. Attualmente Battaglia è in tour (leggi tutte le date su Velvet Music) e continuerà per tutta l’estate, anche con qualche apparizione dell’amico e collega Emmanuel.
Come sta andando il tour?
Ho iniziato i concerti il giorno della Festa dei Lavoratori e continuerò fino a fine settembre. I live sono di due tipi: il primo si chiama Io e la mia storia in cui propongo i brani dell’ultimo disco, dei precedenti ed anche alcune hit della carriera musicale dei Pooh completamente riarrangiate; il secondo è Dov’è andata la musica e Tommy Emmanuel sarà con me sul palco.
Dopo quasi cinquant’anni di carriera hai ancora qualche timore o paura prima di salire sul palco?
Per uno che ha corso con le automobili come me sicuramente la paura è ben altro. Ovviamente provo delle forti emozioni ogni volta, ma nessun timore. Chi ce l’ha forse non è preparato davvero, anche se poi può sempre capitare qualche piccolo errore.
Tu e Tommy vi conoscete da tanti anni. Come mai avete deciso di collaborare solo oggi?
Hai detto bene, ci conosciamo da tanti anni. Circa quindici. Abbiamo collaborato già insieme ai Pooh e siamo rimasti amici, così quando ho avuto l’idea di questo progetto l’ho chiamato subito. Tommy riesce a catalizzare decine di migliaia di spettatori semplicemente suonando una chitarra acustica. E non è da tutti. E’ stata una grande occasione per entrambi ed una scommessa vinta.
L’album è stato registrato fra l’Italia e l’America. Cosa c’è di italiano e cosa di americano nelle sonorità?
Per le registrazioni ci siamo divisi fra Acquapendente, vicino Orvieto, e a Nashville, in Tennessee, dove abita da sempre Tommy. Si tratta di un bel misto di stili. Lui è nato in Australia (Muswellbrook, ndr) ed è cittadino del mondo, mentre io sono di Bologna. Praticamente siamo diametralmente opposti, ma siamo riusciti ugualmente a trovare un punto d’incontro. Secondo me è molto importante suonare col cuore e soprattutto guardare negli occhi gli altri musicisti. E’ fondamentale.
Dai tuoi esordi ad oggi il panorama musicale ha avuto dei cambiamenti? Citando il titolo del disco, secondo te dov’è andata la musica?
Non ho pretese di dire dove sia andata la musica al giorno d’oggi. In realtà poi il titolo dell’album prende spunto da una canzone in cui racconto di due persone che sono in crisi e pensano a dove sia andata la musica. Qui la musica però viene intesa come armonia e pace per una coppia.
Al giorno d’oggi i giovani hanno difficoltà a sfondare nel mondo della musica?
Escono tanti ragazzi bravi dalle scuole di musica ed anche dai talent show. Poi è vero che un artista come Tiziano Ferro non salta fuori mica tutti i giorni.
A proposito di talent show, hai mai pensato di diventare giudice di uno di questi programmi come il tuo collega Roby?
Non mi sono mai posto il problema, anche se probabilmente mio figlio Daniele (conduttore radiofonico, ndr) sarebbe felicissimo. La televisione non rispecchia pienamente il mondo della musica. Spesso i talent show non favoriscono chi partecipa, ma chi li realizza.
Cosa consigli allora a chi vuole diventare un artista affermato?
Io non do consigli a nessuno, nemmeno ai miei amici. Quando ho iniziato io in realtà era tutto completamente diverso. La musica è comunicazione e quindi posso solo dire ai ragazzi di non lavorare solo davanti al computer, ma di incontrarsi e scambiarsi le idee faccia a faccia. Io sono cresciuto in questa maniera.
L’album è dedicato a Valerio Negrini. Qual è il ricordo più bello che hai di lui?
Beh, sono davvero tanti. E’ il componente dei Pooh con il quale ho condiviso più esperienze. Anche lui poi era di Bologna, quindi tornavamo spesso a casa insieme. Il ricordo più bello però è quando lui e gli altri ragazzi del gruppo sono venuti a sentirmi per la prima volta. Avevo quindici anni e mezzo. Un anno dopo poi mi hanno chiamato per sostituire il chitarrista uscente (Mario Goretti, ndr) e non ho mai dimenticato quell’incontro. Ho sempre avuto un senso di riconoscenza nei loro confronti perché hanno creduto in me.
E come ti sei trovato a realizzare per la prima volta dei brani senza il suo aiuto?
Ho iniziato a scrivere per esigenza. In realtà non era mia intenzione farlo, infatti la casa discografica mi ha proposto diversi nomi di autori brani che si sarebbero occupati delle canzoni. Alla fine però ho deciso di scrivere tutto di mio pugno, anche perché in questo modo ho potuto rappresentare al meglio le mie storie. Ho scoperto una maniera nuova di vivere la musica.
Anche in futuro continuerai come autore?
Ho avuto un feedback positivo da parte del pubblico, quindi non è escluso. Se dovessi avere altre ispirazioni, probabilmente scriverei altro. Al momento comunque continuo con il mio ruolo di cantante, chitarrista e compositore.
Il prossimo anno poi ci sarà la reunion dei Pooh.
Non la chiamerei proprio una reunion. Non so dare una definizione precisa. Ad oggi però ancora non posso rivelare i dettagli, perché tutte le informazioni verranno diffuse entro la fine di settembre, massimo gli inizi di ottobre. Anche per quanto riguarda la partecipazione di Riccardo Fogli e di Stefano D’Orazio si tratta solo di rumors.
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