Luca Carboni: “Amo i Perturbazione. Fabri Fibra per me come Jovanotti nel ’92” [INTERVISTA]

Amarcord personale, ci sta. Primavera del 1993, gita a San Marino con la scuola: acquisto due musicassette, Bryan Adams e Luca Carboni. Ero troppo piccolo per avere gusti musicali definiti, mi cibavo di Festivalbar. Canticchiavo quella canzone insieme energica e malinconica, “Mare mare”, vent’anni dopo mi ritrovo a chiacchierare con un artista arrivato per caso (o quasi) sul palcoscenico. Fu Lucio Dalla a registrare, di nascosto, la voce di Luca, arrivando a paragonarlo a De Gregori. Una lunga carriera, ormai trentennale, un disco e un tour ripartito da poco (leggi qui le nuove date).
Da “Silvia lo sai” alla già citata “Mare mare”, da “Ci vuole un fisico bestiale” a “Le band si sciolgono”, fino a “Inno nazionale” e le ultime “Fisico & Politico” (con Fabri Fibra) e “Le persone silenziose” (con Tiziano Ferro). Per Carboni un successo privo di banalità, pubblico fedele per chi già nel 1992 azzardava duetti rap, oggi di gran moda: “Con Lorenzo (Jovanotti, ndr.) facemmo un album sperimentale e poi una tournée insieme, era il 1992…“. Ma la moda non sempre è una brutta parola, di qui l’incontro con Fibra per un disco molto incuriosente e poco nostalgico. Questa volta Luca mi dice la sua sui talent show, immagina di scrivere sceneggiature o colonne sonore per il cinema, ricorda i tempi in cui suonava Battisti e alla domanda di rito “le band si sciolgono ancora?“, va dritto e sentenzia: “I Perturbazione sono fortissimi, lo sono da oltre 10 anni…“.

Siamo ripartiti: da Firenze a Lugano, ti stai divertendo molto, vero?

Assolutamente sì. Era quello che cercavo, mi affascinava l’idea di poter tornare a suonare dal vivo e in questo modo. I concerti, da sempre, mi regalano una grossa energia, mi piace poter portare sul palco cose nuove, musica rinnovata. Ma questo tour non è un racconto in chiave nostalgica: c’è un clima di festa, ci sono tanti amici, vecchi e nuovi, e proprio perché mi sto divertendo ho deciso di creare nuove date, andando in provincia o fuori dall’Italia, tipo Lugano. Era tanto che mancavo da quelle parti.

30 anni di carriera: so che ti chiedo uno sforzo, ma esiste una canzone – magari tra quelle degli esordi – alla quale sei più affezionato?

Sì, è uno sforzo esagerato (ride). Praticamente impossibile fare un nome, dare un titolo. Le canzoni riguardano momenti importanti della mia vita, e questo al di là del successo che abbiano, in seguito, riscontrato. Sono felice di aver vissuto una lunga storia in totale autonomia artistica: mi riconosco in ogni pezzo che ho fatto, non solo per quello che raccontano, ma anche per la genesi di ogni singolo brano.

“Fisico & Politico”, il primo singolo: come mai proprio un rapper (Fabri Fibra, ndr.) per questa nuova avventura?

Sarà che sono abituato, che mi trovo a mio agio in quell’ambiente. Come sai, già nel 1992 uscì un mio album che aderiva all’universo rap: c’era Jovanotti, tutti conoscono i suoi esordi. Mi intrigava l’idea di avvicinare la mia musica a qualcosa di apparentemente diverso.

..e Fabri Fibra?

Sai, mentre scrivevo “Fisico & Politico”, pensavo che ci dovesse essere dentro del rap, è stata costruita in funzione di quello stile, di quel genere. Fabri, nel suo campo, è tra i migliori rapper in circolazione. Quello che ho seguito di più da quando è partita la sua carriera. Per il resto, io ho sempre amato il rap, addirittura mi piaceva di più negli anni ’90, ai tempi di Frankie Hi-Nrg, per intenderci. Oggi, a volte, è un genere troppo auto-celebrativo, sbruffone. Così non mi piace.

Non solo nell’album, anche nel tour hai deciso di convocare amici vecchi e nuovi:come mai?

Ad esempio, Alberto Bertoli, figlio di Pierangelo. Con lui è nata una bella un’amicizia, ne sono felice. Adoro questo tipo di jam session, come quando è arrivato Saturnino a suonare il basso, oppure Ron che si è seduto al piano. Tornando ad Alberto, mi spiace che suo padre sia stato un po’ dimenticato dalla tv: gli anni ’70 non vanno più di moda, si preferisce puntare sul decennio successivo. Invece io non credo affatto che i cantautori di quel tempo siano già passati di moda.

Paragone azzardato: “Alzando gli occhi al cielo” e la recentissima “Persone silenziose”: sono, comunque, due fotografie dell’attualità, che dici?

Beh, di certo si tratta di due cose diametralmente opposte, ma possiamo dire che sono due manifesti di epoche diverse e lontane, quello sì.

Hai detto che vorresti scrivere per altri, anche: possibile un brano nel nuovo album di Tiziano Ferro?

Mai dire mai, sono aperto a collaborazioni. Credo che Tiziano farà uscire presto una raccolta, forse inserirà dentro alcuni inediti, ma per quello che so ha da parte tantissime cose scritte da lui. Insomma, non credo che abbia bisogno del mio aiuto (ride).

Cinema: hai recitato in un episodio de L’ispettore Coliandro, ti piacerebbe tornare in quel mondo, magari dietro le quinte?

Il cinema mi affascina molto, inutile nasconderlo. Certo, non sarei capace di fare l’attore come Cesare Cremonini, se potessi scegliere opterei più per la strada della scrittura. Parlo di sceneggiature e colonne sonore.

Sei autodidatta, non hai studiato canto: oggi, a volte, coach dei talent show come Morgan e J-Ax tendono a dare importanza più alla comunicazione e meno all’intonazione. Che ne pensi?

Di base è un ragionamento che fila. Secondo me la metodologia del talent è proprio quella di scegliere non tanto chi ha un messaggio da comunicare, ma selezionare quelli che sono più bravi a far bene una cover. Forse è proprio per questo che pochi artisti usciti da X-Factor o The Voice siano riusciti a vendere tanti dischi, penso a Noemi o Mengoni.

La tua “Le band si sciolgono” era praticamente autobiografica. Oggi chi ti piace tra le band italiane?

Senza dubbio i Perturbazione. Sono davvero fortissimi, mi piace anche come scrivono, non solo come stanno sul palco. Tanti anni che lavorano bene, adesso stanno raccogliendo i frutti, Sanremo in questo è stato di grande aiuto. Toccherebbe riscoprire alcune canzoni del loro passato, ci sono tante cose belle. Personalmente, mi ha fatto molto piacere lavorare accanto a loro per “I baci vietati”, brano che hanno inserito nell’ultimoalbum.

Chiudo. Qual è la tua ‘canzone nell’armadio’, quella del passato che oggi ritorna, perché legata ad un ricordo felice?

Penso all’infanzia, anche all’adolescenza. La prima che mi viene in mente è “La canzone del sole” di Lucio Battisti. Probabilmente è la prima che ho suonato alla chitarra: era facile da eseguire, ma aveva una bellissima coda musicale.

(foto ufficio stampa)