Coez, “La strada è mia” [VIDEOCLIP UFFICIALE]

Una Roma piovosa, la stessa che ieri ha fatto da teatro alla notizia capace di sconvolgere l’universo-rap, ovvero l’arresto di Gemitaiz (LEGGI QUI). Che il genere facesse notizia non avevamo mai avuto dubbi, è infatti molto fresco il nuovissimo videoclip di Coez, valido esponente di epoca moderna che con la sua “La strada è mia” ha soddisfatto appieno le attese dei fan. Ci piace, in particolare citare il commento di Davide che, su Facebook, digita: ..io che ti seguo dal primo disco dei Circolo Vizioso sono veramente ULTRAsoddisfatto del salto di qualità che hai fatto e orgoglioso di seguirti da praticamente sempre.. Sei veramente un grande, ‘sto video è un BOMBA, complimenti continua così, per la tua strada!. Un breve messaggio in grado di riassumere l’umore di chi apprezza Coez da più di qualche tempo…

Si lavora al nuovo album

Il suo percorso può, in qualche misura, ricalcare quello del celebre Neffa, passato dal rap al pop, senza tuttavia dimenticare (anche nei fatti) le proprie “origini”. Per Coez, quello che i fan chiamano amichevolmente ‘Silvà’, un nuovo videoclip, probabilmente la fine di un percorso utile a dar vita a qualcosa di ancora più originale, maturo, consapevole. Era stato proprio lui, in questi giorni, a dichiarare: “La Strada è mia chiude il capitolo dell’ultimo disco. A breve, tra un live e l’altro, mi rinchiuderò in studio cinque giorni a settimana, per iniziare a scrivere…“.

“La strada è mia”

..cantanti morti dentro i pianoforti urlano di noi strozzano gli accordi e tu che fai? Stronza mi scordi… ho qui per te una borsa di ricordi che non vanno più via…“. La memoria, l’amore, il rimorso unito a quel senso di rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato. Coez canta le sue parole random, per ricordi random, la sua “La strada è mia” è un brano universale, non si lega unicamente al rapporto uomo-donna. Certo, spiccano espressioni forti come “Ci siamo solo incontrati a metà” e “La libertà spaventa quando è troppa, e nel complesso il videoclip è costruito bene, perché muove dal passato al presente, con le parole che immaginano il futuro ed esplodono in quell’appassionato e (quasi) rassegnato “Fammi andare via…“.

(screenshot by YouTube)

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