Zibba: “A Sanremo voglio divertirmi. Roy Paci e Finardi due fratelli” [INTERVISTA]

Di Ferro-Vallarino: ‘La vita e la felicità’. Canta Michele Bravi“. Avrebbe dovuto più o meno esprimersi così l’ottimo Ale Cattelan durante la finale di X-Factor, almeno secondo il popolo della rete, un semplice modo per rendere omaggio a Sergio Vallarino, in arte Zibba, uno dei giovani cantautori più apprezzati in circolazione, Targa Tenco nel 2012 e ora in volo verso il Festival di Sanremo, dove si esibirà tra le Nuove Proposte. Sul palco dell’Ariston salirà con i suoi fidi Almalibre e si farà dirigere da Andrea Mirò (VIDEO-INTERVISTA). Lui non fa polemiche e pensa a scrivere e cantare: “Io non sono nessuno, non aveva senso citarmi su Sky, quello non è il mio mondo…“.
Nel recente passato di Zibba collaborazioni con Roy Paci ed Eugenio Finardi (“il fratello maggiore che non ho mai avuto“), per presente e futuro il desiderio di divertirsi a Sanremo, luogo dove migliorarsi e stringere nuovi rapporti, soprattutto d’amicizia. Senza dimenticare il sogno, quello di potere, un giorno, duettare con Tom Waits: un punto di riferimento per Sergio che, in coda, mi stupisce e cita un personaggio che mai avrei immaginato. Ah, dimenticavo, lui scrive cose come questa: “Odio quando a letto siamo meno simili a due amanti, piuttosto due ricoverati uniti dalla stessa sorte, dal comune intralcio della stessa malattia…“.

Ora che vai a Sanremo, perderai l’abitudine di scrivere anche per altri artisti?

Ti posso dire che c’erano un paio di progetti legati ad alcuni Big, mi hanno contattato ma il tempo è stato davvero un tiranno in questi mesi per cui non se n’è fatto nulla. Detto questo, confermo che mi piace moltissimo lavorare per altri, non solo per me: ti fa crescere pensare e scrivere per una testa e una voce che non sia la tua, in quei casi tocca assumersi responsabilità diverse…

A settembre Fabio Fazio aveva detto di pensare a un Festival non troppo lontano da Tenco e dalla canzone d’autore: è lì che hai cominciato a sperare…?

Di certo questo è stato uno dei tanti fattori che ha influito sulla decisione (mia e degli Almalibre) di presentare un pezzo alla Commissione, ma non credo proprio che ci abbiano preso per il solo fatto di aver vinto la Targa Tenco. Non dimentichiamo che sia Sanremo che il Tenco sono due ‘creature’ di Amilcare Rambaldi, uno che ha cambiato l’Italia dal punto di vista musicale.

Sanremo è anche una gara: chi ‘temi’ di più?

Sì, lo so, è una competizione, ma non la vivo in quel modo: a me interessa andare lì per divertirmi, per stringere più rapporti possibili, e non parlo di discorsi professionali, voglio farmi almeno dieci nuovi amici. Spero vinca chi ha dimostrato di avere qualcosa da dire, la musica è soprattutto un messaggio.

“La vita e la felicità”: Michele Bravi l’ha cantata e Tiziano Ferro l’ha un po’ modificata…

In origine il brano era stato pensato proprio per Tiziano: in seguito lui è stato molto bravo ad adattarla per un ragazzo di 18 anni. Ha cambiato alcune parole, il mio testo era più “da uomo”, diciamo così. Ha svolto un lavoro esemplare, si è dimostrato ancora una volta artista degno di rispetto.

..ti è dispiaciuto che a X-Factor nessuno abbia fatto il tuo nome al momento di presentare quella canzone…?

Guarda, non sono Giuliano Sangiorgi, è normale che il mio nome non venga fuori in un contesto come quello. Dopotutto X-Factor è un mondo più vicino a gente come Tiziano Ferro, è normale che per quella gente io possa anche non esistere, ma va benissimo così. E’ un po’ come il disco (“E sottolineo se”, ndr.) che ho fatto per omaggiare Giorgio Calabrese: gli autori stessi sono il sale della musica, Giorgio era uno dei migliori.

Ti chiedo tre aggettivi per tre artisti con i quali hai collaborato: Roy Paci, Federico Zampaglione ed Eugenio Finardi

Beh, Finardi è il fratello maggiore che non ho mai avuto: quando ci sentiamo è sempre molto gentile, so che in giro parla bene di me, questo mi riempie d’orgoglio. Zampaglione è stato fondamentale perché una volta, durante un concerto a Roma, mi ha preso da parte e mi aperto gli occhi su quello che dovevo fare nella vita: poche cose, poche parole che mi hanno indirizzato. Lo ringrazio ancora. Roy Paci è un altro fratello, quando mi vede mi riempie di pizzicotti e carezze sul viso, musicista raffinato e persona alla mano.

A proposito di Finardi: è stato duro ballare con lui in “Asti est”? Avete provato?

No, con lui nessuna prova. E’ arrivato sul set e ci siamo messi a “ballicchiare”. E’ stata un’esperienza deliziosa, la presenza di Eugenio e dei Turbolenti ha dato lustro al video, ma, credimi, abbiamo avuto grandi difficoltà a girare tutto in piano sequenza, nonostante ci fossero mezzi da professionisti.

Perdona la stupidata: è un caso se tutti gli Almalibre hanno la barba?

(ride) Difficile trovare una risposta… È come quando scegli il motorino, perché ce l’hanno tutti i tuoi amici. Siamo una squadra, è sembrato quasi naturale essere un po’ simili tra noi. Lo confesso, mi hai spiazzato… (continua a ridere)

Ok, torniamo seri: come mai la scelta di affidarti ad Andrea Mirò per la direzione d’orchestra all’Ariston?

La stimo da sempre, Roberta è una persona speciale, riesce sempre a darmi vibrazioni super positive. Ci siamo visti e sentiti negli ultimi giorni: dobbiamo accordarci per gli arrangiamenti, siamo a buon punto. Non finirò mai di ringraziare Fabio Gallo, il mio manager, è lui che me l’ha fatta conoscere.

Facile per me il salto da Andrea a Enrico Ruggeri: tempo fa mi ha detto che noi italiani siamo i più bravi a scrivere testi di canzoni. Che ne pensi?

Ogni progetto musicale, che sia un artista o una band, non va da nessuna parte se non riesce a mettere insieme, e bene, quei due elementi che sono musica e parole. Credo che una canzone, di base, debba possedere un messaggio forte: questo non significa essere pesanti, anzi! E’ possibile anche divertire e far riflettere il pubblico, abbiamo avuto tanti maestri.

Tipo?

Gaber, Jannacci. Anche Bob Marley. Diceva cose toste, ma faceva anche ballare. Oppure Tom Waits, alcuni suoi testi erano divertenti e colmi di poesia. Penso anche al primo Ligabue: grande rock e belle parole insieme.

Hai 35 anni mi pare, come mai negli ultimi 10 non hai mai pensato all’ipotesi Talent Show?

Come ho detto prima, quello non è il mio habitat, io non sono un personaggio pop, sarei quasi “scomodo” in televisione. Di certo, ogni talent rappresenta una grossa possibilità, ma bisogna sempre avere qualcosa da dire, altrimenti dopo ti tocca fermarti…

Nel 2014 un nuovo disco per te e gli Almalibre? Ci sarà qualche featuring?

Il sogno sarebbe, un giorno, lavorare accanto a Tom Waits. Anche tra dieci anni. Nel nuovo album risuoneremo le nostre canzoni più note (e anche quelle meno note), inserendo almeno altri due inediti, oltre alla canzone del Festival. Poi, magari nel 2015, ci sarà spazio per un disco di inediti: voglio farlo bene, non amo le cose improvvisate…

Chiudo: la tua “canzone dell’armadio”, quella che ascoltavi da ragazzino e ancora oggi ti viene voglia di suonare e/o canticchiare nei momenti di relax

C’è un film che mette insieme tante mie passioni, “I soliti ignoti”. Un brano jazz composto dal grande Piero Umiliani, proprio il tema del film, s’intitola “Gassman blues”. Mi piace concludere dicendoti che lì recita anche Totò: non tutti sanno che lui, con il suo genio, ha ispirato buona parte della mia vita e della mia carriera.

(foto Uff Stampa)