Un capannello di fan: non solo teenager, anche donne di mezza età. Siamo a Roma, Auditorium della Conciliazione, ingresso artisti. Manca poco al concerto di Fabrizio Moro, sold out per un evento molto atteso, soprattutto dopo il trionfo (4.000 spettatori) di pochi mesi fa a Villa Ada per la rassegna “Roma incontra il mondo”. Prima di andare in camerino qualcuno mi chiede di salutare Fabrizio, di mandargli un abbraccio. Sento la responsabilità, filtro impotente tra i fan e il loro beniamino.
La sua accoglienza è perfetta, da vero padrone di casa: un bicchiere di vino rosso è antipasto ideale di una lunga chiacchierata…
Fabrizio Moro: “Vasco e il Califfo, due grandissimi artisti“
La stima per Noemi ed Emma Marrone, l’amore per Vasco Rossi, un pensiero per Franco Califano. E’ solo un piccolo estratto dell’intervista con Fabrizio Moro, comodo sul divano del suo camerino prima di calcare il palcoscenico dell’Auditorium. Quella che sta per cominciare sarà una serata speciale, impreziosita dalla presenza di amici e colleghi come Pier Cortese, che duetterà con Fabrizio sulle note di “Questa canzone (Meravigliosa)” e, soprattutto, il leader degli Stadio Gaetano Curreri: in questo caso sarà più tardi immensa l’emozione del pubblico, all’ascolto di “Eppure mi hai cambiato la vita”.
Uno degli ultimi successi di Fabrizio Moro è “L’eternità”, accompagnato – tra l’altro – da un azzeccato videoclip (GUARDALO QUI). Non può che essere questo uno dei passaggi più significativi della nostra informale conversazione: “Non ho ancora capito chi sia l’oggetto della dedica, adesso penso a mia figlia che è nata da poco, in futuro non so…“. L’artista di San Basilio è anche uno degli autori più validi di ultima generazione, la sua “Sono solo parole” (interpretata da Noemi) fu la vincitrice morale al Sanremo 2010, inutile negarlo. Tornando su Califano, Fabrizio mi confida di essere già stato accostato al cantante scomparso alcuni mesi fa, anche se in maniera quasi “offensiva”: un giornalista molto noto (nessun nome da parte mia, neppure sotto tortura) dipinse un paragone di natura squisitamente estetica, finendo per scivolare nella più classica presa in giro.
Fabrizio Moro è molto di più di un cappello e qualche tatuaggio: se la musica italiana è ancora oggi la più bella al mondo, per la profondità e la pienezza dei testi, un po’ di merito va certamente anche a lui. Che canta anche bene, gli applausi di Roma sono la prova.
(foto by kikapress.com)