E’ una storia come tante. Alcune finiscono bene, altre cambiano direzione. Quattro ragazzi si ritrovano al liceo e decidono di formare una band: il “Galileo Galilei” di Milano ha visto nascere i Finley e da lì in poi, armati di chitarra e batteria, hanno deciso di conquistare il loro personale palcoscenico. Dieci anni di concerti (anzi, di più) per Pedro e i suoi che continuano a far notizia anche per attività apparentemente slegate dall’universo musica: dalla sigla di “Undici”, programma sportivo di Italia 2 a, soprattutto, “Kiss Kiss My Ass”, brillante finestra radiofonica dell’omonima emittente. Lui, al Galilei lo conoscevano come Pedretti Marco, ha le idee chiare, è grato a Cecchetto (“il più veloce di tutti“) e Edoardo Bennato (“umile e tosto“), non pensa a Sanremo e si gode il grande amore dei suoi fan (sui social sono oltre 100.000). Non condanna i talent show, pur destando perplessità sull’assenza nel nostro paese di veri spazi per la musica live. In coda mi cita un giro di basso da applausi: promosso a piani voti…
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Pochi giorni fa un concertone Milano: me lo racconti?
Al Factory una serata straordinaria, al di là di ogni retorica. Siamo tornati a suonare nei club dopo la parentesi dei concerti estivi, a Milano addirittura mancavamo da marzo, dal raduno nazionale. Abbiamo ritrovato Roberto Brogi, violinista eccelso, e Andrea Rock di Virgin Radio. Con lui una bella amicizia legata anche a una buona causa…
Ti ascolto, dimmi..
Circa tre anni fa Andrea ha ideato un progetto no profit, “Punk Goes Acoustic” (PGA), mettendo insieme diversi musicisti della scena rock milanese: noi, come The Wet Dogs, This Grace, Rosko’s e Bid Zogo, a proporre in chiave acustica i classici del genere punk.
Prossime cose in uscita?
Stiamo lavorando tanto, anche se veniamo da un anno ricco di impegni: tra un mesetto o giù di lì uscirà una cover punk rock di cui adesso non posso anticiparti nulla, ci teniamo molto perché anche questa è legata al PGA: i proventi saranno devoluti all’associazione “L’isola che non c’è”.
Red Ronnie mi ha detto che oggi i giovani musicisti dovrebbero perdere meno tempo sui social e stare di più sul palco o in studio…
Red dice bene, la vedo quasi come lui: Twitter e Facebook sono uno strumento bellissimo perché ti aprono al dialogo diretto con i fan, se ci pensi è una grande rivoluzione. Per il resto, ammetto che a me hanno un po’ stufato, forse dovremmo limitarne l’uso. Il problema vero è che diventa sempre più difficile trovare spazi per la musica, ormai ci si sposta verso dj set, anziché investire sulle band. Economicamente conviene, eccome…
L’incontro con Edoardo Bennato: cosa vi ha insegnato?
Un grande, più di quanto pensassi. Ricordo la nostra idea di fargli ascoltare una cover: gli piacque subito, poi decidemmo di fare un brano insieme a lui, ci diede quasi carta bianca. E’ un artista umile, curioso, stimolante, non dimentichiamo che è stato il primo cantante italiano a riempire San Siro.. Più di 60 mila persone ed era ancora il 1980..
..e Claudio Cecchetto? Hai un aggettivo per lui?
Penso subito alla sua incredibile velocità , Claudio va al triplo rispetto alle altre persone: se gli dai o gli dici una cosa, lui sa immediatamente come completarla. E’ geniale, oggi come ieri.
Muse, The Killers o Blink 182? Dove guardate?
Noi, storicamente, guardiamo al power pop delle grandi band californiane. Tra i nomi che mi hai fatto, certamente metto in testa i Blink, sono un punto di riferimento, mentre i Muse costituiscono quasi un caso di studio, soprattutto per i live che sono capaci di costruire, pur essendo soltanto in tre sul palco. Mi piacciono moltissimo i Foo Fighters, forse sono loro quelli che mi affascinano di più.
Due giorni fa gli MTV Europe Music Awards: voi avete trionfato più di una volta, come avete vissuto quell’esperienza?
Ci siamo stati nel 2006 e nel 2008: non è cambiato nulla. Mi spiego meglio, per noi motivo d’orgoglio fare bella figura in un contesto del genere, ma bisogna riconoscere che da anni il trend mondiale è quello di prediligere l’entertainment alla musica. Vado oltre: una volta il rock era quasi uno stile di vita, oggi è stato sostituito dai rapper e dalla dance e la massa preferisce lo spettacolo all’ascolto di un concerto.
Gradevolissimo il vostro videoclip LEGO “Legends of Chima”: ti sei sentito un po’ supereroe?
Mi ha sempre affascinato l’universo Lego, già a due anni ero fan della Duplo, pensa! (ride). E’ stato bellissimo, ci siamo ritrovati a fare i testimonial della più grande campagna mondiale mai promossa da Lego! Tre brani, “Unleash the power”, “Day of glory” e “Horizon”.
Ti piace di più cantare in inglese?
Al primo posto metto sempre l’italiano, anche se non ho preferenze o preclusioni. Inutile negare che la nostra lingua dà la possibilità di metterti a nudo, di fare ‘arrivare’ un messaggio personale.
[nggallery id=131 images=5]Abbiamo detto di Bennato, oggi c’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?
Domanda difficile: posso dirti che guardo con tanta stima e curiosità ai “Queens of the Stone Age” e ai Ministri: mi piace molto la ‘rabbia’ che questi mettono sul palcoscenico. Non ho la puzza sotto il naso e ammetto di apprezzare tanto quello che fa Fedez: non scrive roba per ragazzini, è uno che ci sa fare. Può tranquillamente fare le scarpe a rapper di 30 o 35 anni.
Sanremo 2014? Ci provate? Forse 5 anni fa non eravate pronti per l’Ariston, che dici?
E chi ha il tempo! (ride) Il 2013 è stato un anno ricco, impegnativo, abbiamo scritto 25 pezzi, realizzato due dischi, oltre alle collaborazioni con la Lego e i progetti del PGA. Oggi siamo artisti indipendenti, non siamo più legati a una major, per cui dobbiamo badare a diversi aspetti, non solo cantare e suonare. Per il resto, hai ragione: al Festival saremmo arrivati più pronti oggi, nel 2008 ci siamo lanciati, ma quella era una cosa più grande di noi…
Chiudo: la tua ‘canzone nell’armadio’, quella che canticchiavi da ragazzino e che oggi torni a fischiettare nei momenti di relax
Pochi dubbi: sigla di testa e brano portante del film “Le Iene” di Quentin Tarantino: credo si chiami “Little Green Bag”, giro di basso inconfondibile. Davvero bella.
(foto by facebook)








