Red Ronnie: “Nel 1994 rifiutai Rai 1, oggi il Roxy Bar va su Streamit” [INTERVISTA]

Quando io giocavo coi soldatini, lui già faceva (bene) questo mestiere. Esisteva una cosa che si chiamava “Roxy Bar”, mi piaceva perché c’era buona musica, semplicità e tanto colore. Oggi i miei soldatini sono giù in cantina, siamo ancora qua e Red Ronnie resta un modello da seguire.
La passione, l’impegno, la sincerità, la competenza: sono i punti cardinali di chi si affaccia a questo mondo, non si scappa. Il suo bar era (ed è) un punto di riferimento per gli artisti, noti e meno noti: un po’ come l’Edicola di Fiorello mostra la parte più spontanea della gente, di chi non ama prendersi troppo sul serio e, quindi, “giocare”.
Roxy Bar è tornato, tanti anni dopo la sua chiusura, è tornato a fare musica sul web, su Streamit, la rivoluzionaria piattaforma hd che sa fare tv sul tappeto della tastiera. Gabriele Ansaloni (questo il suo vero nome) ne ha tante da raccontare e allora “andiamo, andiamo, andiamo a cominciar“, come cantava la Carrà…

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Ci risiamo, Red…!

La storia parte da Videomusic, nel frattempo diventata TMC 2: la frequenza fu ‘occupata’ dalla neonata MTV, i cui dirigenti mi avevano rassicurato sul destino del Roxy Bar. Il problema è che volevano cambiare tutto e così ci fermammo lì: sai, eliminato il Roxy Bar si è anche eliminato un ‘termine di paragone’, nel tempo sono iniziati a nascere alcuni cloni, la stessa MTV aveva “Supersonic”, dalla Dandini (Rai 3, ndr.) andavano a suonare anche gruppi emergenti…

..ma tu non ti sei mai fermato…

Certo che no, la musica è la mia vita. La storia sarebbe lunga, ricordo il Tim Tour nel 2001, dove ho contribuito all’ascesa di talenti veri come i Negramaro, in seguito ho anche provato a gestire dei locali a tema: il vero problema era che a fine serata nessuno era ubriaco, un fallimento per i proprietari…

Come ti è venuto in mente di riaprire il vero Roxy Bar?

I motivi sono tanti, pensa che una volta Jovanotti mi ha detto: “Apriti un canale tutto tuo, con gli archivi che hai non hai altra scelta, sei tu il format!“. E dire che 20 anni fa, o quasi, mi chiamò Rai Uno per aprire le porte al Roxy Bar: la verità è che da quelle parti non gliene fregava nulla del format, interessava solo uno come De Gregori che portava in alto lo share. Non avevano voglia di promuovere gli emergenti e così non se ne fece nulla…

Come si sta a Streamit?

E’ la vera rivoluzione, non è web-tv, è sia web che tv. Il posto ideale per proporre cose nuove, intelligenti. Alla base tocca sempre fare conti e sacrifici, certo: proprio come feci io nel 1992, quando decisi di vendere la chitarra di Jimi Hendrix per racimolare un po’ di quattrini, oggi mi sono privato di altri oggetti e dischi da collezione. E’ la mia riconoscenza nei confronti della musica, mi ha dato denaro e fama…

Insomma, ti ha dato tutto…

No, bravo, non proprio tutto, anzi: quando conducevo “Rotonda sul mare” ero in gran spolvero, ma stavo malissimo, era come se mi mancasse qualcosa. Una volta il Ministro della Cultura di Cuba mi ha detto: “Il modello capitalistico è fallito perché non da’ felicità“. Aveva ragione! Pensa, Berlusconi voleva che io facessi quello che poi ha fatto Gerry Scotti, ma non era quello il mio ruolo, avrei sofferto tanto.

Cosa ci aspetta per la puntata di domani sera? C’è Emma, vero?

Io non ho mai amato i talent show, sono un bellissimo karaoke, ma Emma Marrone è certamente il miglior talento uscito fuori da programmi di quel genere. Lei insieme con Noemi, che stimo da morire. Emma è brava, lo sappiamo tutti, ma la cosa bella è che oggi incarna il sogno di tanti giovanissimi, per questo è bello averla ospite in studio. A modo suo è un esempio, un bell’esempio.

Da Morandi a Jovanotti: parliamo delle loro recenti esperienze in tv

Con Gianni feci una cosa su Italia 1 nel 1989, lui è sempre stato uno vero, sincero. E la musica ha bisogno di sincerità, altrimenti non arriva. Non basta saper cantare, soprattutto quando devi portare la musica in televisione. Su Lorenzo il discorso è un po’ più lungo…

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Sono qui, ti ascolto

Il programma di settembre su Rai Uno: la decisone è stata presa all’ultimo momento, Giancarlo Leone, che stimo molto, parlò con Lorenzo durante l’ultima data del tour, a Torino. Si sapeva che tutto quello sarebbe diventato un dvd, un prodotto da vedere, ma il linguaggio ‘da dvd’ non poteva sposarsi con il pubblico della Rai.

Jovanotti, ormai, è maestro del web

Senti questa, mi ha telefonato dopo la messa in onda del programma, ci siamo visti da me, abbiamo organizzato uno speciale con lui e su di lui: numeri da capogiro, 1.300.000 di ascolti (circa 150.000 in replica). Se calcoliamo anche i risultati on demand, andiamo oltre quota 3 milioni, più di Rai Uno. Questo non significa che l’idea di Leone fu un flop, anzi lodevole il suo tentativo, so anche che lui avrebbe preferito la diretta e non il programma così montato.

Un anno fa abbiamo premiato “Ecco” di Fabi come disco dell’anno: sei d’accordo sulla scelta? Quest’anno tocca a Bersani, che dici?

Fabi lo stimo fin dagli inizi, ottimo musicista, persona vera, un ‘lavoratore’. Fa cose originali sia in studio, sia quando si presenta sul palcoscenico: mi piace, perché è uno che sa collaborare, aprirsi agli altri. Il paragone che fai con Bersani è certamente calzante, disco davvero bello. Questa è arte, ragazzi…

Diciamo la verità, il Roxy Bar è un programma radiofonico, mascherato da format tv, vero?

Assolutamente! E’ dal 1992 che è così, è un caso che ci siano le telecamere: già allora dissi a tecnici a registi di pensare tutto in questa direzione radiofonica. La verità non ha bisogno di trucchi, io sento di fare radio anche adesso, per me è la stessa cosa. La stessa sensazione la provo quando su “Roxy Bar Tv” racconto un disco, partendo dalla storia di quel vinile, fu un suggerimento di mia figlia, quella di 22 anni. Azzeccatissimo.

UK e USA: siamo davvero così lontani dal loro mondo? Inferiori?

Non la penso così, anzitutto i testi che abbiamo noi loro se li sognano. Non è una mia impressione, è un dato oggettivo, in soccorso ci viene Peter Christopherson: ricordo quando gli feci ascoltare “C’è chi dice no” di Vasco.. All’inizio, quasi, la liquidò con un “è un bel rock, ma nulla di particolare“, poi gli ho tradotto il testo ed è impazzito, mi disse: “mai sentite cose così profonde, parole straordinarie!“. Adoro Bob Dylan, ma all’estero continuano col citare quel verso, “la risposta è nel vento“, noi abbiamo fatto molto di più e ancora oggi siamo superiori.

Prima di chiudere, visto che mi sta molto a cuore, parliamo degli emergenti: la tua ricetta…?

Ti rispondo, ampliando un concetto del mio amico Claudio Cecchetto. Lui diceva che i nuovi talenti dovevano perdere meno tempo su My Space. Oggi credo che debbano stare più attenti ai concerti dal vivo e dare meno importanza a Facebook, Twitter e YouTube. La musica vive solo dal vivo, è lì, nei locali, che può nascere qualcosa, soprattutto quando non trovi gestori inclini solo al concetto di cover band…

Esiste una canzone chiusa nell’armadio? Una di quelle che ritorna dal tuo passato, di tanto in tanto? Insomma, cosa ti ritrovi a canticchiare nei momenti di relax?

Ce ne sono tre o quattro, ma la prima che mi viene in mente è senza dubbio “Povera piccola” di Gianni Morandi, mi metteva tanta malinconia e ancora oggi mi ritrovo a canticchiarla…

(foto by Uff. Stampa)