Uno dei live più belli degli ultimi anni. Sul palco la voglia di fare musica, di improvvisare, di divertire (divertendosi). Chi è Max Gazzè? E’ fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione: questa espressione, cara a Mario Monicelli e ai suoi “Amici”, ci riporta al concerto del 5 luglio, Rock In Roma all’Ippodromo di Capannelle e un artista, Max, che resta in scena oltre due ore pur di festeggiare insieme al pubblico il suo compleanno. La volontà è farle tutte quelle canzoni, mostrandone un’anima tanto rock quanto delicata, feroce e romantica allo stesso tempo. E, così, lo vedi direttore d’orchestra quando si agita dolcemente con lo sguardo rivolto al quartetto d’archi Euphorìa (“L’origine del mondo”), oppure in un clamoroso gran finale, con “Una musica può fare” che diventa capolavoro, impreziosita dalla presenza della P-Funking Band.
Un pensiero per Serena Abrami e Levante, la nuova musica italiana con cui ha avuto e avrà a che fare, tanta stima per Duccio Forzano, l’amicizia con Niccolò Fabi e una frase finale, di per sé già molto musicale (“Per esempio non è vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento“), che chiude la nostra chiacchierata: quando il ricordo porta il nome di Sting…
MAX GAZZE’ @ ROCK IN ROMA – GUARDA LE FOTO DEL CONCERTO
Max Bucci, direttore artistico di Rock In Roma ha detto: “Springsteen è un sogno che si avvera, Gazzè è la vera novità di quest’anno”
In questa edizione Silvestri ed io siamo stati due “outsider”. Per me il 2013 ha rappresentato un momento di grande esposizione, grazie a “Sotto casa” e “I tuoi maledettissimi impegni”. Diciamo che ho fatto la doppietta, due gol nella stessa partita! (ride) Guardandomi dall’esterno, vedo un Gazzè che ha cercato di migliorare il suio spettacolo, offrendo del rock misto a dinamiche diverse dal solito.
Da Dedo, l’uomo dei fiati, alle fanciulle del quartetto Euphorìa: quanta cura per la parte musicale…
Sai, il mio batterista è il compagno di una delle ragazze: un giorno mi ha fatto vedere sul web alcuni spettacoli del quartetto e così mi sono deciso a contattarle. Sono affiatate, perfettamente intonate, si alzano e ballano mentre suonano: un quartetto d’archi che suona come un’orchestra da camera, incredibile. Dedo è un grandissimo talento, l’elemento jolly, bravissimo musicista che si presenta da solo: basta vederlo e ascoltarlo.
Hai iniziato nel ’99 a Sanremo: può il Festival essere ancora un trampolino di lancio per i giovani?
Sanremo sarà ancora a lungo un punto di riferimento: chi vince X-Factor, poi, approda spesso all’Ariston. Più in generale, conto sul miglioramento della struttura dei Talent Show. Come sai, il cantautore sarà tra le novità di X-Factor USA. Il nostro Festival dà ancora molta notorietà, utile per i giovani e utile anche per noi “vecchietti”, perché regala visibilità a tutti i nostri progetti.
Ottima idea quella di coinvolgere la P-Funking Band: come e dove li hai conosciuti?
Con loro, ma non solo, è una collaborazione nata spontaneamente. Ci siamo conosciuti durante una diretta di Radio Due, da Piazza del Popolo: mi sorpresero suonando “Sotto casa” in stile “marching band”. Così, li ho invitati a Rock In Roma: più avanti, forse, saranno con me anche a Milano. Ne è uscita fuori una versione balcanica che, con tutto il rispetto per Elio, non ha annoiato nessuno! (ride)
Tempo fa Serena Abrami apriva i tuoi concerti, adesso toccherà a Levante: sono molto diverse?
Sono curioso di conoscere bene la musica di Levante, mi sembra una ragazza interessante, al di là del bel tormentone di queste settimane. Serena ha fatto un suo percorso preciso, ama la musica d’autore, ma è partita anche lei da X-Factor: poi ha conosciuto Fossati e ha portato a Sanremo un bellissimo brano scritto dal mio amico Niccolò (Fabi, ndr). Quand’ero agli inizi io aprivo i concerti di Battiato: ora mi fa molto piacere dare a questi ragazzi la possibilità di suonare davanti a un grande pubblico, per me è davvero un piacevole impegno.
A Rock In Roma abbiamo apprezzato l’idea di dare spazio a un ospite talentuoso come Il Cile: altri guest nel tour?
A Roma ci doveva essere proprio Niccolò, ma purtroppo era a Rimini. Io adoro improvvisare, vado matto per la formula delle jam session. Se chiamo Vasco Rossi forse rifiuta l’invito, ma dipende sempre dal momento: non conviene farsi problemi, mettere in mezzo case discografiche o uffici stampa. Basta fare una telefonata…
Dopo l’esperienza con Papaleo in Basilicata Coast To Coast, ti rivedremo al cinema?
A me piace molto recitare, in teatro ho fatto tante cose: è vero, non sono un attore a 360°, non posso andare a fare provini per le fiction, ma sarebbe bello fare un cameo, interpretare ruoli interessanti, facendo il “carattere”, non il protagonista. Magari anche con il mio amico Duccio Forzano, perché no!
Esiste un brano della tua adolescenza che ritorna nei momenti di relax? Magari a casa o nel backstage di un concerto…
Penso all’attualità, a Sting che suona a Roma, a due passi da casa. Penso alla fine degli anni ’70, quando rompevo le scatole ai miei genitori con il tormentone-finale di “Message in a bottle”. Forse anche per questo quel loro “Sending out an SOS” è entrato di prepotenza nella mia testa. Dopo tanti anni l’ho fatto mio, involontariamente, con il verso reiterato di “Cara Valentina”: hai presente quando canto “per esempio non è vero che mi dilungo spesso su un solo argomento…“?. Beh, quella roba è un po’ Police: loro sono stati un punto di riferimento per tutta la mia generazione.
(foto by kikapress.com)