“Di donne brave ce ne sono già tante, il mondo musicale ha fame di uomo. Anche perché quelli emersi di recente – penso a Mengoni – non hanno la classica voce maschile…“. Un passaggio, breve, ma significativo dell’intervista concessa da Timothy Cavicchini a Vanity fair. Come chi? Timothy, il tatuato palestrato di The Voice Of Italy: dopo aver convinto i coach alle Blind Auditions e alle Battles, anche il pubblico ha mostrato di gradire le sue performance, regalandogli – attraverso il televoto – la possibilità di andare avanti nella contesa canora di Rai Due. Un rocker, un urlatore, uno che da ragazzino suonava il pianoforte e sposava una donna più grande di lui. Uno che Pelù ha definito “ragazzo con un gran cuore”, uno che tra Red Hot Chili Peppers e Nirvana stupisce da tempo nei suoi live in giro per i locali alla moda. Uno che, infine, ama mascherarsi il viso come fosse un “Kiss” mancato…
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Se Giorgio Gaber fosse vivo, forse direbbe di Timothy “Come fa uno che perde tempo con palestra e tatuaggi a convincere qualcuno da un palcoscenico?”. Ma non è detto, le persone intelligenti hanno sempre una seconda lettura. Sul palco di The Voice è passato con semplicità da “Sweet child o’mine” dei Guns’n’Roses a “Senza parole” di Vasco, convincendo – a dir la verità più in inglese che in italiano. L’aria del bullo di periferia, il gigante muscoloso dal cuore tenero, quello che fa paura ma non fa male, insomma. Rabbia, grinta e determinazione sono dalla sua parte, anche se già in molti su Twitter lo hanno preso di mira: chi gli consiglia di presentarsi ai provini del Grande Fratello (se mai tornerà), chi si diverte a definirlo simpaticamente “Er mutanda“, che dopo “Er caldaia” di X-Factor ci sta proprio bene.
Noi abbiamo detto la scorsa settimana che la sua presenza alle Battle, complice il ring, ha tramutato il format in una versione riveduta e corretta di “Wrestlemania“. Chi conosce la lotta libera americana non farà fatica a paragonarlo a gente come Ultimate Warrior o Sid Justice. Musicalmente parlando il pensiero può andare a Jon Bon Jovi, ma se pensiamo all’Italia e agli urlatori con presenza scenica e fisicità da vendere, beh, il nome è quello di Adriano Pappalardo. Immaginate una cover rock di questo pezzo. Chissà cosa ne pensa Timothy…
(foto by sergio da re)