Fabrizio Moro: “Sono meno incazzato. Questo album è la parte più positiva di me”

Fabrizio Moro è attualmente in giro per l’Italia a presentare il settimo album in studio dal titolo Via delle Girandole 10. Il nome è quello della strada di Montalto Di Castro che l’artista ha percorso per circa due mesi durante la fase di pre-produzione per smaltire le arrabbiature e per assaporare le gioie della sua ennesima fatica. E’ un disco che cerca di avvicinarsi alla magia sonora, alla personalità e allo stato d’animo dei cd con cui è cresciuto, come quelli di Antonello Venditti, di Lucio Dalla, di Renato Zero e di Lucio Battisti. Moro vuole sottolineare in questo modo l’essenzialità del pensiero musicale e tornare alle origini. Fabrizio è cambiato, ma non rinnega affatto il passato. Nel primo singolo Acqua è racchiuso tutto l’amore per i figli e per i suoi fan che l’hanno sempre sostenuto.

Il tour farà tappa a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione venerdì 17 e sabato 18 aprile e poi proseguirà il 19 al Teatro Acacia di Napoli, il 24 al Teatro Dal Verme di Milano, il 25 al Teatro Puccini di Firenze ed infine il 9 maggio al Teatro Massimo di Pescara.

Presenterai il tuo nuovo lavoro per la prima volta a Roma. Che effetto fa tornare a casa?
Sono felicissimo, anche perché la prima data sarà sold out e quindi mi aspetto una grande accoglienza da parte del pubblico. Allo stesso tempo ho un po’ di timore, visto che non è facile calcare un palco come quello dell’Auditorium della Conciliazione. E poi ovviamente sono curioso di capire come andrà.

Cosa provi prima di salire sul palco per un’esibizione?
Beh, è molto complicato spiegare a parole la miriade di emozioni che scorre in me. Sicuramente penso al passato, alla mia prima ragazza, a quando ho fatto concerti in club o scantinati con pochissima gente. Non bisogna mai dimenticare le proprie radici. Per questo motivo tengo sempre a mente tutto ciò che mi è accaduto fino ad oggi.

A proposito di Roma, tu ami molto il calcio e hai scritto anche una canzone che si chiama La partita.
L’idea di questa canzone è nata quando ho incontrato i genitori di Gabriele Sandri (tifoso della Lazio ucciso nel 2007 da un agente di polizia, ndr) durante il Roma Rock Festival. Spesso i giornalisti parlano del calcio sottolineando l’aspetto più macabro, ma non è vero che i tifosi sono tutti violenti. Gli ultrà non fanno sempre casino. Io vado spesso allo stadio e ho imparato anche a stare zitto. Il brano è rimasto nel cassetto per diversi anni. Non riuscivo a terminarlo. Poi quando lo scorso anno è venuto a mancare Ciro Eposito (il tifoso del Napoli ferito a Roma prima della finale di Coppa Italia, ndr) ho avuto una spinta in più per finirlo.

Che tifoso sei?
Sono un tifoso del calcio in generale. In realtà non ho una fede vera e propria. Quando c’è Roma-Juve preferisco i giallorossi, ma se c’è il derby ovviamente tifo Lazio. I miei parenti sono tutti della Roma e per questo motivo da piccolo ho deciso di andare controcorrente. Quando guardavamo insieme le partite a casa mi annoiavo e così l’ho fatto per avere un po’ di sana competizione. Amo questo sport ed infatti seguo anche il campionato francese, quello spagnolo. Sicuramente è la mia più grande passione dopo il canto e dopo il cinema.

Qual è il tuo regista preferito?
Adoro i thriller ed in particolar modo quelli di David Fincher. Guardare un film mi aiuta a staccare la spina e a non pensare al mio lavoro. Sono praticamente assuefatto dalla musica. In ogni momento penso ad un nuovo testo o ad una melodia. Invece con il cinema vado in un altro mondo. Dei registi italiani preferisco Carlo Verdone e mi piacerebbe anche scrivere la colonna sonora per un suo film. Ditelo a Carlo, lancio l’appello!

Nell’album c’è una canzone che si chiama Buongiorno papà e parla del rapporto difficile proprio con tuo padre.
Ci rispettiamo tanto e poi adesso io sono padre e lui nonno, quindi le nostre vite sono cambiate. Lui non mi ha mai parlato apertamente. Nemmeno dopo aver ascoltato questa canzone ha dato un suo giudizio. Devo dire che ho avuto un po’ di imbarazzo a tornare a casa dopo la pubblicazione dell’album. Sapevo che mia madre l’aveva comprato e che anche lui aveva ascoltato tutto. Però non ha commentato. Ha sempre pensato alle cose pratiche e ha dedicato tutta la sua vita al lavoro. Io sicuramente farò altri errori con i miei figli, ma cerco di stare vicino a loro il più possibile anche se con questo mestiere è molto difficile.

E se da grandi volessero fare i cantanti?
Consiglierei loro di non farlo! Al giorno d’oggi ci sono meno possibilità per sfondare nel mondo della musica. Per apparire in televisione ci vuole poco tempo, ma durare nel tempo è difficile. Quando sono stato ospite ad Amici ho consigliato ai concorrenti di imparare a suonare uno strumento musicale, come per esempio la chitarra o il basso e di fare più concerti possibili. Le sfide vere sono quelle lontane dalla televisione. La popolarità non è sempre sinonimo di successo.

Hai paura delle critiche?
In passato ero più istintivo e quindi mi arrabbiavo facilmente se qualcuno dava giudizi negativi sul mio lavoro. Ora però è diverso. Ho trovato un equilibrio che anni fa non avevo. Sicuramente sono meno incazzato! Sono maturato. Anzi. Qualche giorno fa ho compiuto quarant’anni, quindi sono un vecchietto! Bisogna accettare il fatto che non si può piacere a tutti.

Qualche settimana fa su Facebook c’è stata una polemica riguardo la tua partecipazione ad Amici di Maria De Filippi.
Per diverso tempo sono stato lontano da questo sistema e così mi hanno giudicato male per l’apparizione nel pomeridiano. Non sono stato incoerente. Penso che sia necessario andare ovunque per avere la possibilità di comunicare a più persone possibili. Il concerto del Primo Maggio è figo, mentre Amici o The Voice sono trash? Non è affatto così. L’importante è essere sempre se stessi in qualsiasi situazione. Non sono andato dalla De Filippi per guadagnare più soldi, ma semplicemente per presentare il disco a chi magari non mi conosceva ancora.

In passato però hai criticato spesso i talent show.
E’ vero. Sono stato ostico per tanti anni. Non ero pronto. Prima volevo fare altre cose, mentre ora ho capito che bisogna parlare a tutti per far conoscere la propria musica.

E se ti chiedessero di fare il giudice in un talent show?
Quello è un altro lavoro e al momento non mi sentirei all’altezza. L’ho fatto durante una puntata di Amici per divertirmi, però non so se ci riuscirei per un progetto lungo. Non sono spiritualmente pronto, ma mai dire mai.

Il tuo cambiamento ha influenzato anche la scrittura delle canzoni per il nuovo disco?
Sì, questo è un album più disincantato. E’ la parte più positiva di me. Prima scappavo, andavo sempre nel panico e a volte potevo diventare anche violento. Ho imparato a comunicare con meno rabbia. Sono più solare e forse il merito è anche dei figli. Dopo la loro nascita ho iniziato a riflettere davvero sul significato della vita. Però non rinnego il passato. Tutti gli errori mi hanno fatto crescere.

E per il futuro cosa speri?
Di avere la forza creativa di scrivere belle canzoni per me e per gli altri. Attualmente mi sto occupando di brani per alcuni artisti, ma non posso rivelare chi sono, sennò mi uccidono!

Foto by Ufficio Stampa