Alt-J, Pusher e “quel tizio che si rompe l’osso del collo in maniera poetica” [VIDEO UFFICIALE]

E’ Pusher il nuovo brano degli Alt-J tratto dal loro secondo disco This is All Yours: per la precisione è il quarto singolo dopo Hunger of the Pine (rientrato nella top ten delle canzoni più cercate con la famosa applicazione per cellulari Shazam nel 2014), Left Hand Free e Every Other Freckle. Il video ufficiale (che dopo ventiquattro ore conta quasi centomila visualizzazioni) è diretto da Thomas Rhazi e prodotto dal collettivo Division Paris. L’idea però è nata dal frontman Joe Newman, oltre che dallo stesso regista: “L’idea iniziale – ha spiegato Rhazi – è stata di Joe. Parlava di un tizio che si rompe l’osso del collo in maniera molto poetica. Nelle immagini vediamo un folle predicatore che fa un discorso a vuoto. Nessuno sembra intenzionato ad ascoltarlo e così mette in pericolo la sua stessa vita per cercare di attirare l’attenzione.

I fan italiani potranno ascoltare la band dal vivo il prossimo 14 giugno durante uno speciale concerto al Rock in Roma: i biglietti sono già disponibili al costo di 35 euro più prevendita. Sarà sicuramente un live coinvolgente, in cui il trio indie-pop proporrà sia le canzoni tratte dall’ultimo disco, sia dal precedente An Awesome Wave. Lo scorso 14 febbraio il gruppo è stato a Milano per un evento sold out: undicimila persone hanno riempito il Mediolanum Forum di Assago (e pensare che inizialmente il concerto era previsto all’Alcatraz, ma vista l’enorme richiesta l’organizzazione ha ritenuto necessario spostare tutto).

Per chi non l’ha ancora ascoltato, vi consigliamo di comprare l’album di debutto (oltre ovviamente a quello attualmente in promozione), visto che è caratterizzato da sonorità diverse: dal folk all’indie rock, per passare a riff elettronici fino all’hip hop. Gli appassionati di cinema poi potranno riconoscere alcuni riferimenti al grande schermo come Léon di Luc Besson, Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone e Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak.

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