Levante: “Manuale Distruzione è la mia tesi di laurea, Sanremo mi ha annoiata” [INTERVISTA]

Quando canta e suona la sua chitarra sa essere più tempestosa di una libecciata di fine autunno. Il suo essere rock si annida nelle origini meridionali, di cui va magnificamente orgogliosa: Claudia Lagona, siciliana purosangue trapiantata all’ombra della Mole, ha saputo arricchire il suo estro in una città apparentemente grigia e glaciale, Torino. Labbra carnose e due olive nere al posto degli occhi, Levante esce oggi con il suo primo, vero, album ufficiale: “Manuale Distruzione”, quello che lei ha più volte definito come “la mia tesi di laurea“, dando un valore simbolico a un gruppo di canzoni, va detto, di elevata fattura. Un saliscendi pop/rock, 12 tracce che per lei sono come 12 esami da porre in calce sul proprio libretto universitario. La media è alta, la lode meritata: al bacio accademico ci penserà qualcun’altro.

Un “Manuale Distruzione” fatto di belle canzoni: da ascoltare a casa, fissando le casse dello stereo, o durante un lungo viaggio, in loop. Segnaliamo “Cuori d’artifico”, “Duri come me”, “Senza zucchero” (perfetta per un film noir) e “Nuvola”.
Levante ha il merito di aver individuato, insieme con la INRI (sua etichetta), tre singoli dal successo assicurato, perfetto prologo all’uscita dell’album, parliamo di “Alfonso”, “Memo” e “Sbadiglio”, quest’ultima scartata a Sanremo 2014. Inutile fare paragoni, sarebbe ingeneroso verso il lavoro di tanti anni: c’è molto poco di Carmen Consoli (forse solo nella delicata e struggente “La favola blu”), mentre scorgo riflessi battistiani in “Le margherite sono salve” e “Farfalle”.
Dopo l’intro-recensione, interroghiamo la candidata Lagona Claudia, in arte Levante.

Dai tempi di “Troppodiva” qualcosa è cambiato, ma il rock e l’ironia sono sempre lì, vero?

Sai, faccio musica da tanto, negli anni sono cresciuta, maturata. L’ironia è sempre alla base ed è giusto che sia così, è nel dna della mia famiglia. Non posso negare che “Troppodiva” abbia costituito un passaggio fondamentale, ma in un senso diverso: è quello che non vorrei più, appartiene ad un altro tempo della mia vita.

“Se stasera sono qui”, mi ha sorpreso la tua cover live a Radio 2: è tra i tuoi cavalli di battaglia?

Amo molto Luigi Tenco, più di quanto si possa credere. Quando mi chiesero di fare un pezzo italiano, pensai subito a quella canzone: io sono una cantautrice, ma mi piace interpretare cose altrui, è un arricchimento, rende curiosi.

Radio 2, l’edicola di Fiorello, un tormentone da oltre un milione di views (“Alfonso”, ndr.). Forse questo rumore ha compromesso la tua partecipazione a Sanremo, sei d’accordo?

“Alfonso” è stata una bomba, meglio così. Per quanto riguarda Sanremo, beh.. Io ho dato tutto quello che potevo, eravamo certi di farcela, poi è andata diversamente. Mi sono fatta tante domande, su tutte: “Ho dato fastidio a qualcuno?“, oppure “Ero troppo poco giovane per essere tra le Nuove Proposte o troppo emergente per stare tra i Big?

L’hai guardato in tv?

Certo, anche in maniera piuttosto coinvolta. Però devo confidarti che mi ha un po’ annoiata.

“Manuale Distruzione” è quasi come concept album personale, uno sfogo tra rabbia e sentimenti: è interamente autobiografico?

Sì, autobiografico. Diciamo che “Non stai bene” è stata scritta in riferimento a un’altra persona, mentre “Nuvola” – alla quale sono molto legata – è un pezzo del mio amico Alberto Bianco. Un gruppo di canzoni nato tra il 2010 e il 2013: tanti sentimenti, tanti elementi, l’amore, la noia, la perdita di mio padre. I miei sogni, tutti, quelli che canto in “Duri come me”, c’è tutta la mia vita in questo disco.

Sui social qualcuno ha scritto: “Levante è una Carmen Consoli più allegra“. Paragoni che ti spaventano, ti inorgogliscono o ti fanno incazzare?

Beh… Mi spiace che in Italia la gente abbia sempre e per forza necessità di accostarti a qualcuno. Adoro Carmen come artista e come donna, l’ho seguita tantissimo dagli inizi, poi un po’ abbandonata durante la crescita (mia e sua). Il raffronto, dico la verità, è ingeneroso nei suoi confronti: io non sono al suo livello…

I primi tre singoli hanno un refrain immediato e sembrano quasi staccarsi dal resto dell’album: sembra tutto perfettamente studiato a tavolino…

Niente di nuovo, non siamo stati più bravi degli altri: è chiaro che ogni disco possa includere dei pezzi più “popolari”, immediati, come dici tu. Forse la quarta canzone che uscirà fuori dall’album sarà un po’ diversa rispetto al trend che avevamo pensato tempo fa, una sorpresa per tutti.

Perdonami: la parola ‘merda’ figura in due brani del disco, mentre ‘stronzo’ una volta sola: sono le parolacce che usi più spesso?

Curiosa statistica! (ride) Sono un maschiaccio, mia mamma mi sgrida sempre per questo mio modo di essere. Mi piace dare tanti colori alle canzoni, una parolaccia, a volte, rende meglio l’idea. Ti dirò, la primissima versione di “Duri come me” venne praticamente censurata, perché aveva un testo molto forte, rabbioso, con termini sopra le righe…

Parliamo un attimo di “Farfalle”. Quel suono delirante in coda mi riporta alle atmosfere di “Anima latina”, album di Battisti. E’ una canzone fotografica, evocativa, vero?

C’è, di fondo, un forte riferimento all’orda di sentimenti, all’idea di colpo di fulmine. E’ un pezzo che fa uscire fuori la mia anima, questo paragone mi colpisce, è la prima volta che me lo dicono. Io adoro le armonizzazioni, i cori: ho iniziato già a scrivere il prossimo disco e questo sarà alla base del nuovo lavoro.

Nel testo de “La scatola blu” canti ‘solo tre accordi per te…’. Sei per la semplicità della musica, con brani costruiti appunto su pochi accordi?

Assolutamente sì, arrivo a questo disco da autodidatta, o quasi. Nel senso, ho fatto il mio breve percorso di studi, studiando solfeggio, canto, ma credo che anche musicalmente la semplicità sia capace di ripagarti completamente. Amo gli artisti criptici, contorti, ma non cerco di esserlo. Io sono come sono, come mi senti e come mi vedi.

Parliamo del tour: cosa ci dobbiamo aspettare? Ospiti? Hai aperto i concerti di Gazzè, ora tocca a te invitarlo sul palco?

A Max, giuro, non ho mai pensato. Sono una che vola molto basso. Per il resto, certamente in concerto ci sarà Alberto Bianco, amico, bassista e collaboratore. Magari i Linea 77, vedremo. Durante i live faremo una cosa speciale, a mio avviso: nessuna cover celebre, ma interpreterò a modo mio brani semi sconosciuti di artisti che saranno al mio fianco, a suonare. Daniele Celona, Federico Puttilli e Alessio Sanfilippo: ho aggiunto in scaletta tre pezzi della loro produzione. Ne sono felice.

Chiudo. La tua canzone nell’armadio qual è? Mi riferisco a quella del tuo passato, della tua ‘infanzia’, quella legata a un ricordo (in) particolare…

Ce l’ho. E’ una canzone di Barry White, “You’re my last, my first, my everything”. Mi fai tornare bambina, al tempo in cui ballavo nel salotto con mio padre. Bellissimi ricordi.

(Foto Ufficio Stampa)