Mauro Repetto, il successo, la caduta, la nuova vita e tutta la verità sull’addio agli 883

Il membro fondatore degli 883 racconta la sua verità sulla fine di uno dei progetti musicali più importanti della storia italiana.

La storia della musica è piena di sodalizi musicali che si sono interrotti da un giorno all’altro. I più giovani sono stati colpiti dalla rottura tra Benji e Fede o da quella tra Fedez e J-Ax (poi ricucita). I più cresciuti ricorderanno invece il trauma che ha seguito la separazione di Paola & Chiara o degli 883.

In molti casi, i fan sono costretti anche a fare i conti con una mancanza di spiegazioni: gli artisti non rivelano le ragioni reali della rottura, spesso per evitare di infangare ulteriormente la propria immagine. Ora, però, sembra che uno dei protagonisti di queste celebri rotture sembra pronto a rivelare tutto: si tratta di Mauro Repetto, ex membro degli 883 che ha da poco pubblicato la sua autobiografia.

“Non avevo limiti e non li ho neanche adesso” Mauro Repetto e la verità sull’abbandono agli 883

La separazione degli 883 è avvenuta letteralmente dall’oggi al domani. Non si trattò di un evento traumatico: non ci furono polemiche, frecciatine o sotterfugi da rivelare. Fu semplicemente la fine di un progetto. E chi per anni ha cercato la verità, non potrà farsi sfuggire il nuovo libro di Mauro Repetto, “Non ho ucciso l’Uomo Ragno”, uscito il 19 settembre per Mondadori.

mauro repetto e max pezzali erano i primi membri degli 883
Gli 883 si sono sciolti perché Repetto sentiva il bisogno di provare cercare la fortuna negli Stati Uniti (Foto Instagram @rollingstonesitalia – velvetmusic.it)

Repetto è stato ospite a “Stasera c’è Cattelan” e ha concesso anche varie interviste per promuovere il libro. Ha raccontato quindi come il duo è arrivato sulle scene musicali alla fine degli anni ’80 e, tra il 1991 e il 1993, ha pubblicato due degli album che hanno fatto la storia della musica italiana: “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” e “Nord sud ovest est”.

Gli album vendono milioni di copie e rendono il gruppo un vero e proprio fenomeno musicale: testi che parlano di quotidianità, facili da cantare in coro, basi musicali dance e con sonorità moderne, molto influenzate dai sintetizzatori tipici della musica europea dell’epoca.

Ed è proprio se si guarda a questo enorme successo che l’addio di Repetto appare così strano, soprattutto nelle tempistiche. “Avevo voglia di fare qualcosa anche in America. Adesso può sembrare folle perché il sogno americano non esiste più ma all’epoca eravamo veramente colonizzati culturalmente dalle canzoni“, ha dichiarato Repetto ai microfoni di TGCOM 24, presentando il suo libro in uscita.

Secondo quanto raccontato lui stesso, Repetto decise di partire dall’oggi al domani e non permise a nessuno di bloccarlo. Né a Pezzali, né al loro produttore Claudio Cecchetto. “Non avevo limiti. Non mi ponevo nessun problema a cercare degli obiettivi irraggiungibili“.

 

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La fuga in America, però, si rivela più difficile del previsto. Nonostante Repetto riesca a prendere contatti con alcuni importanti discografici, il suo album in inglese rimane sempre chiuso in un cassetto. Repetto se lo riporta addirittura in Italia, quando nel 1995 decide di tornare. Il successo di qualche anno prima, però, non è rimasto ad attenderlo. L’album esce con il titolo “Zucchero filato nero” ma conquista ben pochi consensi e Repetto è costretto a riciclarsi in qualche altro modo.

Dopo varie avventure, tra cui anche un lavoro come figurante travestito da cowboy al parco divertimenti Dinseyland Paris, Repetto trova lavoro in una posizione dirigenziale all’interno di Walt Disney Company. Nell’intervista a TGCOM 24, però, afferma di essere più pronto che mai a tornare nel mondo dello spettacolo.

Tra i piani per il futuro, l’artista vuole portare il libro in giro per l’Italia con uno spettacolo teatrale e magari anche partecipare a un Festival di Sanremo, visto che crede di avere la canzone giusta per l’occasione.