Non possono mancare come a ogni edizione di Sanremo, le pagelle del Festival con le trenta canzoni in gara sotto esame
Mai così tante canzoni in gara per la vittoria di Sanremo, ben trenta. Alcune belle, altre meno, forse giusto un paio degne di essere ricordate per un pezzo. Queste le pagelle della prima serata di esibizioni riservata a tutte i brani e gli artisti in gara.
Ogni esecuzione sarà ripetuta mercoledì e giovedì sera in due blocchi distinti e sabato, nel corso della serata finale che assegnerà il titolo.
Arriva al festival di diritto, promossa da Sanremo Giovani. La canzone è un urban slow-tempo, piacevolmente elettronico e discretamente arrangiato. Lei è davvero splendida: più bella della canzone che a tratti è un po’ impalpabile e troppo ovattata nei suoi toni più bassi. Voto 5
Un brano su un amore giovanile tormentato (chissà di chi parla?) che convince solo fino a un certo punto. Anche perché il testo è davvero poco comprensibile. Azzarda parti cantate cercando di sganciarsi dalla figura del rapper. Anche in questo senso poco convincente. Voto 5
La classe non è acqua. Nel suo caso è cristallo. Sale sul palco e brilla di luce propria con una canzone che sembra un database di figure retoriche e allegorie, alcune delle quali davvero straordinarie (l’autore dei testi insieme a lei è Cheope, il figlio di Mogol). Il brano è ruffiano, strappa al pubblico il primo battimano a tempo. Una versione aggiornata di Quello che le donne non dicono. In salsa latina. Voto 8
Portano sul palco dell’Ariston un tema drammatico come quello del suicidio e della salute mentale. Tempo fa non ci sarebbero saliti né la canzone, né loro. Quindi tutto sommato bisogna dare loro atto di avere aperto una porta particolarmente pesante. Ma francamente su un tema così delicato e significativo, non servivano smorfie ostentate a buon mercato, capelli tinti e vestiti post-atomici. Il punk era ed è un’altra cosa. Non si tratta nemmeno di clonazione ma di una cinesata. Voto 4
Un colpo di scena. Ti aspetti un drum and bass e invece parte un arrangiamento orchestrale da favola sul quale Irama presenta una ballata di sapore molto tradizionale che sorprende. La canzone è avvolgente, rassicurante, la sua interpretazione sorprende almeno quanto la confezione del brano. É un bel brano. E funzionerà. Voto 7.5
Altra sorpresa. Senza abbandonare completamente l’idea della trap da cui arriva, Ghali propone la divertente idea di un dialogo con un alieno al quale presenta tutte le bellezze del nostro pianeta. É un brano molto radiofonico che potrebbe durare anche molto a lungo. Voto 7
Pur cadendo un po’ nell’autocelebrazione, i Negramaro festeggiano più che degnamente i venti anni di carriera con un brano che riesplora linee narrative e melodiche della loro produzione. Arrangiamento splendido, brano di spessore con la voce di Sangiorgi che emerge su tutto. Voto 7.5
La canzone segue l’onda dei suoi ultimi successi estivi. Ma è meno scontata, non così facile come Mon Amour o Bellissima. Serviranno un paio di ascolti al pubblico. Già da oggi con l’uscita in radio diventerà gettonatissima. Un brano che, dal punto di vista compositivo, va sul sicuro. Lei sul palco lo esegue con estrema sicurezza. Non è la sua cosa migliore. Ma può vincere. Voto 7.5
Produzione di altissimo livello, internazionale. Si sente che il ragazzo ha viaggiato, ascoltato e collaborato con artisti di grande spessore. Tuttavia il brano dà l’idea di qualcosa di già ascoltato, sembra un mash-up di quello che ha prodotto fino a oggi appena un po’ più convincente sul bridge quando il rap diventa un vorticoso mormorio che costringe a prestare attenzione: il testo nasconde messaggi di una certa importanza. Vale la pena capirli. Voto 6.5
Non dispiace qualche strumento più tradizionale in un cumulo di effetti urban, a volte davvero ridondanti. Diodato porta sul palco un gruppo di ballerini e una canzone che sembra uscita da un musical, di quelli eleganti, con tanta orchestra e poca elettronica. Forse uno dei brani più tradizionali tra quelle in gara. Non piacerà immediatamente ma dà un tocco eleganza che non sa di antiquariato. Voto 7
Rispetto al periodo in cui ne combinava di tutti i colori e riusciva sempre a fare notizia, Loredana porta una canzone perfetta. Un groove rock che suona molto anni ’70, con il testo autoreferenziale ma anche autoironico. Le si perdona tutto: i capelli della Fata Turchina, qualche intemperanza vocale, un paio di incertezze. La canzone meriterebbe molto, con la sua batteria aggrappata a terra scivola via con la grazia di uno schiacciasassi. Monumentale. Eterna. Voto 9
Si discute molto se una canzone dialettale possa rappresentare la canzone italiana. Il fatto è che la canzone napoletana rappresentava la musica italiana anche prima di Sanremo. Geolier si è limitato ad adattare a tempi e groove moderni una radice che fa parte del festival stesso. Piaccia o no la canzone ha alcuni spunti di grande efficacia. Google si sta attrezzando con il traduttore napoletano-italiano. Voto 7
Fedele a se stessa, Alessandra Amoroso non si scosta da moduli e corde che le stanno a cuore e sulle quali si muove senza incertezze anche se il brano, per quanto elegantissimo, non brilla per originalità. Forse Alessandra meritava davvero qualche senso del rischio in più con una canzone magari anche più azzardata. Lei è davvero brava e forte di un’impronta vocale riconoscibilissima e molto distintiva. Voto 6.5
Italodisco, eat and repeat. Stash e soci portano quello che, siamo pronti a scommetterci, sarà il tormentone in ascolto dei prossimi mesi. Un esperimento pop assolutamente perfetto e scaltrissimo, cassa in quattro e strofa da otto. Basso groove in loop, sequencer, violini disco anni ’70 e chitarra funky degna degli Chic. É proprio una canzone riuscita che si fa canticchiare immediatamente forte di un ritornello ruffiano e intrigante. Voto 8.5
Non crediamo sia solo questione di geni e DNA. La ragazza è proprio brava. E ha il coraggio di portare qualcosa di completamente diverso da quello che con un cognome come il suo farebbe comodo anche a lei proporre. La Cumbia della Noia Total è un martello accattivante e tremendamente sensuale. Lei non sgancia un istante gli occhi dalla telecamera, sa come muoversi, cosa fare, è naturalissima. Peccato per una minuscola imperfezione sull’intonazione del minibridge nel quale con grande coraggio azzarda un passaggio vocal-solo. Canzone dall’immenso potenziale. Voto 9.5
I ragazzi prodigio provano a togliersi un po’ di patina di dosso aggiungendo un po’ più di chitarre e di ritmo all’orchestrazione tradizionale che tuttavia alla fine prende il sopravvento in un revanchismo melodico che li porta al solito acuto. Il passaggio per loro al pop più elettronico e attuale non sarà cosa facile. Brano che alla fine non si discosta da standard alti. Ma non sorprendenti, con la solita esaltazione di una prestazione vocale che diventa esercizio di forma e non di sostanza. Voto 5
Merita spazio e attenzione, è una ragazza estremamente intelligente, generosa che sul palco dà sempre la sensazione di andare a manetta cantando molto di stomaco. La canzone tuttavia non è straordinaria: lei invece ha potenzialità vocali che possono aspirare a qualcosa di molto più espressivo. Voto 5.5
Escono impacchettati in un gigantesco fiocco rosso. Ed è la cosa peggiore del brano. Che è davvero caruccio: al pubblico dell’Ariston piace subito, il pubblico balla all’impazzata fin dal primo ascolto. E piacerà anche alla gente a casa perché non è così facile confezionare un pezzo divertente e farlo bene. Hanno l’energia dell’incoscienza di chi ha solo voglia di divertirsi dimostrando che l’età è solo un punto di vista. Voto 7.5
Emma ha gusto e coraggio. Sceglie canzoni di spessore e qualitativamente intense. Qui porta un brano elettro-pop di gusto internazionale, con un groove che sembra ispirato ai club londinesi. L’attacco del refrain è una bella scossa. Le strofe un po’ cantate e un po’ recitate sono incisive, danno crescendo. É una delle prime canzoni in cui Emma si mostra in modo meno muscolare al microfono: voce appena più calda e avvolgente, meno sabbiata. Anche questa è una canzone che funzionerà a lungo. Voto 7
Mestiere ed esperienza. Due che sanno stare su un palco e davanti a un microfono. Dai quali forse era lecito attendersi qualcosa di diverso rispetto a quello che ci si sarebbe aspettati. Che è esattamente quello che abbiamo ascoltato. Una buona canzone, ma al di sotto della loro media personale, non memorabile e nemmeno immediata. Scusate ma per me è un no… non mi arrivate. Voto 5
Chi si aspettava un brano bello ed emotivamente intenso come Supereroi sarà rimasto deluso. Diciamo che Due Altalene ci prova, ma senza la stessa convinzione e finisce per restare nella retroguardia di una serata in cui i brani sono talmente tanti che è più facile notare quelli che non convincono che quelli che piacciono. Nella media è un passaggio mediocre da uno degli artisti più attesi. Voto 5
Un po’ collettivo e un po’ band i BNKR44 sono una delle novità di questa edizione. Indecisi se essere dance-punk o boy band non sono né una cosa né l’altra. Il brano è una caramellina, ma senza zucchero. Una nota a margine. Sono guidati dell’esperto Enrico Melozzi, che spesso fa da tutore e da balia (crediamo anche da badante) a talenti da tenere a battesimo o con tanta energia da canalizzare: lo scorso anno Grignani, in precedenza Achille Lauro e Pinguini. Meno sguaiati dei La Sad portano un brano magari meno ambizioso e più dozzinale ma perdono una buona occasione per essere davvero originali. Voto 5
Ecco un brano che merita di essere riascoltato più e più volte. Canzone avvolgente e calda, rassicurante, con un tappeto musicale che scalda il cuore e un testo da ascoltare in coppia, sotto la copertina e davanti a un camino. Brano da struscio sul quale molte coppiette del 2024 scambieranno il primo limone. Un buon esercizio di scrittura per un autore che dimostra di sapere confezionare anche un prodotto per tutti. Voto 6.5
Il signore dei tormentoni si presenta con scialle e scaldamuscoli di orsacchiotti e un brano che ha la fiera pretesa di volersi fare ricordare a tutti i costi. Onda Alta è un testo estremamente duro che riporta a canotti della speranza, migranti e profughi in fuga. Il suo intervento al termine della canzone, quando pronuncia alcune parole contro la guerra dicendo ‘Cessate il fuoco’ dice più e meglio quello che canzone, orsacchiotti e ritmo in quattro quarti, vogliono significare. Voto 5.5
Brano ambizioso che riesce solo a metà. Tra l’attacco orchestrale e classico e il beat dance convince di più la seconda parte. Un brano che non farà fatica ad attecchire su Reels e storie social ma che sinceramente non impressiona più di tanto. Voto 5
La voce c’è, l’atmosfera anche. I due esordienti sono bravi, la canzone ha un suo spessore e personalità. Passare a tarda ora sicuramente non li farà volare in classifica ma la produzione è davvero efficace, con quella punta di elettronica che non sovrasta il tutto e una piacevolissima sensazione di ampiezza. Alcuni suoni sembrano rubati al dark wave anni ’80. Non dispiace, tutto torna, e a volte bisogna dire per fortuna. Voto 7
Ancora un rapper che tenta la transizione verso lo status di cantante rinunciando persino alla voce carica di effetti e delay. Altro brano che nel mucchio dà la sensazione di qualcosa di già sentito e di non indimenticabile. Voto 5
Brano tradizionale che non si discosta da un arrangiamento che a tarda notte, quando gli occhi si cominciano a farsi pesanti, accompagnano verso la nanna. Maninni non brilla per originalità ma esegue in modo preciso e dignitoso una canzone che vuole semplicemente lasciarsi ascoltare più che spiazzare. Voto 6
Peccato il passaggio all’alba delle due. Il brano è davvero bello e risente di influenze folk e di un’atmosfera quasi celtica che al Festival non si sente davvero mai. Alfa ha studiato bene la lezione di Ed Sheeran e miscela con intelligenza melodia e parole ben scandite che offrono un paio di refrain da social su un ritmo coinvolgente. Da riascoltare quando siamo più svegli. Voto 7
Ultimo sul palco l’esordiente Il Tre supera l’estenuante ansia dell’attesa. Nulla di straordinario. Siamo proprio sicuri che tra i brani esclusi non c’era niente di meglio? La parte rap è molto più convincente sia in termini di testi che di espressione di quella cantata. Ma non basta. Voto 5.5
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