La strada del Festival di Sanremo si è spesso incrociata con la cronaca e il dramma, come nel caso della morte di Claudio Villa
Erano trascorsi venti anni dalla comparsa di Luigi Tenco, uno shock quello della morte del cantautore di origine genovese, dal quale il Festival non si è mai completamente ripreso. E quella ferita ancora aperta si è riaperta una seconda volta in circostanze che solo la casualità che spesso incorona la carriera dei grandi uomini di spettacolo, sa regalare.
Spesso ci si chiede cosa succederebbe oggi, di fronte a un dramma come la morte suicida di Tenco. Se oggi si esce di testa per la lite tra Bugo e Morgan o per Blanco, che fa a pezzi a calci la sua scenografia di steli di rose rosse. La morte di Claudio Villa avviene in uno dei momenti di massima popolarità del festival, proprio nel giorno della sua serata finale. Un’uscita di scena clamorosa, da vera star.
Claudio Villa e il Festival di Sanremo hanno vissuto una relazione intensa tra alti e bassi e qualche crisi. Villa (all’anagrafe Claudio Pica) aveva all’attivo ben ventotto presenze al Festival, ventisei da concorrente, una da ospite e una da giurato. Ma mai come negli ultimi anni “Il Reuccio”, così com’era stato soprannominato per il suo carattere forte e dirompente, era entrato in polemica con l’organizzazione del Festival che all’epoca era stata affidata all’impresario Adriano Aragozzini.
Pippo Baudo, direttore artistico del Festival, era stato attaccato personalmente da Villa che in realtà era un suo grande amico. I due avevano fatto pace solo quando il cantante, vittima di un attacco cardiaco, era stato ricoverato in gravi condizioni. Baudo fu uno dei primi ad andarlo a trovare e lo incoraggiò a mettersi in forma per l’edizione dell’anno dopo. Villa non sopportava l’idea che il suo genere melodico e potente, non trovasse più spazio nell’edonismo degli anni ’80 dove dominavano l’elettronica e l’immagine. Lui puntava tutto su una voce sempre straordinaria… “ma un po’ troppo demodé” dicevano i critici con i quali ovviamente Villa aveva duramente polemizzato.
Il Festival è quello del 1987, la 37esima edizione. E va in scena senza il suo Reuccio. Le sue condizioni cliniche erano serie. E anche se Baudo avrebbe fatto di tutto per averlo sul palco dell’Ariston i medici avevano obbligato Claudio Villa a stare in clinica, monitorato e attaccato alle macchine.
Il 4 febbraio, giorno in cui il Festival si apre, le condizioni di Villa si aggravano. Giovedì, poche ore prima della serata in cui il Reuccio doveva essere ospite dello spettacolo, il cantante entra in coma. E tutti temono il peggio. Si arriva alla serata finale del sabato.
Poco prima della proclamazione della canzone vincente, va in onda l’edizione della notte del TG1 che come unica notizia annuncia che le condizioni di Claudio Villa permangono molto gravi, ma senza sostanziali variazioni. Si rientra al Festival e Pippo Baudo fatica a prendere la parola, c’è uno strano silenzio sul palco. Alla fine il conduttore si avvicina ai bordi del palco e con voce decisa ma rotta dall’emozione dice… “Vi chiedo un ultimo grande applauso per Claudio Villa”. Il pubblico capisce: il Reuccio è morto. Tutti in piedi in una incredibile standing ovation che non si esaurirà se non dopo cinque minuti. E solo perché lo spettacolo deve andare avanti.
Ci sono molte leggende su quello che è stato uno dei momenti più intensi nella storia del Festival. Alcuni insider del dietro le quinte sostengono che la morte di Villa era avvenuta in prima serata e doveva essere annunciata dal TG1. Sarebbe stato Baudo in persona a imporsi e a chiedere di poter essere lui a dare la notizia alla riapertura del collegamento. Una circostanza testimoniata da più fonti, mai confermata da Baudo e forse fonte di una delle tante leggende che si legano al palcoscenico dell’Artiston.
Dopo l’annuncio devono salire sul palco i finalisti: Ruggeri, Tozzi e Morandi cantano “Si può dare di più”, brano che trionferà dopo pochi minuti. Morandi, oggi co-conduttore insieme ad Amadeus, stravolto, canterà quasi tutta la canzone in lacrime.
Claudio Villa aveva 61 anni e ne aveva dedicato oltre 45 da professionista alla canzone italiana con un esordio discografico a soli quattordici anni. A Sanremo vinse quattro volte, come Modugno e più di chiunque altro: ma l’ascolto più alto lo ottenne proprio nel 1987. Quando fu annunciata la sua morte in diretta.
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