Francesco Tricarico sarà il prossimo grande artista a esibirsi allo Schooner di Sestri Levante, va avanti la collaborazione tra il Conte Max e Mani di Velluto di Lenny De Luca e Michela Botwin.
Abbiamo avuto il piacere, e l’onore, di intervistare l’artista, andando a ripercorrere anni di carriera straordinaria e parlando anche di come sarà il futuro.
Lasciamo le parole però a Tricarico.
Ciao Francesco, come stai? Sensazioni per l’evento allo Schooner?
“Bene grazie, spero anche voi stiate bene. Sono felice di suonare allo Schooner accompagnato da Michele Fazio al pianoforte, mio caro amico e grande musicista. Stiamo lavorando ad uno spettacolo che ripercorra questi ventitré anni di canzoni con parti recitate che si alternano appunto alle canzoni scritte in questi anni”.
Ci racconti il tuo nuovo singolo “Mi state tutti immensamente e profondamente sul ca*zo”?
“Mi state tutti immensamente e profondamente sul caz*o è lo sfogo di una persona che ogni giorno deve occuparsi dei propri figli, del lavoro, delle tasse, del vivere in una metropoli come Milano, di una cultura sempre più abbandonata a se stessa e non vede nessun senso dello stato, della comunità, della tutela del lavoro, non vede nessuna attenzione verso l’uomo della strada… l’uomo “normale”. Là dove si può salvare il pianeta come oggi si suole dire si abbandona la persona e i diritti del cittadino, ci si dimentica dell’ uomo “qualunque”. L’uomo che vede messa in pericolo la stessa Costituzione, gli ultimi fondamentali del nostro vivere da cittadini. E così mi state tutti immensamente e profondamente sul cazzo diventa lo sfogo di quest’uomo ” normale “e pensante.
Arriva ventitré anni dopo “la prima volta” quando usciva il brano Io sono Francesco. Era il 2000 e la canzone divenne virale, anche se all’epoca non si usava questo termine visto che non c’erano i social network. Come nasce quella canzone?
“Io sono Francesco nasce da una riflessione su un fatto personale e molto intimo. Il produttore con cui lavoravo al disco ( Mauro Tondini ) disse che il primo brano era molto importante doveva essere una: ” presentazione ” così ripensai a quel fatto così personale e scrissi: Buongiorno, buongiorno io sono Francesco…”
Avevi appena 29 anni, come hai gestito quell’ondata di successo?
“Male”.
Tra le tante cose che hai fatto c’è anche il Festivalbar, quanto manca alla musica di oggi? Qual è la differenza con Battiti Live visto che sei stato anche lì?
“Il Festivalbar aveva una storia, faceva parte del costume italiano e era amato dalle persone. Salvetti dedicava tutto il Suo tempo e c’era una grande professionalità e amore. Battiti live per quanto ricordi era la Festa itinerante di una radio. Poi ultimamente non seguendo più la televisione non so che risonanza abbia acquisito Battiti Live. Il Festivalbar, ripeto avevo una grande storia e una grande risonanza a livello popolare e un grande riscontro popolare. Dava fascino alla musica”.
Cosa stai studiando per i prossimi mesi? Quale sorpresa ci aspetta?
“Presto usciranno nuovi brani. E il concerto sarà un grande momento da far crescere.”
Qual è il tuo sogno nel cassetto arrivato a 52 anni?
“Il mio sogno nel cassetto è quello di veder presto tornare il coraggio e la competenza in ogni campo”.
In che condizione di salute sta la musica italiana?
“Boh… non c’è più poesia, cultura e la canzone di protesta, di denuncia è stata cancellata. La musica è diventata solo vuoto intrattenimento dove tutti sono intercambiabili. Tutto deve essere normale senza eccellenze per tenere in piedi l’ incompetenza e il nulla che regge le gare canore del cazzo. I trapper poi sono il peggio della cultura trash anglo americana importata 30 anni dopo dagli Stati Uniti. Stiamo perdendo la Nostra tradizione, la nostra cultura popolare per scimmiottare la cultura fast food che hanno imposto negli ultimi 50 anni.”
Riesce ancora a emozionarti la nostra musica?
“La “Nostra” musica, quella che ancora arriva dall’anima, dal cuore e da un moto di ricerca della verità e di ribellione verso ogni dorma di sopruso ancora mi emozione e fa si che alla musica e alla poesia ancora dedichi la mia vita”.