Nelle sue 73edizioni il Festival di Sanremo ha cambiato non solo la storia della musica italiana, ma anche quella del nostro stesso paese
Dall’estero guardano al Festival di Sanremo come a un evento che definisce l’Italia, tra musica, cultura e fenomeno di costume e di massa.
Non c’è alcun dubbio che in 73 edizioni e anni di storia il Festival di Sanremo abbia sempre rappresentato qualcosa di più di un semplice evento televisivo e di spettacolo. Tragedie, drammi, polemiche hanno sempre caratterizzato la kermesse anche nei suoi anni più bui, quando la RAI sembrava non essere più interessata a dare spazio alla musica.
Dieci eventi da non dimenticare
Ma dagli anni ’80 in poi tutto è ripartito in modo ancora più clamoroso. Indipendentemente dal fatto che nel frattempo l’industria musicale abbia conosciuto una crisi drammatica in termini di vendite e di distribuzione.
Questi dieci eventi, tra i moltissimi che riguardano le canzoni in gara, che hanno caratterizzato e in qualche caso sconvolto il Festival.
1961 – Mina crolla e se ne va
All’apice del suo successo Mina sale sul palco del Festival di Sanremo nel 1961 con una delle sue canzoni forse più difficili e meno riuscite, “Io amo tu ami”. Nel corso della seconda serata, incredibilmente, la sua voce ha un cedimento. Mina va in crisi, non riesce a reagire: la sua voce si blocca. La cantante lascia il palco senza nemmeno terminare il brano. Non tornerà mai più al Festival dove paradossalmente è stata più volte interpretata e molte altre presente (suoi moltissimi spot pubblicitari per diversi sponsors). Ma mai più in gara.
1978 – Anna Oxa in salsa punk
Al suo primo Festival in assoluto, Anna Oxa si presenta con un brano scritto per lei da Ivano Fossati: “Un’emozione da poco”. Su un palco minimalista, con pochi musicisti che fanno finta di suonare e i cantanti che restano in playback, la Oxa si presenta vestita da uomo, truccata molto pesantemente. In una delle serate sostituisce alla cravatta il tubo di una doccia. É una versione italiana del punk. A suggerire questo look che resterà una delle cose più notevoli di quel festival fu Ivan Cattaneo.
1982 – Oheeeee, Ohe Ohe Ohe… Vasco… Vasco…
Vasco Rossi partecipa due volte in gara al Festival di Sanremo. La prima, con “Vado al Massimo” ironizza con doppi sensi su droga e vizi, polemizzando con stampa e mass media. Si presenta sul palco in condizioni non brillantissime. Dirà di avere conosciuto una donna all’Autogrill, di essersi innamorato e di non avere dormito per giorni. Sbeffeggiando il playback lascia il palco infilandosi il microfono in tasca che cade con un tonfo sordo sul palco.
L’anno dopo, infischiandosene del fatto che la canzone dovesse ancora finire, Vasco lascia il microfono sull’asta. Ma se ne va nel bel mezzo del refrain di “Vita Spericolata”. Inciampa sul gradino del palco, quasi cade. La regia sfuma la canzone. Il pubblico non applaude. É penultimo. Ma da quel momento diventa l’autore italiano di maggiore successo di sempre.
1983 – Sanremo, non c’è spazio per i Matia Bazar
Il Festival del 1983 prende vita su un palco molto elettronico e spettacolare. Ma con uno spazio limitatissimo per gli interpreti. Tutti cantanti individuali. Non c’è nemmeno una coppia. Ma nessuno nella realizzazione di uno stage futuribile, ha pensato che a esibirsi ci sono anche i Matia Bazar: che sono cinque.
Durante le prove, quando ci si rende conto che non c’è spazio per il gruppo sul palco, li spediscono su una balconata. Uno spazio minimo definito ‘barcaccia’ utilizzata solo per luci ed effetti. Ma è un’idea geniale che il gruppo fa propria. Con strumenti minimalisti, batteria elettronica suonata in piedi, contrabbasso elettrico e una minitastiera, i Matia Bazar regalano una delle canzoni più belle di sempre del Festival: Vacanze Romane.
1979 – Fanigliulo il gatto rosa e la candeggina
Cantautore geniale, Franco Fanigliulo, scomparso a soli 45 anni è una delle prime scoperte di Caterina Caselli. Si presenta nel 1979 con “A me mi piace vivere alla grande”. Il testo è straordinario. Ma non passa l’inevitabile censura della RAI: un verso “E adesso che Gesù ha un clan di menestrelli, che parte dai blue-jeans e arriva a Zeffirelli…” rischia l’accusa di blasfemia e vilipendio.
Un altro “foglie di cocaina, voglio sentirmi male” viene censurato e diventa “bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale”. Un’emorragia cerebrale lo stronca quando stava preparando un album straordinario, mai pubblicato dal titolo “Sudo ma godo”. Fu lui a lavorare per primo con Zucchero e Vasco Rossi contribuendo in qualche modo al loro esordio a Sanremo anni dopo.
1961 – I glutei di Celentano
Ancora dall’edizione del 1961, controversa non solo per il clamoroso abbandono di scena da parte di Mina. Di quell’anno gli storici ricordano Gino Paoli che sale sul palco senza smoking e con la cravatta slacciata. Ma, soprattutto, Adriano Celentano che sale sul palco voltando la schiena al pubblico e dimenando i glutei durante l’esecuzione di “24mila baci”, gesto che verrà giudicato osceno.
Il pubblico un po’ fischia e un po’ applaude. Ma il molleggiato in coppia con Little Tony arriva da esordiente al secondo posto. In un secondo momento la Rai per il suo archivio coprirà le immagini con quelle dell’orchestra. Divertentissimo il ricordo del fatto: “Un attimo prima ci siamo detti, mi raccomando, non facciamo scemate. E un attimo dopo lui aveva la schiena al pubblico e sculettava…” parole di una delle più divertenti interviste di Little Tony.
1966 – A Sanremo, Tenco dà l’addio alla vita
Quella del 1966 fu l’edizione sicuramente più drammatica del Festival di Sanremo, sconvolto dalla clamorosa morte di Luigi Tenco. Il cantautore si era presentato con un brano molto bello dal titolo “Ciao Amore, ciao” che presentava in coppia con la sua compagna, la cantante francese Dalida. Il brano, l’ultimo della serata, non passa la prima selezione e viene escluso. Il cantante rientra in albergo profondamente turbato, beve una gran quantità di whisky e di lui non si hanno più notizie fino a che Lucio Dalla, suo grande amico, non lo va personalmente a cercare. Tenco è già morto. Si è sparato.
La tesi del suicidio rimane intrisa di un giallo: secondo alcune testimonianze infatti il cantautore nelle settimane precedenti aveva ricevuto minacce e virgola in un episodio denunciato alla polizia, aveva riferito di due auto che avevano cercato di speronarlo e di mandarlo fuori strada sui tornanti tra Santa Margherita Ligure e Portofino. Nel 2006, la procura generale di Sanremo, su richiesta dei familiari del cantante, riapre l’inchiesta ma dopo un anno di indagine e l’esumazione della salma per una nuova autopsia, l’ipotesi di suicidio viene confermata.
Molti storici e appassionati ritengono che quello di Tenco sia stato un vero e proprio atto d’accusa nei confronti della canzone e dell’industria discografica italiana. Accanto al suo corpo sarebbe stato ritrovato un biglietto che contestava la decisione della giuria e degli organizzatori del Festival. Ma lo stesso testo della canzone (“Un bel giorno dire basta e andare via, andare via lontano a cercare un altro mondo, non sapere fare niente in un mondo che sa tutto e non avere un soldo nemmeno per tornare”) sembra in qualche modo profetizzare quelle che erano le intenzioni di Tenco. Forse già da prima del Festival…
2009 – Povia: tra bambini, piccioni e Luca
Uno dei cantanti più controversi nella storia del Festival di Sanremo è senza dubbio Povia che con poche partecipazioni riuscì sempre a essere al centro dell’attenzione. La sua prima partecipazione viene segnata da una squalifica. La canzone “I bambini fanno oooh” che poi diventerà un grande successo radiofonico, viene eseguita in pubblico prima del festival. Bonolis lo farà esibire come ospite nel corso della serata finale. Ma l’anno dopo “Vorrei avare il becco” vince. Nel 2008 si presenta con “Luca era gay”: canzone che scatenerà proteste delle organizzazioni LGBT.
1972 – Delirium Jesahel e fricchettoni
Il Festival del 1972 è uno spartiacque clamoroso tra la musica tradizionale e quella che cerca in qualche modo di emergere. Vince Nicola Di Bari, davanti a Peppino Gagliardi e Nada. Con Morandi quarto. Ma se chiedete a chiunque un brandello delle loro canzoni, nessuno le ricorderà. Tutti invece ricordano un meraviglioso Lucio Dalla che si classifica solo ottavo con “Piazza Grande”, uno dei suoi capolavori assoluti, e i Delirium.
Genovesi, guidati da un giovanissimo Ivano Alberto Fossati (anche se Bongiorno sul palco lo chiama ‘Fossato’) si presentano sul palco in jeans, capelli lunghissimi e frange intonando una canzone bizzarra ed evocativa: Jesahel. Il brano, scritto da Fossati e Oscar Prudente (incideva insieme a Lucio Battisti) è ispirato a Jesus Christ Superstar e Hair. Diventerà un coro da stadio. Un vero e proprio manifesto della cultura hippie. La canzone durava quasi nove minuti e si concludeva con un lungo assolto al flauto traverso di Fossati. Fu massacrata per ridurla ai quattro minuti concessi dal regolamento con la band che in una delle prove continuò a cantare a cappella lasciando il palco di fronte a pubblico e dirigenti RAI imbarazzati e spiazzati.
2020 – Sanremo shock. Dov’è Bugo?
Per anni si continuerà a parlare di quello che è accaduto sul palco del 2020. Quando Morgan e Bugo, insieme con “Sincero” vengono squalificati. Nel corso della quarta serata i due litigano pesantemente, pare per alcune questioni legate alla cover presentata la sera prima, un brano di Sergio Endrigo. Morgan attacca la canzone cambiando completamente le parole e dedicando a Bugo un testo che sembra un atto d’accusa: “Le brutte intenzioni la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera”. Bugo se ne va dal palco. Morgan (“dov’è Bugo…?”) lo segue. Amadeus e Fiorello imbarazzatissimi annunciano che il brano viene squalificato ed escluso dalla gara perché non completato regolarmente durante l’esibizione.