Il mondo della musica pop e rock ha dato vita a tanti fatti estremamente drammatici pochi dei quali, tuttavia, hanno l’impatto della morte di Marvin Gaye
Marvin Gaye è considerato uno dei cinque interpreti di maggior successo nella storia della musica contemporanea, immediatamente alle spalle di Aretha Franklin e Ray Charles. Un mito di grandezza assoluta che, probabilmente, avrebbe potuto ottenere ancora di più dalla sua vita e dalla sua carriera se a spezzare entrambe queste sue dimensioni straordinarie non fosse intervenuto un tragico destino.
La morte di Marvin Gaye, proprio per le sue drammatiche circostanze, è uno dei gialli sui quali la narrativa della musica internazionale, con i suoi biografi e ricercatori, ha continuato a indagare a molti anni di distanza dall’accaduto.
Marvin Gaye, un’emotività complessa
D’altronde certe leggende brillano così intensamente che il loro splendore non si affievolisce mai, anche di fronte a drammi e tensioni personali. E, in questo senso, Marvin Gaye va considerato una luce di prima grandezza. Non solo per il suo stile interpretativo, assolutamente inimitabile, ma anche per il suo lavoro di composizione e di scrittura dei testi: delicato, raffinato, mai banale.
Alla base di questo straordinario successo artistico c’è anche un’emotività complessa, legata a un rapporto estremamente controverso con il padre, un pastore battista severo e autoritario che non ha mai perdonato al figlio le sue abitudini sessuali ma nemmeno la carriera che aveva scelto, lontano dalla chiesa e dalla religione cui tuttavia Marvin era profondamente devoto.
Padre e figlio, il rapporto impossibile
Marvin Gaye, nato il 2 aprile 1939 a Washington DC, in realtà di cognome faceva Gay. Una vera e propria ironia della sorte per un giovane che in adolescenza aveva dimostrato parecchie indecisioni nella determinazione della propria sessualità. Un motivo di imbarazzo per lui e per il padre, talmente grande da convincerlo a scegliere un nome d’arte diverso, aggiungendo al suo cognome una ‘E’’.
Un’infanzia tutt’altro che idilliaca la sua… Cresciuto in una famiglia afflitta da liti continue, Marvin cresce in un ambiente opprimente, quasi militare dove la legge delle botte vale più dei comandamenti che il padre spiega ai fedeli della sua comunità religiosa. Suo padre, Marvin Gay Sr., era una figura severa e autoritaria, abituato a picchiare la moglie e i figli a ogni occasione minacciando punizioni fisiche per qualsiasi motivo, anche il più futile.
Suo padre era un uomo di Chiesa, un pastore della congregazione pentecostale ebraica. Aveva una visione rigorosissima di una famiglia integerrima e disciplinata. Una immagine che si scontrava molto spesso con le ambizioni artistiche e la natura di spirito libero di suo figlio. Il desiderio di Marvin di dedicarsi alla musica incontrò la resistenza di suo padre, che credeva che tali attività fossero frivole e divergessero dai suoi principi religiosi. Nonostante Marvin suonasse meravigliosamente il piano e avesse una voce incantevole, il padre aveva stabilito che quelle doti dovevano essere dedicate alla gloria del Signore e non alle classifiche pop.
Contrasti insanabili
Il rapporto teso tra padre e figlio ha raggiunto un punto critico proprio durante l’ascesa alla ribalta musicale di Gaye alla fine degli anni ’60. Ogni volta che tornava a casa dalle sue tournée di successo, con tutti i suoi brani in classifica, Marvin doveva sopportare le angherie del padre, i suoi rimproveri.
Quasi come uno sfogo forse anche all’infanzia subita Marvin Gaye scrive canzoni di rarissima intensità sentimentale, dei veri e propri inni alla sensualità come What’s Going On, Sexual Healing e Let’s Get it On nei quali il cantante descrive senza mezzi termini un amplesso. Quanto al suo rapporto con la famiglia Marvin Gaye dedicherà un’altra delle sue canzoni di maggiore successo, Wherever I lay my Hat (that’s my home)… un brano che lo vede prendere le distanze da quella che è la casa intesa come famiglia di origine per abbracciare l’accoglienza degli estranei e lo spirito di condivisione del mondo. Canzoni che hanno reso Marvin Gaye un personaggio monumentale agli occhi del pubblico internazionale, una superstar assoluta.
Scelte sbagliate, emotività difficile
In ambito personale e privato, invece, le cose erano completamente diverse. Il suo tumultuoso matrimonio con Anna Gordy, la sorella del fondatore della Motown Berry Gordy, aggiunge un altro livello di complessità alla sua vita aumentando ulteriormente le difficoltà con la dipendenza da alcol, droghe e farmaci che lo avevano reso ulteriormente vittima dei suoi conflitti interiori.
Un divorzio, un altro matrimonio, un altro divorzio. Il complicato rapporto con il successo e l’equilibrio con un rapporto familiare mai risolto. Marvin Gaye sembra fare pace con il mondo solo sul palco, quando canta le sue canzoni, e nel silenzio della sua camera d’albergo, quando si stordisce di ansiolitici… “per non sentire più gli orrori del mondo” scriverà a un amico poche ore prima di morire.
La morte di Marvin Gaye: ucciso dal padre
La tragica fine di Marvin Gaye trova il proprio drammatico epilogo il 1 aprile 1984, un giorno prima del suo 45esimo compleanno. Erano trascorse poche settimane dalle quali era tornato a trovare i suoi genitori, a Los Angeles, dove si erano trasferiti nella splendida casa che lui aveva comprato per loro, a West Adams. Ancora una volta Marvin era dovuto intervenire per impedire al padre di picchiare sua mamma. Ne era nata una rissa, il padre del cantante, quella volta, aveva ricevuto un cazzotto in faccia e al figlio aveva giurato la sua promessa… “la prossima volta che ti metti in mezzo ti ammazzo…”
L’arrivo di Marvin, invitato a cena per il suo compleanno dalla madre Alberta, scatena una nuova discussione. La madre interviene nel tentativo di separare padre e figlio. L’alterco si trasforma di rissa… e il padre mantiene la sua promessa. Impugna un revolver regolarmente registrato e fa fuoco.
Marvin Gaye viene colpito due volte, al petto e alla spalla. Viene portato in ospedale in fin di vita… morirà poco dopo il ricovero. Il giorno del suo compleanno.
Il processo e la condanna
A seguire uno dei processi più seguiti di sempre che dipinse un quadro cupo della relazione tra Marvin Gaye e suo padre mettendo a nudo ferite emotive vecchie di anni, aggravate da risentimento e incomprensioni.
Marvin Gay Sr. è stato condannato per omicidio colposo volontario, ma ha ricevuto una sospensione della a causa della sua età e delle sue condizioni di salute. Muore senza scontare la sua pena in una casa di cura, nel 1998.
La tragica morte di Marvin Gaye rimane un cupo promemoria della natura fragile delle relazioni umane e del potere distruttivo dei conflitti irrisolti in famiglia. E getta un riflettore sulle distanze cui possono portare i demoni personali, anche per coloro che sono benedetti da un talento e un successo immensi. Mentre la sua musica continua a ispirare e commuovere generazioni, l’eredità di Marvin Gaye è una testimonianza della resilienza dello spirito umano di fronte alle avversità.