A distanza di alcuni anni dalla morte di David Bowie, si torna a parlare del suo immenso archivio di musica, foto, vestiti e disegni
Sono passati ormai quasi otto anni dalla morte di David Bowie. Il Duca Bianco si è spento a New York il 10 gennaio del 2017 dopo un anno tormentato di malattia pochi giorni dopo la pubblicazione del suo ultimo album in studio Black Star.
Un’uscita di scena straordinaria con il video del singolo Lazarus girato quando era ormai sofferente e consapevole di una fine vicina. Un brano molto emozionante che costituisce un testamento musicale e culturale di valore immenso.
Molto si è parlato di quello che David Bowie ha lasciato in termini artistici e personali a un mondo del rock che ha sempre riconosciuto il suo talento visionario e trasformista. Capace di creare un capolavoro di fronte a qualsiasi presupposto.
Bowie prima ancora che un cantante, una artista e un performer è stato l’icona non di una sola,ma di molte generazioni del rock. Uno dei pochi personaggi in grado di incarnare perfettamente l’evoluzione del genere e l’ispirazione di milioni di persone e di centinaia di altri artisti.
Fin dal giorno della sua morte si parla della realizzazione di un museo che raccolga tutto quello che è il suo immenso materiale. Bowie in questo era stato addirittura maniacale: collezionava strumenti, vestiti di scena, disegni, appunti.
Il suo archivio fotografico è praticamente immenso. Di enorme valore considerando anche il novero degli artisti con cui ebbe il privilegio di collaborare nella sua vita. Su tutti Andy Warhol, ma anche Lou Reed, Iggy Pop oltre a Mercury, Jagger ed Elton John.
É notizia di queste ultime settimane che 80mila oggetti che fanno parte del suo archivio e che erano stati affidati alla vedova e ai figli, siano stati acquisiti da una delle più prestigiose istituzioni culturali londinesi, il Victoria and Albert Museum di Londra.
In un primo momento si era parlato di un vero e proprio acquisto in termini pratici. Con tanto di contratto di acquisizione e versamento di una caparra in denaro. Una dichiarazione ufficiale del V&A Museum parla di “impegno concreto nel proteggere l’archivio di David Bowie”.
Sarebbe il primo passo per realizzare il museo dedicato all’artista. Il David Bowie Center for the Study of Performing Arts. Il luogo prescelto dovrebbe essere l’East Storehouse, nel Queen Elizabeth Olympic Park di Stratford.
Il catalogo comprende lettere, appunti, spartiti, bozzetti di moda (Bowie disegnava personalmente i suoi vestiti di scena e il suo trucco). Ma anche foto, pellicole, scenografie, copertine di album, premi e molto altro ancora. Tra gli scritti anche alcuni appunti personali del tutto inediti, rivolti alla moglie e ai figli, mai mostrati prima.
I costumi di scena comprendono anche la collezione di Ziggy Stardust disegnata da Freddie Burretti, le creazioni di Kansai Yamamoto per il tour di Aladdin Sane e il cappotto disegnato da Bowie e Alexander McQueen per la copertina dell’album Earthling. Ci sono anche i testi scritti a mano di capolavori come Heroes, Ashes to Ashes e Fame.
La notizia è ovviamente straordinaria e offre un punto di riferimento in vista di quello che dovrebbe essere la realizzazione concreta dell’allestimento la cui inaugurazione è stata annunciata per il 2025. Iman, la vedova di David Bowie che l’aveva sposata nel 1992 e da cui ha avuto una figlia – Alexandria Zahra – da sempre ha voluto conservare tutto quello che l’artista aveva catalogato in un grande magazzino nonostante le richieste di molte case d’aste per dare vita a una vendita organizzata destinata ai collezionisti… “Credo che il ricordo di mio marito rappresenti qualcosa di inestimabile non solo per me ma per un gran numero di persone che continuano a studiare e ad approfondire la sua arte. La mia speranza è quella che il museo possa concretizzarsi al più presto”.
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