A distanza di cinque mesi dall’Eurovision, c’è un disco che continua ad avere riscontri, è quello dei croati Let 3
I Let 3 sono passati sul palco dell’Eurovision 2023 come un vero e proprio tornado. E in uno spettacolo che si segnala più che per le canzoni per l’abbondante dose di trash che riesce a scatenare, si sono messi in luce soprattutto per la loro stralunata esibizione e non per una canzone che merita davvero di essere spiegata come si deve.
Eurovision: Mama SC… Vecchi punk
I Let 3 non sono quello che si potrebbe definire una band esordiente. Suonano da tantissimi anni. Trentacinque… Le loro prime esibizioni risalgono addirittura agli anni ’80, quando la Croazia ancora non esisteva se non all’interno dei delicatissimi equilibri della ex-Jugoslavia.
Damir Martinović Mrle vive a Fiume, suona il basso nei Termiti, gruppo punk durissimo ben noto anche in Italia, e conosce quello che diventerà il suo compagno di lavoro all’università. È il cantante Zoran Prodanović Prlja, uno stralunato personaggio che cita a memoria Dostoevskij, adora la poesia italiana e che parla esclusivamente in rima. Zoran è un attore che inizialmente non pensa nemmeno di volere fare il cantante. Ma i suoi testi sono assurdi. E non li vuole cantare nessuno. Dunque è lui a portarli sul palco.
Zoran è un personaggio molto vicino a musicisti che nel nostro paese avvicinano a Skiantos, Elio… testi eccentrici e culturalmente pure troppo intensi per un pubblico di canzonettari che al massimo chiede di ballare e non pensare.
Musica alternativa al nulla
Zoran e Damir ascoltano tutto quello che è il punk elettronico: Devo, B-52’s ma anche gli italiani CCCP, che proprio in questi giorni festeggiano i 40 anni della loro prima pubblicazione, e i CSI. Non piacciono al regime. Quando possono viaggiano e accumulano esperienze. Suonano in Italia diverse volte, piccoli festival punk da barricaderi: case occupate e centri sociali.
Quando la Jugoslavia si polverizza loro iniziano a fare sul serio. Raccolgono tutte le loro prime canzoni e le ripubblicano in un album dal titolo El Desperado con il quale girano per un anno e mezzo tutta l’Europa suonando dove capita.
Zoran canta in croato: ma anche in inglese, spagnolo, tedesco e in un bizzarro italiano maccheronico. Splendida la sua Elefante Elettrico pubblicata a metà anni ’90.
Il gusto per il paradosso e il dissacrante li rende dei personaggi: ma fare punk in Croazia non è esattamente come in Inghilterra e la band per molti anni vivacchia tra concerti e pubblicazioni di dischi. Sono famosi. Ma certo non ricchi.
Dissacranti e imprevedibili
La grande occasione arriva quando la band viaggia ormai oltre la cinquantina. Vince in modo sorprendente la selezione croata di Opatija e nonostante le perplessità della HRT, la Tv di stato croata, viene spedita all’Eurovision.
Un bel rischio perché Damir e Zoran non sono personaggi facili da dosare e il loro messaggio può anche diventare un boomerang. Anni fa passarono alla storia per avere promosso un loro album “rivoluzionario – diceva Zoran – il migliore di sempre”. Il loro disco erano 64’ di nulla… tutto completamente vuoto.
A Liverpool nella finale dell’Eurovision si presentano con un brano folle, allegorico e tremendamente bizzarro: Mama SC. E tornano all’antico: citazioni raffinate, assonanze comprensibili anche a chi non capisce una parola di croato. È un brano estremamente teatrale, aiutato da una presenazione che non passa inosservata.
Mama SC, il coccodrillo, l’imbecille e lo psicopatico
Sembra una filastrocca: e in effetti lo è. La mamma ha comprato un trattore, la mamma bacia un imbecille.
Il testo prende in giro Putin e Lukashenko giocando sul suono SC, che è una allitterazione tipica del cirillico. Il trattore è quello con il quale Lukashenko, l’imbecille baciato dalla mamma della canzone, pretende di aiutare l’invasione russa in Ucraina.
A bordo di un trattore la mamma e l’imbecille viaggiano verso l’armageddon. Il giorno del giudizio. La canzone insiste: Mamma vado a giocare, mamma vado in guerra. Vado a giocare con quel nano psicopatico (Putin) un po’ idiota e un po’ coccodrillo.
Eurovision, sarcasmo al potere
La parte musicale della canzone è una generosa esplosione di effetti elettronici che ricordano le produzioni anni ’80 di Trevor Horn e della ZTT: Frankie Goes To Hollywood, Propaganda. Tutto estremamente intelligente e curato. Travestimenti compresi. Ognuno dei cinque Let 3 impersona un dittatore che ha causato una guerra o un genocidio e che, sul palco, rimane in mutande…
L’Eurovision con il suo pubblico l’ha presa per una trovata goliardica e punk. Era un inno antimilitarista e pacifica durissimo e di trash non aveva proprio nulla. A cominciare dal verso finale: urlato ed estremamente duro… Mama, idem u rat, Mamma, vado in guerra.
I Let 3 con Mama SC si piazzano al 13esimo posto. Ma il loro disco insieme a quello della ligure Alessandra Mele (Queen of Kings) è durato nelle classifiche europee molto più lungo di quello di chi si è piazzato ai primissimi posti. Un disco pacifista e dissacrante che prende in giro la guerra e i despoti.