La morte della giovanissima Nahee, 24 anni, riporta d’attualità il dramma dei decessi di troppi artisti sudcoreani
Non ci sono notizie ufficiali almeno per ora circa la morte di Nahee, la cantautrice scomparsa la settimana scorsa in circostanze poco chiare.
La notizia del decesso, confermata dalla sua agenzia, ha destato profonda impressione tra tutti i suoi fan e ricorda molto da vicino altre tragedie purtroppo troppo simili. A cominciare da quella del cantante e modello Moonbin, scomparso ad aprile.
Apparentemente all’interno della casa non c’erano tracce che potessero far pensare a un’aggressione o a una morte violenta. Ma la polizia ha posto il suo appartamento sotto sequestro effettuando tutta una serie di rilievi. La magistratura locale ha aperto un’inchiesta e sul corpo di Moon Bin è ovviamente stata disposta un’autopsia. Solo diverse settimane dopo la polizia ha ammesso che l’impressione era che Moon Bin si fosse ucciso. Tesi mai confermata dai suoi familiari e dall’agenzia che gestiva lui e gli ASTROS la popolarissima band con la quale il cantante aveva raggiunto un immenso successo.
L’11 aprile scorso un’altra morte eccellente aveva scosso l’opinione pubblica sudcoreana. L’attrice Jung Chae-yull muore nel suo appartamento. Aveva soltanto 26 anni. Le cause ufficiali del decesso non sono ufficiali, ma tutto fa pensare al suicidio. Una tragedia apparentemente inspiegabile perché l’attrice e modella era ricchissima, estremamente popolare e tutte le sue produzioni, in particolare il serial Zombie Detective, avevano un enorme successo.
Sui decessi di Jung Chae-yull e di Moon Bin è intervenuto recentemente Wkang Min Lee docente presso il Seoul National University College of Medicine e direttore della Mind Lab Space Mental Health Clinic con sede a Seoul. Che ha apertamente parlato di emergenza nazionale: “A ogni tragedia ci auguriamo si sia trattato di una morte serena e non autoinflitta, ma bisogna comunque parlare di un dato allarmante. Secondo i dati dell’OCSE la Corea del Sud ha il più alto tasso di morte per suicidio. Il che significa che questa è un’autentica emergenza nazionale in un paese che gode di sviluppo e benessere.
Le celebrità in Corea del Sud affrontano molti problemi perché vivono in ambienti chiusi. I social limitano la loro privacy e molte delle loro azioni e diventa difficilissimo per loro richiedere supporto per la salute mentale e gestirlo in quanto ciò potrebbe anche trasformarsi in pettegolezzi devastanti per la loro carriera. Dobbiamo riflettere, e porre un rimedio”.
Secondo Lee i casi di Nahee e Moon Bin sono solo i più clamorosi. Ma i suicidi sono davvero tanti. Il sociologo e psicologo sostiene che i social stanno devastando la vita di persone che darebbero tutto pur di tornare alla normalità: “Le celebrità, le etichette musicali e la società del paese generalmente penalizzano chi deve affrontare una terapia, soprattutto nella sfera emotiva. E molti stanno zitti invece di cercare aiuto. Questi problemi sono spesso amplificati da una cultura del fandom di Internet che può essere tossica”.
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