Tante presenze di grande rilievo, ma anche moltissime assenze di spicco nell’attesissima serata di gala della Rock and Roll Hall of Fame
Ogni qual volta si parla di Rock and Roll Hall of Fame il dibattito si fa molto intenso. Perché questa prestigiosa istituzione a volte finisce per premiare con troppo ritardo personaggi che avrebbero meritato considerazione molto prima.
Alcuni purtroppo non vivono neppure la soddisfazione di entrare a far parte di questo circolo elitario prima della loro morte. E ogni anno le discussioni sotto questo aspetto non mancano.
Rock and Roll Hall of Fame
Nella serata di gala del 3 novembre che si è tenuta al Barclays Center di Brooklyn i motivi di interesse e di discussione sono stati molti. A cominciare dai nomi degli indotti, ormai noti da qualche mese. Kate Bush, che ha deciso di non presentarsi,
Sheryl Crow, Missy Elliott, la prima donna rapper a fare finalmente il suo ingresso all’interno della Hall in quella che è stata la 38esima edizione della rassegna.
Ma anche George Michael, con una nomination postuma e per la verità molto tardiva, Willie Nelson che arriva a questo riconoscimento a 90 anni suonati dopo quasi 70 anni di professione concerti e dischi. E poi i Rage Against the Machine, una band che più lontana da questo genere di riconoscimenti non si potrebbe immaginare. Fuori dal mainstream e da tutto quello che dovrebbe essere la discografia e la sua industria, i RATM incredibilmente hanno accettato il riconoscimento: ma hanno affidato al solo Tom Morello la loro presenza sul palco.
Un immenso Jimmy Page
Kate Bush, che era attesissima, anche per la sua ormai lunghissima assenza dalle scene ufficiali, si è limitata a diffondere un messaggio di ringraziamento estremamente ufficiale e molto formale. Tra gli altri riconoscimenti quelli andati a
Chaka Khan, interprete meravigliosa, e Bernie Taupin, il leggendario paroliere di Elton John cui è andato il Musical Excellence Award.
É stata anche una serata di esibizioni. La più sorprendente è stata senza dubbio quella di Jimmy Page. Il chitarrista dei Led Zeppelin, 79 anni, otto anni dopo la sua ultima apparizione su questo stesso palco, ha omaggiato Link Wray per poi imbracciare la sua doppio manico per una meravigliosa versione di Rumble.
Jimmy Page con Rumble
Un’edizione al femminile
Molto bello il segmento dedicato a Sheryl Crow che si è fatta affiancare sul palco da Olivia Rodrigo e dall’applauditissima Stevie Nicks.
Commovente il discorso di accettazione a nome di George Michael pronunciato da Andrew Ridgeley, suo amico d’infanzia e con lui fondatore degli Wham!. A ricordarlo Miguel, accompagnato da Jake Clemons della E Street Band con Careless Whisper e Adam Levine dei Maroon 5 con Faith prima di una struggente versione di di Carrie Underwood con One More Try.
Willie Nelson un autentico monumento del rock è salito sul palco con uno dei suoi eredi naturali, Dave Matthews. Ovviamente per Bernie Taupin non poteva che parlare Elton John.
La performance di Missy Elliott
É stata una edizione fortemente femminile, nonostante l’assenza di Kate Bush, omaggiata da Peter Gabriel e David Gilmour dei Pink Floyd, uno dei primi a incoraggiarla quando l’interprete aveva solo 16 anni. Ma soprattutto è stata l’edizione di Missy Elliot, prima rapper donna a entrare nella Hall of Fame, introdotta da un altro monumento come Queen Latifah e protagonista di una esibizione dirompente con tutti i suoi maggiori successi come Get Ur Freak On, The Rain (Supa Dupa Fly), Work It, Pass That Dutch e Lose Control.