La cantante è tornata a parlare della tragica notte del 15 agosto del 1993 quando rimase vittima di un grave incidente in macchina
In quel periodo impazzava in radio Stato di calma apparente, era il 1993 e Paola Turci comandava le classifiche con le sue canzoni. Nel testo però un messaggio quasi premonitore: “Sul bisogno di cambiare che c’è in me. Nelle mie parole c’era già quello che sarebbe avvenuto dopo”, ha ammesso la cantante in un’intervista fiume rilasciata di recente all’interno della quale ha ripercorso anche quella notte da incubo.
Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, alla quarantatreesima edizione, proprio con il singolo, aveva pubblicato il suo album Ragazze. Poi la sua vita prende una piega inaspettata, un vero e proprio spartiacque della sua esistenza. All’epoca si sentiva invincibile: “Il pensiero che a me, proprio a me, non poteva succedere niente” poi la tragica svolta.
Paola Turci dopo l’incidente: “Per mesi ho nascosto il volto distrutto”
Una serata che secondo Paola Turci era scritta nel suo destino, troppe avvisaglie, troppi indizi riemergono a ripercorrere gli attimi che l’hanno portata all’incidente in auto il 15 agosto del 1993. Per filo e per segno ha raccontato la storia ai microfoni de Il Corriere della Sera: “Una mia amica mi ha prestato la sua macchina perché quella che usavo per il tour si era rotta”.
Siamo in Sicilia, la cantante sta promuovendo il suo album Ragazze, spinto in classifica da Stato di calma apparente, il brano con il quale aveva partecipato al Festival di Sanremo qualche tempo prima. “Sono nervosa perché la sera prima lo spettacolo non è andato granché. Sento l’inquietudine montare, ricordo che sul traghetto chiamai tutta la rubrica. A mia madre dissi solamente ‘Mamma’, capì subito che c’era qualcosa che non andava“.
Poi una volta dietro il volante perde improvvisamente il controllo della macchina: “Aspetto la telefonata di mio padre: guardo e riguardo il telefono, finché non mi accorgo che è spento. Da lì smetto di guardare la strada. La macchina sbanda, io riesco a riportarla in strada, sbatte contro il guardrail, si cappotta due volte. Una volta ferma sento i capelli tranciati di netto, i miei capelli lunghi non ci sono più”.
La corsa in ospedale è abbastanza disperata, i medici fanno di tutto per tamponare la grossa ferita sul volto: “Io non riesco ad aprire gli occhi. In ospedale sento gli infermieri avvisare i medici: ‘C’è una ragazza nera’. Mi avevano scambiato per una ragazza nera, credo perché non si vedeva niente. Il viso era aperto, c’era tanto sangue”. Infine il ritorno sulle scene con la cicatrice, l’ha definita “una maschera sulla faccia che non poteva togliere”, tanto che da casa sua per un periodo fece togliere tutti gli specchi.