Uno dei sodalizi artistici più importanti della cultura italiana, quello tra Mogol e Battisti, finì improvvisamente e ancora oggi i fan si chiedono perché.
I sodalizi artistici hanno giocato e continuano a giocare un ruolo fondamentale nel mondo della musica. Questi legami rappresentano una fusione di talenti, visioni e passioni che poi danno vita a opere memorabili e spesso rivoluzionarie.
Tra i sodalizi artistici più famosi della storia della musica italiana c’è sicuramente quello tra Lucio Battisti e Mogol, nome d’arte di Giulio Rapetti. La coppia artistica Battisti-Mogol ha prodotto alcune delle canzoni più belle e iconiche del panorama musicale italiano. Da “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi” a “E penso a te”, passando per “I giardini di marzo”, la loro alchimia sembrava inarrestabile. Eppure, alla fine degli anni ’80, le loro strade si sono divise.
Mogol e Battisti, un sodalizio artistico che vive ancora oggi
Il primo incontro tra Mogol e Battisti risale al 1965, quando il giovane cantautore fu presentato all’esperto paroliere da Christine Leroux, un’importante editrice musicale dell’epoca. All’inizio, si dice che Mogol fosse molto dubbioso sulle qualità del cantante ma rimase colpito dalla sua personalità. Dopo qualche “esperimento insieme”, come disse lo stesso Mogol, i due cominciarono a lavorare insieme più assiduamente e nel 1967 pubblicarono “29 settembre”, il primo brano importante della loro collaborazione.
La consacrazione di Battisti avvenne però due anni dopo, quando nel ’69 partecipò alla diciannovesima edizione del Festival di Sanremo con “Un’avventura”. Il brano si piazzò solo al nono posto, ma quella partecipazione contribuì ad aumentare la sua popolarità in Italia e gli diede modo di pubblicare il suo primo album omonimo.
In quegli anni, il sodalizio con Mogol si fece sempre più forte e i due decisero anche di creare una società insieme per incassare i proventi della loro musica, la “Acqua Azzurra”. All’epoca, le azioni della società erano così ripartite: Battisti e sua moglie detenevano il 56% delle quote azionarie, la casa discografica “Ricordi” aveva il 35% e Mogol possedeva solo il 9%.
Negli anni ’80, dopo un periodo di grandissimo successo, Mogol e Battisti arrivano a un momento di rottura. Secondo le cronache del tempo, il sodalizio venne meno perché le visioni artistiche dei due non riuscivano più a trovare un compromesso: Mogol era ancorato a una scuola di scrittura e composizione molto rigida, quella che per molti anni aveva fatto il successo di Battisti. Il cantautore, invece, era perennemente alla ricerca di qualcosa di nuovo e negli ultimi anni aveva addirittura prodotto un disco in inglese, che fu un pesante insuccesso.
Oltre a questo, come spesso accade, nacquero anche dispute di natura finanziaria: Mogol, probabilmente per una questione di principio, non era d’accordo sulla ripartizione delle quote azionarie e pensava di aver diritto a qualcosa di più di un misero 9%. Alle sue richieste, però, Battisti non rispose mai. La questione fu tenuta lontano dai riflettori e non diede luogo a litigi pubblici di alcun tipo.
A quell’epoca, infatti, Battisti si era già in gran parte ritirato a vita privata. Mogol, dal canto suo, rispondeva alle domande sul litigio con una delle sue frasi più famose: “Delle persone io dico bene, oppure taccio. In questo caso taccio“. Mogol, tuttavia, ricorda spesso gli anni trascorsi accanto a Battisti con cui ha creato delle perle della musica italiana.