Dopo il clamoroso arresto di una persona per l’arresto di Tupac Shakur avvenuto 27 anni fa a parlare è la sorella del rapper assassinato
Ha destato profonda impressione la notizia dell’arresto di un uomo per l’omicidio di Tupac Shakur dopo una indagine controversa e caratterizzata da molti punti bui e innumerevoli polemiche durata quasi ventisette anni.
A parlare immediatamente dopo la conferma del fermo di Duane “Keffe D” Davis ufficializzata venerdì, sono la sorella di Shakur e Jada Pinkett Smith, la moglie di Will Smith che del rapper era amica da molti anni.
Sekyiwa “Set” Shakur, presidente della Fondazione Tupac Amaru Shakur, ha dichiarato che, sebbene l’arresto sia da considerare una vittoria “il giudizio debba essere sottoposto a riserva e cautela fino a quando tutti i fatti e i procedimenti legali non saranno del tutto completi”.
La sensazione, che per altro la donna, erede del patrimonio culturale lasciato dal rapper di California Love, è che ci siano punti non del tutto chiari nemmeno ora. E che forse soltanto una deposizione, o una piena confessione dell’uomo arrestato, potrà finalmente chiarire in modo definitivo.
“Questo è senza dubbio un momento cruciale – ha detto Sekyiwa Shakur – il silenzio di questi ultimi 27 anni che circonda questo caso è stato un urlo lancinante nella nostra comunità. Per me è importante che il mondo, il Paese, il sistema giudiziario e la nostra gente riconoscano la gravità della morte di quest’uomo, mio fratello, il figlio di mia madre, il figlio di mio padre. La sua vita e la sua morte sono importanti e non dovrebbero rimanere un capitolo irrisolto o non riconosciuto. Quindi sì, è una vittoria. Ma mi riserverò il giudizio fino a quando tutti i fatti e i procedimenti legali non saranno completati. Sono state coinvolte più mani e rimane ancora molto intorno alla vita e alla morte di mio fratello Tupac e della nostra famiglia Shakur in generale. Cerchiamo vera giustizia, su tutti i fronti”.
Anche la moglie di Will Smith, Jada Pinkett, amica di Tupac per diversi anni, ha voluto lasciare una dichiarazione: “Ora spero che potremo ottenere alcune risposte e avere una conclusione. R.I.P Pac.”
Nel frattempo proseguono le indagini intorno alla figura di Davis, accusato di omicidio con l’uso di un’arma letale. Il fermo è convalidato e il gran giurì del Nevada lo ha già incriminato per omicidio. Il vice procuratore distrettuale Marc DiGiacomo ha definito Davis il “mandante che ha ordinato la morte di Shakur”.
Le indagini tuttavia restano caratterizzate da una gran confusione.
Il fatto avvenne a Las Vegas, per strada, quando un’auto si affiancò a quella dove viaggiavano il rapper e Suge Knight facendo fuoco. Tupac, colpito da quattro proiettili venne ricoverato in ospedale. Morì sei giorni dopo senza mai riprendere conoscenza.
L’omicidio sarebbe stato deciso da Duane Davis dopo una rissa che aveva coinvolto suo nipote, esponente di una gang rivale di quella di Tupac, con il rapper e il suo staff. Era il 7 settembre 1996.
I potenziali testimoni del fatto nel frattempo sono tutti morti. Anche il nipote di Davis, ucciso in un’altra sparatoria tra gang pochi anni dopo l’omicidio di Shakur.
Duane “Keffe D” Davis era al centro delle indagini sull’omicidio, al momento ancora irrisolto, da molti anni. Da quando si era addirittura vantato pubblicamente di avere una parte in causa nell’omicidio. Al momento è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Las Vegas.
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