Famoso per le sue canzoni estive che proclamavano disimpegno e gioia di vivere, Jimmy Buffett si è spento dopo una lunga malattia
Il suo più grande successo è Maragaritaville, una canzone che per sua stessa ammissione il mondo non ha mai capito.
Perché tutti pensavano che si trattasse di un inno alla gioia e alla spensieratezza. E invece raccontava il senso di solitudine di un vagabondo che tra un cocktail e un tatuaggio raccontava la vita di chi gli passava davanti… “infinitamente più triste e solitaria della sua” spiegò una volta rivelando cosa avesse ispirato il suo capolavoro.
Jimmy Buffett, cantautore famoso per i suoi testi disimpegnati e un po’ libertini, è morto all’età di 76 anni, stroncato da un raro carcinoma della pelle. Il suo sound aveva sonorità country con una sottile venatura blues. Ma fondamentalmente Buffett è stato uno dei primi eroi della west coast.
Anche se lui, come di tanto in tanto raccontava simpaticamente… era nato sulla costa sbagliata: “Tutti inizialmente pensavano che io fossi californiano – disse Buffett in una lunga intervista del 1996 – ma in realtà quello che io cantavo e raccontavo era la tipica cultura delle Keys, in Florida. Sapevo esattamente che cosa volesse dire starsene ore senza fare niente sulla spiaggia bevendo rum, fumando erba e attaccando il discorso con le ragazze con cui avresti fatto l’amore di lì a qualche ora. Era il bello della nostra cultura: mai stato in surf in vita mia, eppure tutti quando si trattò di etichettare la mia musica parlavano di surf pop”.
Venne ribattezzato ‘il menestrello tropicale’ perché le sue canzoni, per quanto estremamente pop e di facile ascolto, potevano proporre temi sottili, nascosti tra le trame del testo. Proprio come il suo successo più clamoroso, Margaritaville, il cui protagonista è uno sbandato, un vagabondo che vive per strada, più intento a raccontare con la sua chitarra la pochezza degli svaghi estivi dei ricchi che gli stavano davanti. Un uomo che chiedeva l’elemosina, qualche spicciolo, con l’unico scopo di potersi fare un tatuaggio entro la fine dell’estate.
Margaritaville ha trascorso la bellezza di 22 settimane nella classifica dei singoli degli Stati Uniti nel 1977, raggiungendo la posizione numero 8 e contribuendo a posizionare le Florida Keys – un arcipelago corallino al largo della costa meridionale della Florida – sulla mappa del turismo internazionale. Alcuni sostengono che quella canzone fu un enorme lancio pubblicitario per quella che sarebbe diventata una delle più importanti location turistiche americane da lì a qualche anno.
Margatitaville è Inclusa nella Grammy Hall of Fame dal 2016 e dall’inizio di quest’anno la è inserita anche nel National Recording Registry della Library of Congress come ‘tesoro musicale di importanza culturale, storica ed estetica’.
Solo dopo molti anni lo stile compositivo e musicale di Jimmy Buffett fu ribattezzato e contestualizzato con una definizione per il quale diventò estremamente famoso, anche se non gli piaceva: Gulf & Western, una sorta di celebrazione dell’edonismo americano tra cocktail, aperitivi e una discreta dose di droghe leggere.
Buffet, tuttavia, nonostante quella e altre canzoni l’abbiano reso celebre e ricchissimo, deve la sua immensa fortuna a un business che creò da solo e dal nulla in poche settimane. Fu uno dei primi artisti, molto prima di Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone, i depositari del primo marchio Planet Hollywood, a studiare una catena di negozi, ristoranti e caffè a tema Margaritaville in tutto il paese.
Un’idea assolutamente vincente che in pochi anni gli avrebbe consentito di costruire complessi turistici, una gamma di prodotti di abbigliamento di grande successo, una stazione radio, un’azienda di bevande alcoliche e analcoliche oltre a un marchio di prodotti alimentari di arredamento per la casa.
“L’America è stata molto generosa con me – disse recentemente quando stava già male – mi ha reso prima enormemente famoso e poi vergognosamente ricco…” in realtà le sue idee erano estremamente buone anche da un punto di vista artistico.
Scrisse diversi romanzi bestseller che rispecchiavano i suoi interessi musicali, tra cui Tales from Margaritaville (1989), ambientato sull’isola immaginaria di Snake Bite Key, e A Salty Piece of Land (2004), con l’altrettanto immaginario territorio tropicale di Cayo Loco.
In realtà Buffett non aveva niente a che fare né con la California né con la Florida. Era nato a Pascagoula, una cittadina di provincia
del Mississippi per trasferirsi giovanissimo insieme ai genitori nella vicina città portuale di Mobile in Alabama. La sua passione per la musica nacque all’università, alla Auburn University, abbandonata per inseguire i suoi sogni con la chitarra a tracolla prima di riprendere gli studi molto più tardi e laurearsi in storia.
Il suo primo album, registrato con pochi dollari nel 1970 qualche settimana dopo la laurea, lo firmò dopo essere diventato un apprezzato critico musicale su Billboard. Nel 1971 lasciò tutto per trasferirsi a Key West, l’isola dello stretto della Florida più vicina a Cuba che a Miami. E la sua vita svoltò definitivamente.
Nonostante la sua carriera imprenditoriale lo avesse assorbito quasi completamente nel corso degli ultimi anni, continuo a scrivere e a incidere musica seguendo sempre lo stesso stile dividendo il palco con gruppi straordinari molti dei quali si ispirarono a lui: Eagles, Little River Band e Fleetwood Mac. L’ultimo disco risale a tre anni fa, una doppia pubblicazione realizzata in piena pandemia: “Per vincere la noia mortale…” disse ai giornalisti presentando Life on the Flip Side e Songs you don’t Know By Heart. Poche settimane prima di morire stava completando quella che doveva essere la sua ultima pubblicazione, Equal strain on all parts che però non è riuscito a realizzare dopo che le sue condizioni, negli ultimi mesi, si sono ulteriormente aggravate.
Proprio quest’anno il magazine finanziario Forbes attribuì la sua fortuna ad oltre un miliardo di dollari, immobili esclusi, aerei e investimenti esclusi.
In carriera ha realizzato oltre 50 album che hanno venduto non meno di 23 milioni di copie solo negli Stati Uniti. Ha vissuto gli ultimi anni a Saint Barth in una meravigliosa villa che alcuni giornali avevano definito una delle 10 residenze più belle del mondo. Quando il lavoro lo richiedeva si spostava con il suo aereo privato a Palm Beach in Florida, o nella splendida villa di Sag Harbor a Long Island, New York. Lascia la sua immensa fortuna alla sua seconda moglie Jane, sposata nel 1967, e tre figli, Savannah, Delaney e Cameron.
Le ultime settimane le ha trascorse a New York, non sopportava l’idea di essere lontano da quelle spiagge che aveva cantato e che gli avevano regalato tutta la fortuna che aveva: “Per uno che pensava di guadagnarsi la vita come un vagabondo, chitarra al collo, suonando per pochi spiccioli sulla spiaggia qualcosa di buono devo aver fatto…” ha confidato pochi giorni prima di morire al chitarrista degli Eagles Joe Walsh, uno dei suoi migliori amici da almeno 40 anni.
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