Dopo la discussione che ha tenuto banco in questi ultimi giorni, Eminem ha ottenuto una vittoria importante sul candidato alle presidenziali Vivek Ramaswamy
Si è conclusa prima di finire in tribunale la bega legale tra Eminem e il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali Vivek Ramaswamy.
Dopo la lettera con la quale Eminem e la sua casa discografica, la BMI, imponevano a Vivek Ramaswamy di cessare definitivamente qualsiasi utilizzo della musica o dei testi del rapper, l’uomo politico ha accettato di smettere di rappare i versi di Eminem durante la campagna elettorale.
Non è la prima volta che brani pop diventano oggetto di discussione politica. I casi sotto questo aspetto abbondano sia negli Stati Uniti che in Italia.
Quello riguardante Eminem è solo l’ultimo della serie, anche se sicuramente è uno dei più curiosi, perché non si era mai visto un candidato alla Casa Bianca fare rap durante i propri comizi.
D’altronde per Vivek Ramaswamy il rap non è semplicemente una passione. Quando era uno studente universitario di Harvard il politico si esibiva costantemente tra i club dell’ateneo. Aveva persino firmato un contratto e magari avrebbe anche potuto tentare una carriera discografica. Tutto questo accadeva una ventina di anni fa, quando la popolarità di Eminem era al suo culmine.
Poi, iniziata la sua carriera politica, Vivek Ramaswamy ha pensato di rispolverare la sua attitudine artistica. Inizialmente apriva i suoi comizi con qualche brano rap: Public Enemy, De La Soul, soprattutto 50 Cent ed Eminem. Poi quando qualche mese fa il candidato ha avanzato le sue ambizioni addirittura con una candidatura alla Casa Bianca, i comizi sono stati personalizzati con una serie di brevi sessioni rappate nel corso delle quali Vivek Ramaswamy ha cominciato a declamare al microfono i versi di Eminem.
La questione è diventata pubblica dopo che le immagini del comizio alla Iowa State Fair che si è concluso con il rap di Loose Yourself sono diventate virali. E a quel punto si è registrata anche la presa di posizione da parte di Eminem che ha inviato una lettera Cease and Desist a Vivek Ramaswamy per impedirgli di utilizzare di nuovo le sue canzoni e la sua musica. Stesso provvedimento, anche più rischioso per le sue potenziali implicazioni in termini di danno economico, da parte della BMI, la società responsabile delle composizioni di Eminem.
Vivek Ramaswamy non l’ha presa benissimo: “Eminem nel momento della sua ascesa alla popolarità era semplicemente un ragazzo che si è sempre opposto all’establishment e ha detto le cose che il potere costituito non voleva che dicesse. Probabilmente i miei punti di vista politici possano essere lontani dai suoi in questo momento, ma le persone spesso cambiano idea nel corso della loro vita”.
Poi però al momento di prendere una decisione se proseguire con la sua campagna rap o tralasciare, Ramaswamy ha fatto un passo indietro: “Mi spiace per questa conseguenza anche perché amo Eminem e Loose Yourself resta la mia canzone preferita. Non suonerò né interpreterò più la musica di Eminem ai miei comizi se questa cosa non gli fa piacere…”
E l’incidente può definirsi chiuso…
All’epoca di Harvard, Vivek Ramaswamy – che ha eseguito alcuni rap a sfondo politico mentre era uno studente dell’ateneo con il nome d’arte Da Vek the Rapper – ha anche parlato ampiamente di essere un fan di lunga data della star del rap: “Non sono cresciuto nelle circostanze in cui è cresciuto lui – ha detto Ramaswamy – ma l’idea di essere un perdente, bersaglio di persone che hanno basse aspettative nei tuoi confronti, beh… sono tutte cose che parlano di me e della mia storia”.
La corsa alla Casa Bianca continua per il candidato repubblicano Vivek Ramaswamy, anche senza l’appoggio di Eminem.
Nonostante sia in gran parte autofinanziato e in ritardo negli obiettivi di raccolta fondi in diversi sondaggi chiave, Ramaswamy è dato alla pari se non, per lo meno in alcuni sondaggi, addirittura in vantaggio sul molto più quotato DeSantis considerato uno dei più autorevoli avversari di Donald Trump che da tempo ha confermato la sua intenzione di tentare una nuova corsa alla sala ovale.
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