I Cugini di Campagna rappresentano una parte importante della storia della musica italiana, e i loro brani sono diventati eterni.
E’ per questo motivo che, nel 2023, sono saliti per la prima volta sul palco dell’Ariston e hanno partecipato al Festival di Sanremo con la canzone Lettera 22. Con alle spalle una carriera fatta di successi e riconoscimenti, il gruppo musicale si è raccontato ai microfoni di Velvet Music. Dalle loro parole sono usciti racconti su un passato, fatto di ricordi e nostalgie, e su un presente che è sempre colmo di progetti e passione.
Siete uno dei gruppi che ha fatto la storia della musica italiana e che continua ad emozionare l’Italia. Come ci si sente ad avere questa responsabilità?
Hai detto bene, è anche una responsabilità che può però diventare un problema se resta soltanto quella. Deve essere unita alla gioia di questa bella festa che dura da tanto tempo. La responsabilità deve essere unita alla consapevolezza di quello che accade.
Dopo decenni di carriera, siete tornati quest’anno al Festival di Sanremo. Un momento emozionante anche per tutti i vostri fan. L’avete vista da vicino: cosa ne pensate della direzione artistica di Amadeus?
Salire sul palco dell’Ariston è stata qualcosa di bellissimo: lì sei consapevole che quell’attimo farà parte della propria storia, e non bisogna mai avere troppa paura. Al contrario, è sempre bene restare lucidi e conservare quel giusto distacco dalla dimensione emotiva. E’ tutto bellissimo, ma c’è l’urgenza di restare lucidi: è da lì che fuoriesce tutto quanto. La Direzione Artistica è stata forte, e Amadeus ha avuto la capacità di allargare le vedute, facendo sì che molti generi musicali, non tipicamente sanremesi, passassero alla ribalta.
Lui ha dato la possibilità ai giovani di tifare per il proprio beniamino, e mi piace molto anche il fatto di portare superospiti stranieri ma anche italiani. Amadeus ha fatto sì che i bravi artisti italiani potessero diventare dei superospiti e, valorizzando le risorse nazionali, ha creato dei momenti epici. Il momento delle cover è ad esempio geniale: ci sono stati molti cantanti, come Ramazzotti o Bennato, che hanno creato una vera e propria festa sul palco dell’Ariston.
Pensate di ritornare sul palco dell’Ariston, magari anche come ospiti?
Se ci chiamano, perché no!? Intanto ci godiamo quello che è stato: era giusto ed era una cosa che secondo me doveva accadere. Si tratta di un gruppo che ha fatto delle cose che sono rimaste nel tempo, e Sanremo è sempre stato un punto fermo nella storia della musica italiana.
I Cugini di Campagna si contraddistinguono soprattutto per lo stile e per le acconciature. Come nacque, nel lontano 1970, l’idea di mostrarvi in questa veste?
Era un periodo in cui c’era un’intenzione un po’ appariscente, per far sì che l’ambito dei colori e di abbigliamenti “visivi” diventasse un carattere distintivo e narrativo del gruppo. Questa è una cosa che nessun altro ha fatto, ed è stata una prerogativa che ci ha resi più unici rispetto agli altri.
E’ stato Ivano (Ivano Michetti ndr) che ha avuto l’idea di dipingere sul nostro outfit i colori della Cappella Sistina che lui frequentava in qualità di cantore del suo coro. La nostra voce di falsetto, che compare nella maggior parte delle canzoni, è una sorta di riecheggio di quello che lui facevano. Quando oggi si parla di capelli afro, zeppe, pallettes, veniamo subito in mente noi: questi sono ormai diventati dei topic che rimandano subito ai Cugini di Campagna.
A proposito di stile, circa due anni fa parlaste di come i Maneskin avevano “imitato” i vostri costumi durante una delle loro performance americane. C’è stato un confronto con loro? Qual è stata la loro reazione a riguardo?
All’epoca Damiano rispose e disse “I cugini sono forti, sono wild“. Hanno insomma avuto simpatia per un gruppo che ha sempre fatto degli outfit originali. Anche loro vanno a rievocare look un po’ più antichi, e viene spesso da sé che gli abbigliamenti coincidano nelle varie occasioni.
E’ recentemente venuto a mancare un altro colosso della musica italiana, Toto Cutugno. Avete qualche ricordo che vi lega a lui?
Lui, con il suo “Italiano vero“, è diventato un simbolo degli italiani all’estero. È rimasto nell’immaginario collettivo con un senso di amore e gratitudine in maniera incredibile. Con certe canzoni, tipiche di chi è un italiano vero, ha evocato un senso di appartenenza per tutti gli italiani all’estero. È rimasto nell’immaginario collettivo, e le sue canzoni sono ispirate a un suo discorso interiore: lui sapeva benissimo cosa vuol dire essere italiano.
Futuri progetti?
Si fanno sempre tanti concerti, ed è questa la nostra attività principale. Si fa inoltre televisione, e siamo sempre fiduciosi delle nostre capacità e di quello che possiamo fare.
Il Nameless Festival è un'esperienza a 360 gradi, che combina la passione per la buona…
Rivelata la classifica inedita dei Rapper italiani più ricchi: ecco chi guadagna di più di…
Alice ha continuato a evolversi come artista, mantenendo viva la sua passione per la musica…
Self Control compie 40 anni e Raf parla del lato oscuro della canzone di fama…
I biglietti del tour di Annalisa stanno andando sold out ma per Milano ci sono…
Un altro anno di grande musica nel cuore verde d'Italia, che quest'anno ospiterà diversi nomi…