A tre anni di distanza dal suo licenziamento, Josh Klinghoffer ha presentato il conto ai Red Hot Chili Peppers con cui ha realizzato due album
I Red Hot ChilI Peppers sono sempre stati una band sicuramente alternativa non solo per il modo in cui hanno presentato la loro musica nel corso degli anni, in una ricerca sempre ai margini e fuori dalle tendenze della maggioranza. Ma anche per il modo controverso e sempre molto ‘libero’ di gestire rapporti personali estremamente complicati.
Il loro primo chitarrista, Hillel Slovak, l’uomo che probabilmente contribuì più di ogni altro a determinare quello che sarebbe stato il loro sound ruvido, sporco votato al franchi più che al rock, morì tragicamente di overdose nel 1988. Un lutto tragico, una profonda mancanza che non è mai completamente abbandonato i Red Hot Chili Peppers nemmeno negli anni a venire, anche recentemente nonostante da quel tragico fatto si era passati ormai 35 anni.
A sostituirlo in sala di registrazione e sul palco è il suo amico più caro, John Frusciante – altro eccellente chitarrista – che molto spesso affiancava la band nelle primissime prove e che, di tanto in tanto, si univa a loro come secondo chitarrista. Un altro rapporto estremamente controverso. Perché, come in una famiglia un po’ dispotica e disfunzionale Frusciante non una ma addirittura due volte, decide di abbandonare il gruppo proprio nel momento migliore, all’apice del successo. La prima volta viene sostituito dal talentuosissimo Dave Navarro dei Jane’s Addiction che con lui producono un disco solo: One Hot Minute. Frusciante rientra, Navarro viene allontanato e i RHCP propongono il loro capolavoro, Californication, seguito dal doppio album Stadium Arcadium. Ma Frusciante se ne va di nuovo…
Al gruppo si unisce allora Josh Klinghoffer, il tecnico di palco di Frusciante, una sorta di figlio adottivo della band. Un ragazzo molto giovane, di grande talento, uno splendido polistrumentista in grado di suonare basso, chitarra, batteria e tastiere, che con i RHCP realizza due dischi mentre Frusciante produce album solisti e si distintossica per l’ennesima volta.
Oggi Klinghoffer si toglie qualche sassolino dalla scarpa dopo essere stato dimissionato perché nel frattempo Frusciante è tornato nel gruppo. “Sicuramente la musica che facevano con me era più cool…” dice oggi il chitarrista. Una critica nemmeno troppo velata alla band con la quale ha suonato e composto per diversi anni prima di essere messo alla porta.
Ma la storia dei Red Hot Chili Peppers è stata sempre particolarmente tormentata dal punto di vista umano. La band ha festeggiato 41 anni di attività e ha convissuto gran parte della sua esistenza con la dipendenza dalle droghe pesanti: “Sopravvissuti, siamo sopravvissuti… questa è la definizione corretta per ognuno di noi” ammette oggi il cantante Anthony Kiedis.
Se Hillel Slovak, fondatore della band insieme a Flea e Anthony Kiedis dei quali era amico fraterno, morì dopo una overdose, John Frusciante, è stato salvato per miracolo dalla droga con diverse riabilitazioni in più occasioni.
Una notte rischiò di bruciare vivo quando, completamente stordito dalla droga, il suo appartamento andò in fiamme. Restò ustionato in modo permanente sul fianco, la spalla e sul braccio destro: i segni sono ancora molto evidenti..
Oggi i rapporti tra la band e Klinghoffer – due dischi con i Red Hot Chili Peppers – sono tutt’altro che buoni: “Quando mi hanno licenziato sono rimasto sotto shock, non me lo aspettavo. Cerco sempre di non essere negativo nei confronti di chi fa musica, ma quando ho sentito il loro nuovo disco ho avuto una sensazione strana. Penso semplicemente che con me facessero musica più bella, più interessante”.
I RHCP hanno realizzato due album pubblicati a poca distanza l’uno dall’altro lo scorso anno, Unlimited Love e Return of the Dream Canteen: “Ho ascoltato il primo e non ho finito di ascoltare il secondo, sono arrivato alla nona canzone. L’ho trovato noioso, non entusiasmante” dice Klinghoffer.
Che tuttavia non sembra tuttavia nutrire alcun rancore nei confronti di Frusciante che in fin dei conti gli ha garantito un lavoro e molto successo: “Ci sentiamo, abbiamo lavorato tanto insieme. So che mi piacerebbe ancora collaborare e suonare con lui. Ho sempre sostenuto di provare ancora un enorme amore per lui. È uno dei miei musicisti preferiti; uno dei miei scrittori preferiti. E questa cosa non cambierà mai”.
Josh Klinghoffer ha recentemente collaborato con i Jane’s Addiction per sostituire l’ex chitarrista dei Peppers, Dave Navarro, alle prese con i postumi del Covid.
I Red Hot Chili Peppers sono passati recentemente dall’Italia il 1 luglio, all’Ippodromo La Maura di Milano per un memorabile concerto insieme agli Skunk Anansie.
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