Quattordici anni dopo la morte di Michael Jackson non si esaurisce il processo per gli abusi sessuali, sotto accusa la sua società di produzione
Possono riprendere le cause legate alle accuse di abusi sessuali attribuiti a Michael Jackson.
A rispondere delle accuse saranno le società e gli amministratori che gestiscono l’immenso patrimonio del cantante scomparso nel 2009.
A testimoniare saranno chiamati alcuni collaboratori storici di Michael Jackson che avevano libero accesso al ranch di Neverland dove gli episodi avrebbero avuto luogo.
Michael Jackson, nuove accuse
Tutte le accuse riportano a Wade Robson e James Safechuck, due uomini che da anni sostengono che il cantante abbia abusato di loro quando erano bambini. Da tempo Robson e Safechuck hanno chiesto di poter chiedere i danni di quanto subito alle società di produzione che portano il nome del Re del Pop e ieri, un giudice della corte d’appello di California ha dato loro ragione. Si apre quindi un nuovo filone di inchiesta che potrebbe portare a una condanna e al riconoscimento di un danno e di un risarcimento milionari.
Le presunte vittime erano già apparse nel documentario Leaving Neverland prodotto della HBO, irradiato anche nel nostro paese in diverse occasioni. Secondo Robson e Safenchuck le molestie e gli abusi sarebbero proseguiti per diversi danni, dall’infanzia fino all’adolescenza.
La prima causa intentata direttamente a Michael Jackson che, come noto, era finito sotto processo nei primi anni 2000, risale al 2003. Poi, dopo la morte del cantante la loro rivalsa si è concentrata sulle società di edizione e di produzione di Jackson, la MJJ Productions Inc., che gestisce i brani e le pubblicazioni della superstar, e la MJJ Ventures Inc. che invece si occupa di amministrare tutti i beni immobili che appartengono ancora a Jackson e ai suoi eredi, a cominciare dal ranch di Neverland. Ma anche il marchio del cantante che vanta un valore immenso dopo la sua scomparsa e il successo di tutte le iniziative editoriali legate alle sue pubblicazioni.
L’inchiesta si allarga
i responsabili delle due società erano al corrente di quanto accadesse all’interno di Neverland e non avrebbero mai fatto nulla per proteggerli dal presunto abuso. Anzi… in qualche caso ne avrebbero anche favorito alcuni episodi. L’accusa riguarda le persone più vicine a Michael Jackson: ma anche autisti, camerieri e personale di servizio all’interno della residenza del cantante.
Si tratta di una causa lunghissima. Dopo una prima denuncia, che risale al 2013, le accuse di entrambi i ricorrenti vengono archiviate nel 2017 poiché avevano superato i termini di prescrizione della California. Un secondo caso è stato riaperto nel 2020 dopo che una nuova legge di stato della California aveva concesso ai querelanti di rivalersi perché vittime di casi di abusi sessuali su minori per un tempo continuato e prolungato. Di qui una seconda causa, nuovamente archiviata quando un giudice ha stabilito che le società non avevano alcun obbligo legale di proteggerli.
Cosa dicono i giudici
Ma venerdì, la Corte d’appello del secondo distretto della California si è dimostrata di diverso avviso affermando che ‘una società che facilita l’abuso sessuale di bambini da parte di uno dei suoi dipendenti non è esonerata dal dovere affermativo di proteggere quei bambini semplicemente perché è di proprietà esclusiva dell’autore del reato abuso’.
I giudici hanno aggiunto che “sarebbe perverso non trovare alcun dovere basato sul fatto che l’imputato aziendale sia un azionista o il proprietario dell’impresa…” In definitiva: se delle persone a Neverland erano al corrente di abusi su minori o di un qualsiasi altro episodio contro la legge, avevano il dovere morale e penale di denunciare. Diversamente sono da considerare complici.
Jonathan Steinsapir, uno degli avvocati che segue le vicende della fondazione di Michael Jackson, ha dichiarato di essere deluso dopo questa interpretazione: “Due illustri giudici hanno ripetutamente archiviato questi casi in numerose occasioni nell’ultimo decennio perché la legge lo stabiliva in modo inequivocabile – ha detto Steinsapir – dunque siamo pienamente fiduciosi che Michael sia innocente da queste accuse, che sono contrarie a tutte le prove credibili e alle conferme indipendenti che sono state presentate anche molti anni dopo la morte di Michael, accuse presentate da persone evidentemente motivate solo da avidità e denaro”.