Protagonista di una delle prime band americane definite indie, i Pavement, Gary Young è scomparso a 70 anni di età
La notizia si è diffusa ieri e rende ancora più pesante il bilancio di un 2023 che sotto l’aspetto di vittime e lutti registrati dal mondo della musica e della cultura internazionale sta diventando davvero drammatico.
Gary Young, batterista e fondatore dei Pavement, è deceduto ieri: aveva 70 anni. A condividere la notizia i suoi compagni della band che hanno condiviso con Young un periodo forse irripetibile che è diventato spartiacque ma anche appoggio per decine di band indie che proprio grazie all’esempio dei Pavement hanno trovato terreno fertile negli ultimi vent’anni.
Insieme al cantante Stephen Malkmus, Gary Young era l’anima dei Pavement, un progetto che oggi sarebbe stato definito arte povera e che grazie poi all’inserimento di Scott Kannberg e Mark Ibold è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica della prima musica rock indie americana negli anni ’90.
“I suoi erano tamburi da marciapiede, A volte non sembrava nemmeno suonasse la batteria quanto piuttosto materiale raccolto in qualche discarica – ricorda oggi Malkmus – il suo stile era inconfondibile, essenziale e grezzo. Per noi il modo in cui Gary suonava la batteria era semplicemente perfetto e ci piaceva il fatto che molte delle nostre canzoni fossero riconoscibili proprio grazie al suo stile che con gli anni è diventato un timbro, un marchio di appartenenza della nostra band”.
Gary Young si unì ai Pavement fin da subito, e dunque da quando Malkmus e il chitarrista Scott “Spiral Stairs” Kannberg cominciarono a lavorare a questo progetto che ancora non aveva un nome. La band nasce nel sobborgo di Stockton, in California, nel 1989.
Gary Young Inizialmente non doveva neanche far parte del gruppo ma siccome alla band mancava un batterista, e Young aveva a disposizione un proprio studio di registrazione, molto essenziale, all’interno del quale c’era una vecchia batteria sfondata, in pochi giorni la band trovo anche il suo percussionista. E Young di fatto diventò ha pieno titolo uno dei fondatori della band.
Dopo aver registra
o il primo mini album proprio nello studio di Stockton di proprietà di Young, la band firmò il suo primo contratto discografico ricevendo la richiesta di un secondo album più ampio. Dunque i Pavement si ritrovarono di nuovo davanti a quella stessa batteria sfondata e in quello stesso piccolissimo studio dove registrarono Slanted and Enchanted, album di debutto che è considerato il loro capolavoro.
I Pavement dopo il primo successo registrarono anche il loro primo due di picche. Perché Young non aveva alcuna intenzione di seguirli in tournee e nemmeno di andarsene in viaggio a tempo pieno. Fu lui a trovare il batterista che lo avrebbe sostituito, Bob Nastanovich. Il cui primo incarico fu quello di suonare proprio come avrebbe suonato Gary Young. Tant’è che a ogni disco i Pavement tornavano sempre in quello stesso scantinato, a Stockton, dove ad accoglierli c’era Gary Young con la sua batteria sfondata.
Lo studio di Young si chiamava Louder Than You Think, un ambiente del tutto informale e male assortito: “Si registrava in modo analogico con una macchina a 16 tracce, anche se alcune tracce non funzionavano. Quindi il nostro primo album si può considerare una sorta di miracolo – racconta oggi Malkmus – mai avremmo pensato che quel disco ci avrebbe proiettato tra i migliori album di sempre di Rolling Stone Magazine. Ma quello che ci faceva bene, evidentemente, era proprio quell’ambiente. Eravamo un gruppo di randagi che si trovava a suo agio soltanto in quello studio di registrazione. Ci avessero messo a disposizione qualcosa di molto più costoso forse non avremmo suonato così bene e non avremmo realizzato musica così convincente”.
In effetti Slanted and Enchanted è uno degli album rock più influenti degli anni ’90. Il suo stile di registrazione, opaco ed estremamente ruvido – proprio a causa di quella macchina analogica sfondata almeno quanto la batteria di Gary Young – è diventata una sorta di elemento distintivo che nel corso degli anni sarebbe stata copiata e incollata in album di importanza straordinaria da Nirvana, Strokes e White Stripes, tutti i gruppi che indicano proprio nei Pavement uno dei loro principali motivi di influenza.
Young sul palco aveva uno stile selvaggio. Suonava in piedi, picchiando in modo forsennato sui tamburi, riempiendosi la bocca di cibo – insalata cavolo, purè di patate e toast alla cannella – che poi distribuiva tra i fan. Il quantitativo smodato di alcol, in particolare vodka ingoiato, sputato, rovesciato sul palco e tra gli strumenti, era un altro tra i dati distintivi di una band che con Young ha sempre continuato a collaborare nonostante il batterista abbia sempre preferito starsene nel suo studio di registrazione di Stockton piuttosto che in tournée.
Due soli gli album prodotti con Young alla batteria, il cui sound e stile saranno tuttavia rigorosamente adottati dai musicisti che si alterneranno dopo di lui dietro i tamburi. Gary Young tornerà in studio con la band nel loro ultimo disco, Major Leagues in due spettacoli che nel 2010 chiusero anche la loro esperienza live.
Negli anni successivi, Young ha pubblicato numerosi progetti da solista tra cui Hospital, Things We Do for You e The Grey Album sotto il nome di Gary Young’s Hospital.
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