Tekashi 6ix9ine, altri guai per il rapper: ennesimo arresto

Prosegue all’insegna dei problemi di ordine pubblico e con la giustizia per il rapper Tekashi 6ix9ine, di nuovo in manette

Tekashi 6ix9ine di nuovo in manette nella contea di Palm Beach, in Florida nel corso di una serie di controlli. La notizia diffusa con ampio risalto da NBC News è stata confermata dal management del controverso rapper (il cui vero nome di battesimo Daniel Hernandez).

Tekashi 6ix9ine, una vita pericolosa

Si tratta di un periodo di superlavoro per gli avvocati e i legali di Tekashi 6ix9ine che a quanto pare è finito in manette dopo una banale infrazione al codice della strada mentre era a bordo del suo SUV.

Stando a quando confermato e ufficializzato da parte delle autorità della procura di Palm Beach, il veicolo del rapper avrebbe effettuato una manovra molto pericolosa. Una pattuglia che ha seguito tutta la scena e che è intervenuta per contestare l’infrazione, ha riscontrato anche che il veicolo del musicista non aveva una targa.

Tekashi 6ix9ine è dunque finito in manette soprattutto in considerazione delle sue precedenti accuse legate a ulteriori infrazioni del codice della strada. Pare infatti che il rapper forse già sotto accusa per avere provocato un grave incidente stradale a luglio. Ma non si era presentato all’udienza di comparizione. Fermato una prima volta, rilasciato su cauzione, poche ore dopo il rilascio e l’ufficializzazione di una nuova udienza, Tekashi 6ix9ine era di nuovo in manette, per un’altra infrazione stradale.

Arresto, condanna e rilascio

I rapporti tra Tekashi 6ix9ine e la legge cominciano a essere quantomeno burrascosi. Le sue comparizioni in tribunale e davanti ai giudici sono davvero costanti e continui nel corso degli ultimi anni.

Condannato nel 2020 a due anni di carcere era stato rilasciato dopo 8 mesi di prigione per buona condotta pur con un obbligo di firma.

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Uno scatto social di Tekashi 6ix9ine – Credits Takeshi 69 Instagram (Velvetmusic.it)

La condanna era arrivata a seguito di un arresto, nel dicembre 2019, per una serie di crimini legati alla gang dei Nine Trey Gangsta Bloods della quale Tekashi faceva parte. I crimini, spaccio, traffico d’armi ma anche episodi di violenza, facevano parte della sua quotidianità. Tekashi 6ix9ine, più volte segnalato alle autorità e alla magistratura di New York aveva accumulato pendenze penali fino a rischiare 47 anni di carcere.

Il rapper, tuttavia, era riuscito a ottenere la clemenza dei giudici dopo un accorato appello nel corso del quale aveva testimoniato di volersi dedicare solo ed esclusivamente alla sua attività artistica rinnegando ogni illecito e qualsiasi violenza legata alle gang.

Confessione e testimonianze

Non solo, Tekashi 6ix9ine-Hernandez aveva dato un contributo fondamentale con la propria testimonianza contro altri membri della sua banda e numerose altre gang, che grazie alle sue denunce sono finiti in carcere.

La vita in prigione per Tekashi era stata veramente molto dura. Accusato dagli altri membri delle gang di infamia e di collaborazione con la polizia era stato di fatto condannato a morte. Poi, una volta fuori dal carcere, Tekashi 6ix9ine aveva ricominciato a fare musica pubblicando brani interessanti e tornando al grande successo.

La sua decisione di cambiare completamente vita lo aveva portato lontano da New York. Tekashi 6ix9ine si è stabilito in Florida vivendo in incognito, protetto da un servizio di sorveglianza costante e continuo perché le bande contro le quali aveva testimoniato avevano messo una taglia sulla sua testa.

Di conseguenza questo non lo ha mai tolto completamente dalle difficoltà e dai problemi legati alle sue precedenti attività criminale. A febbraio Tekashi 6ix9ine è finito in ospedale gravemente ferito dopo che tre uomini lo avevano aggredito in una palestra. Si era salvato con molte ferite…

Quindi l’arresto di luglio. Quindi quello di pochi giorni fa a causa del quale rischia ulteriori mesi di carcere ma, soprattutto, di perdere tutti i benefici legati alla precedente condanna in gran parte archiviata dai giudici sulla base della sua promessa di buona condotta.