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Sinead O’Connor, le ultime parole: “Colme di entusiasmo, e disperazione”

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Pubblicati gli ultimi messaggi di Sinead O’Connor, inviati ad alcuni colleghi e amici, lasciavano intendere un momento di grande disagio emotivo

La morte di Sinead O’Connor è ancora un mistero. Le prime voci che parlavano di decesso autoinflitto sono state smentite. La polizia anzi ha dichiarato che non ci sarebbe alcuna traccia all’interno dell’appartamento londinese nel quale la cantautrice è morta, che possa far pensare a una morte violenta procurata o cercata.

Tuttavia alcuni video pubblicati dalla stessa Sinead O’Connor lasciavano intendere che lo stato emotivo dell’artista fosse ancora una volta di grande disagio e difficoltà.

Sinead O’Connor, gli anni difficili

Pare che Sinead forse da tempo al lavoro sulla realizzazione di un nuovo album. Il primo dopo quello realizzato nel 2014, l’ultimo dei suoi nove dischi in studio. Profondamente delusa dal mondo dello showbusiness e dal fatto di essere stata completamente dimenticata dalle stesse etichette che avrebbero dovuto produrla e promuoverla, Sinead aveva deciso di prendersi una lunga pausa limitandosi a pochissime esibizioni dal vivo che la restituivano sempre per quello che era. Un interprete rivoluzionaria, dirompente, imprevedibile con tutte le sue incoerenze. Capace di presentarsi coperta da capo a piedi, dopo la sua conversione all’islam, piuttosto che vestita con un clergyman, il tipico abito dei diaconi cattolici che molto spesso aveva attaccato in modo violentissimo aprendo polemiche roventi con il Vaticano e con il Papa.

Gli ultimi messaggi

La morte del figlio Shane, suicida a nemmeno 18 anni lo scorso anno, l’aveva devastata.

Eppure l’ultimo video la ritraeva nella cucina della sua casa di Londra mentre chiacchierava con la webcam spiegando che cosa avrebbe fatto nel corso della giornata. Sempre a suo agio davanti alle telecamere anche quando doveva dire delle cose assolutamente normali come “andrò a fare la spesa e poi suonerò la chitarra e cercherò di tirare fuori qualcosa di buono”.

Sinead O’Connor, scomparsa a 56 anni in circostanze non ancora chiarite – Credit ANSA (velvetmusic.it)

Rispondendo ai suoi fan in modo ironico quando gli chiedevano caratteristiche video cose che fingeva di ignorare… “che cazzo vuol dire gira in 4K?” aveva risposto a un fan che le chiedeva un saluto sui social. Sinead in realtà era una produttrice video eccellente, lei stessa scriveva e disegnava i plot dei propri filmati che poi affidava a registi che conosceva perfettamente. Su alcune cose le piaceva giocare, forse anche approfittandone.

Le parole di Bob Geldof

A parlare di lei, nel corso degli ultimi giorni, anche Bob Geldof che la conosceva profondamente e che era uno dei pochi che poteva dire di aver vissuto personalmente il momento più buio dell’esistenza personale di Sinead O’Connor. Fu proprio lui, prima ancora del LIVE Aid che lo rese una stella mondiale, a suggerirla alla sua stessa casa discografica quando ancora cantava con la sua band, i Boomtown Rats.

Sinead gli fu molto vicino quando la sua compagna Paula Yates decise di farla finita. Ed entrambi si trovarono dallo stesso lato della barricata quando si trattò di criticare pesantemente il mondo dei media inglesi per l’invadenza con la quale erano entrati nella vita personale delle loro famiglie, inclusi i figli più piccoli, ancora minorenni.

Uno show di Sinead O’Connor al festival jazz di Montreux – Credit ANSA (velvetmusic.it)

“Come tutte le persone che viveva un disagio emotivo Sinead era perennemente sospesa tra stati di euforia e altri di terribile disperazione. Non sapevi mai quale fosse la verità, se stava da una parte o dall’altra del tunnel ma sempre di tunnel si trattava” ha detto Bob Geldof commentando alcuni degli ultimi messaggi ricevuti dalla cantante poche ore prima di morire.

Testi di disperazione ed euforia

“Mi aveva parlato di nuove canzoni e avevo letto i suoi testi, erano straordinari, così come solo lei sapeva scriverli. Me li anticipava via SMS, poi ne parlavamo al telefono. Entrava nel pieno del dolore e lo trasformava in arte così come solo lei era capace di stravolgere il senso della sofferenza per crearne una rinascita. Quando scrisse Take me to the Church confesso di avere pianto. Non avevo mai letto una confessione tanto piena, sincera e determinata che elencasse tutte le proprie debolezze e un’enorme desiderio di rivalsa”.

Bob Geldof, musicista, cantante e attivista – Credit ANSA (VelvetMusic.it)

Non molti sanno che dietro la famigerata esibizione di Sinead O’Connor al Saturday Night Live nel 1992, quando attaccò la Chiesa cattolica per gli abusi sessuali in Irlanda strappando una foto di Giovanni Paolo II, c’è una identica provocazione di Bob Geldof: “Io A Top of the Pops avevo strappato una foto di John Travolta. Fare a pezzi il Vaticano è tutta un’altra cosa. Ma era giusto, e avrei dovuto pensarci io. E invece l’ho guardata e ho detto…. Wow, che coraggio. Non pensavo l’avrebbero fatta a pezzi per questo. E nessuno sa invece quante vittime l’hanno ringraziata”.

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