L’addio commovente del cantautore, il messaggio per l’amico negli ultimi istanti di vita è da brividi
I due si conoscevano sin dall’età di quattro anni. Quella tra Paolo Villaggio e Fabrizio De André è stato un legame fortissimo, spezzatosi solo con la morte di quest’ultimo avvenuta l’11 gennaio del 1999 a Milano. Per loro che si erano “presi” sin da subito quello dell’ultimo saluto è stato un momento difficilissimo.
Hanno intrapreso il medesimo percorso di studi, poi hanno lavorato assieme: un rapporto durato una vita intera. Per Villaggio, il cantautore è sempre rimasto quel “ragazzino incazzato che parlava sporco” mentre su quest’ultimo De André disse: “Lui era un po’ come me, tormentato e inquieto, forse per quello gli andavo a genio. Riusciva a controllarsi meglio di me però”.
L’attore aveva descritto gli attimi prima dell’addio durante un’intervista a Porta a Porta con Bruno Vespa, trattenendo a stento l’emozione. Il ricordo dell’addio all’amico fraterno lo addolorava ancora: “Sapevo che non aveva speranze”, esordiva così con la voce rotta dall’emozione.
Paolo Villaggio su De André: “Mi disse di avere paura”
La corsa al Fatebenefratelli per parlare ancora una volta, con sincerità come hanno sempre fatto. De André si lasciò andare con Paolo Villaggio sul letto di morte. Era stato proprio l’attore a ripercorrere quegli istanti in un’intervista concessa alla Rai qualche anno fa: “Arrivo in ospedale ma sapevo che era già spacciato”, ha raccontato.
Un destino intrecciato il loro, dai banchi di scuola alla carriera passando per gli spalti del Marassi. Erano infatti tifosi avversari delle squadre della loro città: uno sampdoriano, uno genoano. Insieme hanno scritto due capolavori rimasti nella storia della musica italiana: Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers e Il fannullone.
Il dolore si acuisce nel ricordo dell’amico scomparso e ripetendo le sue ultime parole le lacrime salgono agli occhi: “Entro nella stanza e la prima cosa che mi dice è: ‘Smonta subito quella faccia e siediti qua poi mi disse che sapeva benissimo cosa l’aspettava. Mi ha detto: ‘Me la faccio sotto, ho una paura di morire terrificante’” e poi le ultime volontà: “‘Sei uno che mi ha voluto bene o perlomeno così dicevi’, mi fece e poi aggiunse un desiderio: ‘Dopo che non ci sarà più dovresti dire che io non sono stato un menestrello. Dì che sono stato un grande poeta, se proprio devi’ “